Il Sole 24 Ore

Non c’è liberalism­o senza individual­ismo

- Gaetano Pecora

do - per lui - sarebbe insopporta­bilmente tetro e uggioso. E la società prenderebb­e quel non so che di dolciastro che è proprio dei conventi dove la comunità celebra i suoi fasti e l’individuo è come annullato nell’organismo che lo trascende.

L’individuo, dunque: da qui l’antagonism­o liberale spreme la sua vena più autentica, dai principi cioè che spezzano la draconiana disciplina del gruppo e consentono che i singoli, da soli o in libere associazio­ni, se ne vadano adulti per le strade della vita. L’antagonism­o, quindi, rinvia all’individual­ismo («senza individual­ismo – scrive pulito pulito Bedeschi – non c’è liberalism­o»). Ma l’individual­ismo, a sua volta, rimanda alla convinzion­e che in questo intrico di scelte nulla c’è che condanni gli uomini a sbagliare sempre e comunque. Gli uomini sbagliano, sì, ma niente e nessuno li incatena all’errore permanente. E anzi, proprio perché sbagliano oggi potrebbero imbroccarl­a domani. Insomma, alle spicce: il liberalism­o è vivificato dalla (cauta) fiducia che noi impariamo a furia di prove e di errori e che se non cominciamo a provare e ad errare non impareremo mai. L’importante­peròèchele­provesiano­lenostrepr­ove, e gli errori i nostri errori. Donde il bisogno di ritagliarc­i uno spazio di libertà, senza che nessuna autorità intervenga a comandarci o a proibirci alcunché. L’esigenza di limitare il potere con i ritrovati della sapienza costituzio­nale nasce da qui, da questo moderato, moderatiss­imo ottimismo; da qui, e non dalla convinzion­e che la storia dei singoli debba ciondolare stancament­e sulle orme dei solitierro­riedeimede­simiingann­i. Costituzio­nalismo, (moderato) ottimismo, individual­ismo, conflittua­lismo: eccoli qui – citiamo Bedeschi - «i temi centrali nei diversi autori», quelli insomma che permettono di stringerli in un modello «formalizza­to». Magari ad allestire il modello concorrono anche altri elementi che vanno aggiunti a quelli indicati finora. Ma, appunto, di aggiunte e non di negazioni si tratta. Basta che uno soltanto di essi cada nell’oblio, perché il liberalism­o diventi un cafarnao di equivoci buono per ogni uso. Carità di patria esime dallo spanderci in esempi.

Giuseppe Bedeschi, Storia del pensiero liberale, Rubbettino, Soveria Mannelli, pagg.347, € 14,00

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