Padiglione Venezia rilanciato
Èstata una sfida impegnativa per Aldo Cibic: il designer vicentino ha accolto l’offerta di rilanciare un Padiglione che di prestigioso ormai aveva solo il nome, Venezia. Realizzato negli anni Trenta e destinato in origine all’esposizione degli oggetti più significativi dell’artigianato veneziano, il Padiglione, curato per anni da Comune e Regione, è rientrato nel 2015 nell’alveo della Biennale. Complice la crisi finanziaria, che ha prosciugato le casse locali, e quella politica che ha consegnato nel 2014 il Comune nelle mani di un commissario straordinario. Ma come spesso succede, i momenti critici possono diventare occasioni di cambiamento. La crisi ha stimolato nuove soluzioni e la ricerca di nuovo ossigeno che è arrivato dal mondo produttivo, l’unico in grado di creare ricchezza e risorse per il futuro. E così Cibic, riprendendo l’antica vocazione delle Arti applicate, ha pescato nel ricco bacino imprenditoriale veneto, selezionando nove casi esemplari. «In mostra non ci sono prodotti, ma processi; storie di botteghe, di relazioni, di uomini che hanno usato l’intuizione, la sapienza del fare appresa dai padri e la conoscenza delle nuove tecnologie per creare forme nuove». Come la tuta spaziale Biosuit di prossima generazione realizzata dalla Dainese di Molvena (Vicenza). Lino Dainese, imprenditore di prima generazione, racconta che l’intuizione gli è venuta nel Natale 1994, mentre faceva un’immersione ed ha percepito «il senso di protezione che da l’aria che ti comprime». A Molvena è basato anche il quartier generale della Fabbrica Lenta di Luigi Bonotto, figlio d’arte, suo padre era un produttore di cappelli di paglia. Grazie alle sue intuizioni ma anche al suo spirito anticonformista che lo portato a diventare un grande collezionista di Fluxus, Luigi è riuscito a far convivere antichi telai meccanici e tecnologia avanzata per produrre tessuti unici e preziosi. I casi esemplari scelti da Cibic hanno un filo conduttore unico: capacità di creare prodotti con qualità artistiche, ma tecnologicamente avanzati. Così gli occhiali della l.a. Eyeworks+M1; i rivoluzionari radiatori in alluminio riciclabile della Tubes; gli oggetti di design di Magis, di De Castelli, di Formabilio; le innovazioni di Virginio NPM nel campo dell’iniezione di materie plastiche; gli abiti per grandi case di moda realizzati in sinergia da sarte e computer dalla Staff International, azienda acquisita nel 2000 da Renzo Rosso. Il Veneto è pieno di casi esemplari di questo tipo che hanno solo bisogno di una vetrina importante. Ora la Biennale ha aperto una porta, speriamo che resti aperta.