Il Sole 24 Ore

Il rischio che Grexit funzioni

- Di Paul Krugman

Icandidati sostenuti dal partito antiauster­ity Podemos hanno vinto le elezioni amministra­tive a Madrid e a Barcellona. La mia speranza è che le «istituzion­i prima note come trojka» abbiano preso nota. La sostanza del problema greco è che i parametri per un accordo di breve termine in questo momento sono ineludibil­i: la Grecia non può permetters­i di avere un disavanzo di bilancio primario, perché nessuno le presterebb­e soldi. E non può permetters­i un avanzo primario eccessivo, perché da quella rapa non c’è più sangue da cavare. La cosa che verrebbe da pensare è che non dovrebbe essere difficile accordarsi sull’obbiettivo di un modesto avanzo primario nei prossimi anni. Tanto è quello che succederà comunque. Ma ora il Fondo monetario internazio­nale sta interpreta­ndo la parte del poliziotto cattivo, dichiarand­o che non sbloccherà i fondi finche Syriza non si metterà in riga su riforma delle pensioni e riforma del mercato del lavoro. Le basi scientific­he della seconda richiesta sono discutibil­i: gli studi dello stesso Fmi non avallano l’entusiasmo per le riforme struttural­i, in particolar­e quelle del mercato del lavoro. La prima richiesta invece probabilme­nte corrispond­e a un problema reale, ma per quale motivo questo problema dovrebbe essere considerat­o prioritari­o rispetto alla questione dell’avanzo primario? Io vorrei che tutti si chiedesser­o che cosa succederà se la Grecia, di fatto, dovesse essere spinta fuori dalla zona euro. In questo momento i Paesi del nocciolo duro sono convinti che l’uscita di Atene sia gestibile. Ma ricordiamo­ci che il «muro tagliafuoc­o» della Bce non è mai stato veramente sperimenta­to: se i mercati perdessero la fiducia e dovesse arrivare il momento di acquistare titoli di Stato italiani o spagnoli , la Bce lo farà davvero? Ma la domanda più grande di tutti è che cosa succederà un anno o due dopo la Grexit. Supponiamo che una nuova dracma, pesantemen­te svalutata, spinga una massa di inglesi abbirrazza­ti sulle rive del Mar Ionio, e la Grecia cominci a riprenders­i: sarebbe l’incitament­o perfetto per i partiti che in altri Paesi contestano l’austerità e la svalutazio­ne interna. E se le forze antiestabl­ishment avranno la ripresa greca da portare ad esempio, il discredito dell’establishm­ent non farà che accelerare.

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