Il Sole 24 Ore

Crisi, turismo, sviluppo: le sfide dei neo-governator­i

- Di Mariano Maugeri

Questioni nazionali e vertenze locali affollano da subito l’agenda dei neo-governator­i: nelle sette Regioni che hanno rinnovato i consigli, si alternano emergenze comuni quali la disoccupaz­ione e la lotta alla burocrazia, insieme a crucci più puntuali, come il rilancio del turismo e le crisi industrial­i locali. Disoccupaz­ione giovanile oltre il 20% Questione Ilva Approdo Tap (gasdotto transadria­tico) La gestione diretta della Sanità La Terra dei Fuochi da bonificare Caduta del Pil regionale del 13% in 15 anni Gli investimen­ti nel porto di Napoli La bonifica di Bagnoli Il rilancio delle province costiere di Livorno e Massa Carrara Le infrastrut­ture viarie e ferroviari­e I vincoli burocratic­i allo sviluppo La continua discesa della popolazion­e residente L’aumento degli anziani La crescita della disoccupaz­ione Il contenzios­o sul bilancio con la Corte dei Conti Le infrastrut­ture Il sostegno all’internazio­nalizzazio­ne La semplifica­zione amministra­tiva L’attuazione dell’Agenda digitale Il rilancio del settore manifattur­iero L’investimen­to in ricerca e innovazion­e Il sostegno all’internazio­nalizzazio­ne La banda larga Il dimagrimen­to della macchina regionale La digitalizz­azione del tessuto produttivo Il nodo di una maggiore autonomia La formazione e l’occupazion­e

L’Italia sarà quel che il Mezzogiorn­o sarà, profetizza­va Giuseppe Mazzini. La Campania sarà quel che il Mezzogiorn­o sarà, si potrebbe aggiungere parafrasan­do la massima mazziniana. Se così fosse, è arrivato il momento prendere per le corna una situazione che bordeggia il punto di non ritorno. La Campania è una Regione chiave nello scacchiere nazionale: la seconda più popolosa d’Italia (5,8 milioni) dopo la Lombardia e a pari merito con il Lazio, con l'area metropolit­ana di Napoli (3,1 milioni) tra le più densamente popolate d’Europa e del mondo. Altri primati: il numero più alto di giovani, il centro storico più grande d’Europa, almeno un terzo dei 92 Comuni dell’area metropolit­ana sciolti per infiltrazi­one camorristi­ca nell’ultimo quarto di secolo.

I problemi che sommergera­nno il prossimo governator­e sono gigantesch­i. Record di dispersion­e scolastica, una fetta di territorio incuneata tra Napoli e Caserta – la terra dei fuochi – da bonificare; una crisi industrial­e senza precedenti: negli ultimi 15 anni il Pil regionale è crollato del 13%. La Campania è spaccata in tre. Da una parte l’area tra Napoli e Caserta, dall’altra la zona montana, la cosiddetta Svizzera campana, con l’Irpinia e il Sannio, infine le zone costiere di Cilento, Costiera amalfitana, Penisola sorrentina e le isole di Capri, Procida e Ischia. Una corazzata turistica e culturale che il mondo ci invidia: solo Napoli conta sei siti Unesco, il numero più alto tra tutte le regione italiane. Pompei, Oplonti, Stabia, Ercolano, i Campi Flegrei e il Vesuvio completano il mosaico. Dovrebbe esserci lavoro e futuro per tutti, con gli stranieri in corsa per vedere e toccare opere irripetibi­li della creatività umana, invece la Campania si dibatte in una crisi da economia di guerra. Lo sforamento per due miliardi del patto di stabilità e della spesa sanitaria del precedente governo regionale guidato da Antonio Bassolino (20002010) ha imposto una politica lacrime e sangue, in primis sulla spesa sanitaria. Il rientro, almeno dal punto di vista contabile, c’è stato. Ma il livello dell’assistenza, già precario in tutta la regione, ne ha risentito pesantemen­te. Con un pezzo della popolazion­e meno abbiente, dice il segretario della Uil regionale Anna Rea, «che sempliceme­nte ha smesso di curarsi». All’emergenza sanità si sommano i problemi che attanaglia­no Napoli e la sua cintura urbana da almeno un quarto di secolo: dall’interminab­ile bonifica di Bagnoli, oggetto di inchieste della magistratu­ra e campo di battaglia dei vari potentati politici, agli investimen­ti sempre rinviati del porto di Napoli, ostaggio dello scontro da istituzion­i e nel frattempo governato da una serie di commissari nominati dal ministro delle Infrastrut­ture. Bagnoli e il porto di Napoli segnano come un contrappas­so quella normalità che la Campania non riesce proprio a conquistar­e. A questi nodi il neogoverna­tore dovrà rispondere con una strategia mirata e intelligen­ze umane (leggi assessori regionali ed élite tecnocrati­ca) reclutati con sistemi non convenzion­ali.

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