Via la burocrazia che frena i piani di rilancio
La Toscana bella da vivere agli occhi di chi la guarda dall’esterno, non è più il paese del Bengodi per una buona fetta dei suoi 3,7 milioni di abitanti (di cui 3 milioni di votanti). Le emergenze che il nuovo presidente della Regione si troverà davanti si chiamano lavoro, infrastrutture e ostacoli allo sviluppo. Ma se l’emergenza-lavoro è frutto soprattutto della Grande crisi 2008-2014, che ha portato il tasso di disoccupazione regionale al livello dell’11% mai visto dal Dopoguerra e lasciato sul campo 150 tavoli di crisi aziendali aperti, le carenze infrastrutturali e i freni allo sviluppo sono tarli che vengono da molto lontano, e che ora rischiano di far scricchiolare l’impalcatura economica basata sul mix di manifattura-turismo-servizi.
Strade, ferrovie, porti e aeroporti aspettano investimenti bloccati da anni: alcuni sono (finalmente) vicini a partire (nuova pista di volo allo scalo di Firenze, raddoppio della ferrovia Lucca-Pistoia, darsena del porto di Livorno), altri sembrano condannati a un’attesa senza tempo (stazione fiorentina dell’Alta velocità, autostrada Tirrenica, Due Mari Grosseto-Fano, superstrada Fi-Pi-Li, Autopalio).
La necessità di far ripartire gli investimenti, infrastrutturali ma anche produttivi, e di rendere attrattivo il territorio, si lega con quella di superare gli ostacoli burocratici e “culturali” che qui si declinano in poteri di veto, difesa dei campanili e normative locali come il Piano paesaggistico appena approvato dal Consiglio regionale, che frena l’attività estrattiva nel distretto del marmo di Carrara e blocca la costruzione di piscine, e di qualsiasi altra struttura permanente, negli stabilimenti balneari del litorale.
Ma il nuovo presidente regionale dovrà anche “ricucire” lo sviluppo delle diverse “Toscane”. La crisi non ha battuto allo stesso modo in tutta la regione: si è sentita meno a Firenze (grazie alla diversificazione dell’economia e al turismo) e Lucca (stessi motivi), si è sentita di più sulla costa, in particolare nelle province di Massa Carrara e Livorno. Ora si tratta di tornare a marciare dopo la perdita di 5 punti di Pil negli ultimi sette anni, dando fiato al mercato interno e alle piccole aziende. Nel 2015 anche la Toscana dovrebbe finalmente rivedere il segno più, anche se il previsto +0,7% del Pil non basterà a rilanciare l’occupazione. Con l’incognita del taglio ai servizi pubblici: le risorse della Regione saranno minori (già quest’anno il taglio statale è stato di 400 milioni) e andranno spese meglio. A partire dalla sanità, che assorbe l’80% del bilancio e che qui ha i conti in ordine (il 2014 si è chiuso con un avanzo di 45 milioni), ma che ora dovrà affrontare la prova della riforma appena varata, che riduce le Asl da 12 a 3. In fondo, per il nuovo “governatore”, la sfida sarà sempre la stessa: far fare alla Toscana il salto per uscire dalla condanna alla mediocrità, “ultima” delle Regioni italiane dinamiche, “prima” di quelle deboli.