La katana indispensabile
La katana un po’si. E apre nuove prospettive sugli usi e costumi diffusi nella metropoli in cui si aggirano normalmente centurioni, gladiatori , senatori togati , improbabili soldati dalla pelle scura con indosso corazze e calzari in rappresentanza forse della legio numidica o della legio indica, ma samurai fino ad ora no . E trattandosi di Roma uno tutt’ al più si aspetterebbe, che so,’ un gladio , una spada , un pugnale . Tempo fa un rivenditore di coltelli mi mostrò un coltellino svizzero multiuso , utilissimo ma un po’ pesante. Alla mia obiezione di come avrei potuto portarlo in tasca, serafico il commerciante rispose: «Lo mette alla cintura , invece del solito pugnale». Il solito pugnale?
Allora molto mi sorprese apprendere che il pugnale fosse “solito”, un oggetto della vita quotidiana , di cui apparentemente solo io ignoravo la diffusione. Ora la katana mi ritrova ancora una volta impreparata . Che ne ho fatto dei miei giorni , dei miei futili pensieri , del mio osservare sociologico se non mi sono accorta neanche questa volta di ciò che avviene quotidianamente? Per non sapere che alla cintura si tengono i pugnali e che nei portabagagli si tengono le katane? Come ho fatto ad ignorare che mogli , sorelle e figlie premurose inseguono al mattino i loro cari sulla soglia, che stanno per andare al lavoro o ad accompagnare i pupi a scuola gridando: «Aoh, te sei scordato la katana? » Sorda e cieca ero rimasta al crik, mentre sulla mia testa ignara era tutto un balenare di lame. Prometto che d’ ora in poi sarò più attenta e canterò allegramente « ma dove vai se la katana non ce l’hai».