Il Sole 24 Ore

E il Führer non salì sulla Tour

- Di Giorgio Dell’Arti

Torre Eiffel. Quando Adolf Hitler si recò a Parigi per vedere la Torre Eiffel, il 23 giugno 1940, gli ascensoris­ti gli spiegarono che, essendosi rotti gli ascensori, per salire in cima avrebbe dovuto usare le scale: 1665 gradini. Il Führer girò i tacchi e se ne andò. Il guasto però era un’invenzione degli operai, che cercavano di salvare, a modo loro, quel che restava dell’onore perduto della Francia.

Manifestan­ti. Alla manifestaz­ione contro il terrorismo indetta subito dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo partecipar­ono due milioni di cittadini. Non succedeva dai funerali di Victor Hugo, più di 150 anni fa.

Liberazion­e. Il 26 agosto 1944, all’indomani della liberazion­e di Parigi, i francesi che acclamaron­o il generale Charles de Gaulle sugli Champs-Élysées non superarono la cifra del milione.

Avenue Montaigne. La strada più cara di Parigi è Avenue Montaigne, dove si affacciano tutti i negozi della moda di lusso: Valentino, Prada, Armani, Chanel, Loro Piana, ecc. I prezzi al metro quadro degli immobili sono altissimi, tanto che la zona è chiamata «il triangolo d’oro».

Chanel. Per comprarsi il negozio di 600 metri quadri al 51 di Avenue de Montaigne, Chanel dovette sborsare a Carlo De Benedetti 140 milioni di euro, 230mila euro a metro quadro.

Città. Secondo la rivista online «Atlantico», alla domanda se sia facile trovare una casa in città risponde sì solo il 2 per cento dei parigini, contro il 14 per cento dei londinesi, il 24 per cento dei praghesi e il 51 per cento dei berlinesi.

Case. Secondo la legge francese, un appartamen­to deve essere al minimo di nove metri quadrati e avere bagno ed elettricit­à, ma sono moltissimi i padroni di casa senza scrupoli che violano la legge. La fondazione Abbé Pierre ha calcolato che ci sono 800mila case sovrappopo­late a Parigi. «The Guardian» stima che in Europa ci siano 11 milioni di appartamen­ti vuoti, due milioni e 400mila dei quali in Francia.

Ristoranti. Il ristorante più alla moda di Avenue Montaigne si chiama “L’Avenue”. Fuori dal ristorante, Porsche, Lamborghin­i e Maserati parcheggia­te in seconda fila dal voiturier (tradizione parigina per evitare ai vip la fatica del parcheggio). Ai tavoli si possono trovare i calciatori del Paris Saint-Germain (Ibrahimovi­c in testa), cantanti (Mika), imprendito­ri di tutto il mondo (Della Valle è di casa). «Non sperate, però, di ottenere uno dei tavoli all’aperto vicino all’ingresso. Le altere e affascinan­ti cameriere dell’Avenue sono istruite a selezionar­e la clientela secondo un criterio “estetico”: solo se siete una celebrità o avete il fisico di una top model otterrete un posto in prima fila. Altrimenti verrete fatti accomodare in tavoli più defilati. Una tradizione comune anche a molti altri ristoranti di grido. La tv France 2 l’ha smascherat­a inviando giornalist­i travestiti da clienti: quelli eleganti e glamour hanno trovato i tavoli migliori. Gli altri sono stati fatti accomodare in ultima fila e in alcuni casi respinti».

Bardot. Nella zona di La Muette, la parte bassa del sofisticat­o XVI arrondisse­ment, c’è un palazzo da fiaba. Qui abitava Brigitte Bardot ai tempi del suo breve matrimonio, era il 1966, con Gunter Sachs, miliardari­o tedesco. Quattrocen­to metri quadri su due livelli di un edificio costruito nel 1902: dieci camere da letto, dieci bagni, un salone con pavimento di marmo bianco, cucina, ufficio, sala da biliardo, mini discoteca ispirata allo Chez Régine Club, un locale parigino chic degli anni Sessanta, e giardino interno.

Matrimonio. Gunter Sachs, dopo averla sedotta lanciando da un elicottero migliaia di petali di rosa sulla sua villa di Saint-Tropez, portò Brigitte Bardot in aereo fino a Las Vegas per un matrimonio lampo.

Brigitte. «Brigitte, non credi di aver esagerato?» (cartelloni apparsi davanti ai cinema francesi all’uscita del primo film della Bardot, E Dio creò la donna, considerat­o troppo esplicito in patria e al contrario acclamato negli Stati Uniti).

Rane. A New York i francesi vengono definiti con disprezzo frogs, rane.

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