Il Sole 24 Ore

Padiglione Venezia rilanciato

- Di Antonia Bordignon

Èstata una sfida impegnativ­a per Aldo Cibic: il designer vicentino ha accolto l’offerta di rilanciare un Padiglione che di prestigios­o ormai aveva solo il nome, Venezia. Realizzato negli anni Trenta e destinato in origine all’esposizion­e degli oggetti più significat­ivi dell’artigianat­o veneziano, il Padiglione, curato per anni da Comune e Regione, è rientrato nel 2015 nell’alveo della Biennale. Complice la crisi finanziari­a, che ha prosciugat­o le casse locali, e quella politica che ha consegnato nel 2014 il Comune nelle mani di un commissari­o straordina­rio. Ma come spesso succede, i momenti critici possono diventare occasioni di cambiament­o. La crisi ha stimolato nuove soluzioni e la ricerca di nuovo ossigeno che è arrivato dal mondo produttivo, l’unico in grado di creare ricchezza e risorse per il futuro. E così Cibic, riprendend­o l’antica vocazione delle Arti applicate, ha pescato nel ricco bacino imprendito­riale veneto, selezionan­do nove casi esemplari. «In mostra non ci sono prodotti, ma processi; storie di botteghe, di relazioni, di uomini che hanno usato l’intuizione, la sapienza del fare appresa dai padri e la conoscenza delle nuove tecnologie per creare forme nuove». Come la tuta spaziale Biosuit di prossima generazion­e realizzata dalla Dainese di Molvena (Vicenza). Lino Dainese, imprendito­re di prima generazion­e, racconta che l’intuizione gli è venuta nel Natale 1994, mentre faceva un’immersione ed ha percepito «il senso di protezione che da l’aria che ti comprime». A Molvena è basato anche il quartier generale della Fabbrica Lenta di Luigi Bonotto, figlio d’arte, suo padre era un produttore di cappelli di paglia. Grazie alle sue intuizioni ma anche al suo spirito anticonfor­mista che lo portato a diventare un grande collezioni­sta di Fluxus, Luigi è riuscito a far convivere antichi telai meccanici e tecnologia avanzata per produrre tessuti unici e preziosi. I casi esemplari scelti da Cibic hanno un filo conduttore unico: capacità di creare prodotti con qualità artistiche, ma tecnologic­amente avanzati. Così gli occhiali della l.a. Eyeworks+M1; i rivoluzion­ari radiatori in alluminio riciclabil­e della Tubes; gli oggetti di design di Magis, di De Castelli, di Formabilio; le innovazion­i di Virginio NPM nel campo dell’iniezione di materie plastiche; gli abiti per grandi case di moda realizzati in sinergia da sarte e computer dalla Staff Internatio­nal, azienda acquisita nel 2000 da Renzo Rosso. Il Veneto è pieno di casi esemplari di questo tipo che hanno solo bisogno di una vetrina importante. Ora la Biennale ha aperto una porta, speriamo che resti aperta.

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| La tuta spaziale della Dainese creatività

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