Non c’è liberalismo senza individualismo
do - per lui - sarebbe insopportabilmente tetro e uggioso. E la società prenderebbe quel non so che di dolciastro che è proprio dei conventi dove la comunità celebra i suoi fasti e l’individuo è come annullato nell’organismo che lo trascende.
L’individuo, dunque: da qui l’antagonismo liberale spreme la sua vena più autentica, dai principi cioè che spezzano la draconiana disciplina del gruppo e consentono che i singoli, da soli o in libere associazioni, se ne vadano adulti per le strade della vita. L’antagonismo, quindi, rinvia all’individualismo («senza individualismo – scrive pulito pulito Bedeschi – non c’è liberalismo»). Ma l’individualismo, a sua volta, rimanda alla convinzione che in questo intrico di scelte nulla c’è che condanni gli uomini a sbagliare sempre e comunque. Gli uomini sbagliano, sì, ma niente e nessuno li incatena all’errore permanente. E anzi, proprio perché sbagliano oggi potrebbero imbroccarla domani. Insomma, alle spicce: il liberalismo è vivificato dalla (cauta) fiducia che noi impariamo a furia di prove e di errori e che se non cominciamo a provare e ad errare non impareremo mai. L’importanteperòècheleprovesianolenostreprove, e gli errori i nostri errori. Donde il bisogno di ritagliarci uno spazio di libertà, senza che nessuna autorità intervenga a comandarci o a proibirci alcunché. L’esigenza di limitare il potere con i ritrovati della sapienza costituzionale nasce da qui, da questo moderato, moderatissimo ottimismo; da qui, e non dalla convinzione che la storia dei singoli debba ciondolare stancamente sulle orme dei solitierroriedeimedesimiinganni. Costituzionalismo, (moderato) ottimismo, individualismo, conflittualismo: eccoli qui – citiamo Bedeschi - «i temi centrali nei diversi autori», quelli insomma che permettono di stringerli in un modello «formalizzato». Magari ad allestire il modello concorrono anche altri elementi che vanno aggiunti a quelli indicati finora. Ma, appunto, di aggiunte e non di negazioni si tratta. Basta che uno soltanto di essi cada nell’oblio, perché il liberalismo diventi un cafarnao di equivoci buono per ogni uso. Carità di patria esime dallo spanderci in esempi.
Giuseppe Bedeschi, Storia del pensiero liberale, Rubbettino, Soveria Mannelli, pagg.347, € 14,00