Crisi, turismo, sviluppo: le sfide dei neo-governatori
Questioni nazionali e vertenze locali affollano da subito l’agenda dei neo-governatori: nelle sette Regioni che hanno rinnovato i consigli, si alternano emergenze comuni quali la disoccupazione e la lotta alla burocrazia, insieme a crucci più puntuali, come il rilancio del turismo e le crisi industriali locali. Disoccupazione giovanile oltre il 20% Questione Ilva Approdo Tap (gasdotto transadriatico) La gestione diretta della Sanità La Terra dei Fuochi da bonificare Caduta del Pil regionale del 13% in 15 anni Gli investimenti nel porto di Napoli La bonifica di Bagnoli Il rilancio delle province costiere di Livorno e Massa Carrara Le infrastrutture viarie e ferroviarie I vincoli burocratici allo sviluppo La continua discesa della popolazione residente L’aumento degli anziani La crescita della disoccupazione Il contenzioso sul bilancio con la Corte dei Conti Le infrastrutture Il sostegno all’internazionalizzazione La semplificazione amministrativa L’attuazione dell’Agenda digitale Il rilancio del settore manifatturiero L’investimento in ricerca e innovazione Il sostegno all’internazionalizzazione La banda larga Il dimagrimento della macchina regionale La digitalizzazione del tessuto produttivo Il nodo di una maggiore autonomia La formazione e l’occupazione
L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà, profetizzava Giuseppe Mazzini. La Campania sarà quel che il Mezzogiorno sarà, si potrebbe aggiungere parafrasando la massima mazziniana. Se così fosse, è arrivato il momento prendere per le corna una situazione che bordeggia il punto di non ritorno. La Campania è una Regione chiave nello scacchiere nazionale: la seconda più popolosa d’Italia (5,8 milioni) dopo la Lombardia e a pari merito con il Lazio, con l'area metropolitana di Napoli (3,1 milioni) tra le più densamente popolate d’Europa e del mondo. Altri primati: il numero più alto di giovani, il centro storico più grande d’Europa, almeno un terzo dei 92 Comuni dell’area metropolitana sciolti per infiltrazione camorristica nell’ultimo quarto di secolo.
I problemi che sommergeranno il prossimo governatore sono giganteschi. Record di dispersione scolastica, una fetta di territorio incuneata tra Napoli e Caserta – la terra dei fuochi – da bonificare; una crisi industriale senza precedenti: negli ultimi 15 anni il Pil regionale è crollato del 13%. La Campania è spaccata in tre. Da una parte l’area tra Napoli e Caserta, dall’altra la zona montana, la cosiddetta Svizzera campana, con l’Irpinia e il Sannio, infine le zone costiere di Cilento, Costiera amalfitana, Penisola sorrentina e le isole di Capri, Procida e Ischia. Una corazzata turistica e culturale che il mondo ci invidia: solo Napoli conta sei siti Unesco, il numero più alto tra tutte le regione italiane. Pompei, Oplonti, Stabia, Ercolano, i Campi Flegrei e il Vesuvio completano il mosaico. Dovrebbe esserci lavoro e futuro per tutti, con gli stranieri in corsa per vedere e toccare opere irripetibili della creatività umana, invece la Campania si dibatte in una crisi da economia di guerra. Lo sforamento per due miliardi del patto di stabilità e della spesa sanitaria del precedente governo regionale guidato da Antonio Bassolino (20002010) ha imposto una politica lacrime e sangue, in primis sulla spesa sanitaria. Il rientro, almeno dal punto di vista contabile, c’è stato. Ma il livello dell’assistenza, già precario in tutta la regione, ne ha risentito pesantemente. Con un pezzo della popolazione meno abbiente, dice il segretario della Uil regionale Anna Rea, «che semplicemente ha smesso di curarsi». All’emergenza sanità si sommano i problemi che attanagliano Napoli e la sua cintura urbana da almeno un quarto di secolo: dall’interminabile bonifica di Bagnoli, oggetto di inchieste della magistratura e campo di battaglia dei vari potentati politici, agli investimenti sempre rinviati del porto di Napoli, ostaggio dello scontro da istituzioni e nel frattempo governato da una serie di commissari nominati dal ministro delle Infrastrutture. Bagnoli e il porto di Napoli segnano come un contrappasso quella normalità che la Campania non riesce proprio a conquistare. A questi nodi il neogovernatore dovrà rispondere con una strategia mirata e intelligenze umane (leggi assessori regionali ed élite tecnocratica) reclutati con sistemi non convenzionali.