In bilico tra declino e occasioni di sviluppo
Le Marche sono tra le regioni più manifatturiere d’Italia e da qui dovranno ripartire.
Nel documento che Confindustria Marche ha consegnato ai candidati alla carica di governatore questo concetto è stato sottolineato con forza, anche perché - secondo uno studio condotto dalla Commissione europea - la Regione Marche si collocava nel 2013 al 177° posto su un totale di 262 regioni europee nella graduatoria stilata in base all’indice sintetico di competitività.
«Le Marche si trovano ad affrontare con urgenza una grande sfida: o tornare a crescere partendo dalle attività industriali e manifatturiere, motore di sviluppo economico e di reddito – si legge nel documento degli industriali marchigiani – o arretrare irrimediabilmente rispetto alle altre regioni italiane ed europee più competitive. Vogliamo avvicinarci ai competitors europei e non diventare un’economia che arranca, in coda alle altre, con troppe zavorre per la ripresa. Il rischio è molto elevato e il bivio è inevitabile: o declino o sviluppo».
La sfida del rilancio della manifattura passa attraverso alcuni fattori indispensabili che dovranno passare al vaglio della nuova Giunta e del nuovo consiglio regionale. La precondizione è l’investimento in ricerca e innovazione. «Un imperativo – rimarcano gli industriali – che deve guidare il percorso di riposizionamento competitivo in atto nel nostro territorio. Le imprese devono essere sostenute nella loro attività di creazione di competenze tecnologiche a supporto dell’innovazione».
Subito dopo, per una regione come le Marche votata agli scenari mondiali, resta la sfida dell’internazionalizzazione e dell’apertura ai mercati globali. L’obiettivo di incrementare gli scambi commerciali della regione passa necessariamente attraverso l’aumento del numero delle imprese in grado di rimanere stabilmente orientate ai mercati esteri.
Il resto è figlio di queste due sfide: l’impresa deve essere al centro delle politiche formative e del lavoro; la copertura integrale del territorio con la banda larga e ultralarga, utilizzando anche le risorse specifiche dei Fondi strutturali europei; sciogliere i nodi che allontanano la regione da un virtuoso percorso di sviluppo sostenibile e - ultimo ma non per ultimo - affrontare la “babele” nell’urbanistica che disincentiva gli investimenti in edilizia, mentre l’intero comparto delle costruzioni soffre per una crisi senza precedenti.