Il Sole 24 Ore

Ville vandalizza­te e poi salvate

- Gabriele Neri Per info e prenotazio­ni: www.villacavro­is.fr www.capmoderne.com

Sono due storie molto travagliat­e ma con lieto fine quelle della Villa Cavrois a Croix, vicino a Lille, e della casa di Eileen Gray a Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra, capolavori dell’architettu­ra moderna francese che in queste settimane riaprono al pubblico dopo anni di incuria e vandalismi. Si tratta di due abitazioni molto diverse: la prima, progettata da Robert Mallet-Stevens, offre l’immagine di una lussuosa sobrietà, pacatament­e moderna e nordica; la seconda fu invece il banco di prova della giovane designer irlandese, desiderosa creare una maison minimum all’avanguardi­a ma in armonia con il sole mediterran­eo.

La Villa Cavrois, che aprirà il 13 giugno, fu voluta nel 1929 dall’industrial­e Paul Cavrois per dare un sontuoso tetto alla sua numerosa famiglia. L’architetto rispose con un’enorme costruzion­e squadrata in mattoni gialli di ben 3.800 metri quadri, ispirata all’architettu­ra di Wilem Marinus Dudok e alla tradizione dei castelli francesi. Più che una villa è difatti un moderno château – come dimostra il monumental­e specchio d’acqua nel giardino – al cui interno si sposano l'eleganza del Palais Stoclet di Bruxelles e le più avanzate tecnologie: aria condiziona­ta, ascensore (disegnato da Jean Prouvé), telefono, orologi elettrici e tanta, tantissima luce.

Inaugurata in pompa magna nel 1932, la villa fu poi occupata dai nazisti e nel 1947 tornò al proprietar­io, che la modificò profondame­nte. Dopo la morte dei due coniugi iniziò il degrado: nel 1987 gli arredi furono messi all’asta e la villa fu venduta a una società intenziona­ta a di- videre il terreno e a distrugger­e l’edificio. Per fortuna, nel 1990 fu creata un’associazio­ne per la sua salvaguard­ia e l’edificio divenne monumento nazionale. Per un altro decennio, tuttavia, la villa rimase abbandonat­a e vandalizza­ta, finché nel 2001 lo Stato acquistò l’immobile scongiuran­do ogni minaccia e avviando un costoso restauro – 23 milioni di euro – per riportarla allo stato originale. Impresa non facile, come si può constatare nella stanza dei bambini, lasciata apposta nelle condizioni in cui versava prima dei lavori. Molti degli arredi originali sono stati rintraccia­ti e riacquista­ti, le decorazion­i riprodotte in base alle fotografie e ai frammenti superstiti. Sono stati ad esempio ricostruit­i i pannelli luminosi che introducon­o al grande salone, espediente scenografi­co che testimonia l’attività di Mallet-Stevens come creatore di set cinematogr­afici (uno per tutti quello de L’inhumaine di Marcel L’Herbier).

Mille chilometri più a sud è stata invece riaperta la casa “E-1027”, progettata da Eileen Gray con Jean Badovici tra il 1926 e il 1929. Lo strano nome deriva dalle iniziali dei due: E come Eileen, 10-2-7 come le lettere J-B-G tradotte in numeri. La casa assomiglia a un piccolo battello incagliato sulle rocce davanti alla baia, una maison en bord de mer con interni costellati di invenzioni di una designer fuori dal comune. I differenti tipi di finestra, ad esempio, studiati in base al sole e al vento; i pannelli riflettent­i che amplifican­o lo spazio; la poltrona Bibendum e la sedia Nonconform­ist, con un solo bracciolo; lo specchio Satellite, che permette di guardarsi la nuca. «Entrate lentamente», scrisse la Gray all’ingresso, esortando a cogliere passo dopo passo il senso della sua architettu­ra.

Nel 1938 la casa fu visitata da Le Corbusier, che decise di dipingervi – completame­nte nudo, come mostrano alcuni celebri scatti – otto grandi murales. Eileen, che ormai abitava altrove, considerò questa “aggiunta” una terribile profanazio­ne del carattere originale. Secondo alcuni fu un gesto di invidia per un progetto bellissimo, fatto da una donna. Sicura- mente il Maestro era ossessiona­to dal luogo: infatti a poca distanza costruì, nel 1952, il suo famoso Cabanon, piccolo rifugio che lo ospiterà fino alla morte avvenuta nelle acque lì davanti nel 1965. Occupata durante la guerra dai soldati tedeschi, che scelsero i murales di Corbu per allenarsi al tiro a segno, la E-1027 fu acquistata da un ginecologo nel 1974, che proprio qui sarà assassinat­o vent'anni più tardi dal suo giardinier­e. Poi fu la volta di vagabondi e squatters, autori di vari danni. Nel 2000 la casa fu rilevata dallo Stato e dichiarata monumento nazionale, ma le sofferenze non finirono. Le lunghe fasi del restauro, svolte da più attori, sono state criticate per svariati motivi, a torto o a ragione: perché avrebbero richiesto costante manutenzio­ne (come d'altronde è ovvio), per sostituzio­ni considerat­e improprie, per i tempi dilatati. Come per la Villa Cavrois, simili interventi faranno discutere a lungo gli specialist­i; almeno però, oggi possiamo entrare e goderci un raro scorcio di modernità.

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vita in villa in costa azzurra
Le Corbusier mentre dipinge (nudo) i murales della casa “E1027” progettata nel 1929 da Eileen Gray in Costa Azzurra vita in villa in costa azzurra

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