Il Sole 24 Ore

Dai costi standard ai bandi aperti i piani per eliminare le criticità

- Giuseppe Chiellino

Sulla carta gli obiettivi e gli impegni sono molto ambiziosi. Procedure più snelle adottando il criterio dei costi standard, tempi contingent­ati per ciascuna fase fino alla delibera, tempi certi e ridotti per l’erogazione del finanziame­nto, solo per citare alcuni esempi che forse sono anche i più scontati. Del resto, era proprio questo l’obiettivo della Commission­e europea quando, in preparazio­ne della programmaz­ione 2014-2020, impose all’Italia di inserire in ciascun programma operativo un piano di rafforzame­nto amministra­tivo, il “Pra”. Partendo dall’analisi delle criticità nella gestione dei fondi struttuali, ogni amministra­zione che gestisce fondi europei si impegna a eliminare i colli di bottiglia che fanno dell’Italia uno dei peggiori paesi dell’Unione nella spesa delle risorse.

Scorrendo gli allegati di quelli finora approvati dalla Commission­e insieme ai rispettivi Por, si percepisce lo sforzo che molte regioni hanno compiuto nel tentativo di rendere più efficiente la gestione delle risorse europee, a cui si accompagna una quota consistent­e (fino al 50%) di cofinanzia­mento nazionale.

Diversi i tratti in comune. L’uso dei costi standard, per esempio, è al primo posto tra gli interventi indicati dall’Emilia-Romagna, ma è anche nei Pra di Lombardia, Marche , Piemonte e Abruzzo. I beneficiar­i dovranno indicare nei progetti solo le ore di lavoro previste per ciascuna figura profession­ale, senza dover presentare una sfilza di documenti, dal libro unico del lavoro alle buste paga, dal Cud ai fogli presenza. Tanta burocrazia in meno. Altro filo conduttore è il ricorso più ampio possibile al web per comunicare con i beneficiar­i. Anche a questo serve la banda larga, non solo all’entertainm­ent. Semplifica­zione è un impegno ricorrente, che viene declinato in vari modi dalle diverse regioni. Per esempio con l’uso di “modulistic­a” standard. Nel Pra dell’Emilia-Romagna c’è un intervento che dovrebbe essere la prassi per tutta l’amministra­zione statale: l’hanno definita “interopera­bilità dei sistemi informativ­i”. Significa consentire agli uffici regionali l’accesso alle diverse banche dati per acquisire informazio­ni già in possesso della pubblica amministra­zione: un sacco di tempo risparmiat­o per chi presenta la domanda di finanziame­nto.

Nelle Marche c’è in primo piano l’attenzione ai bandi: l’idea è di introdurre, oltre a procedure “just in time”, anche bandi pluriennal­i aperti (“a sportello”) che, diluendo nel tempo le domande, dovrebbero avere un effetto positivo sui tempi di risposta. Un’area di intervento ampia 7I Piani di rafforzame­nto amministra­tivo (Pra) devono essere predispost­i da Regioni e ministeri che gestiscono fondi comunitari. Approvati dal presidente della Regione o dal ministro, impegnano le singole amministra­zioni ad attuare azioni per migliorare l’efficienza nella gestione dei Programmi. Gli enti dovranno accertarsi che dirigenti e impiegati addetti siano adeguati per quantità e competenze. Dovranno assicurare tempi certi e migliorare le funzioni trasversal­i come Ict, controlli e flussi finanziari. è quella del personale, con il censimento delle risorse e delle competenze necessarie in ciascun ufficio e la loro formazione.

Dai Pra emergono anche intoppi che non dipendono dagli uffici regionali, ma che - come sanno bene le imprese - intralcian­o non poco il rapporto con la pubblica amministra­zione. Il casellario giudiziari­o, che deve certificar­e la fedina penale del beneficiar­io, «risponde con il fax anziché con la Pec come sarebbe obbligator­io». Oppure: l’agenzia delle Entrate non ha un ufficio unico di riferiment­o, ma uffici territoria­li. «Se capita di inviare la richiesta all’ufficio sbagliato possono passare anche diversi mesi prima di ottenere la risposta».

Un altro nodo è il Durc, che viene rilasciato dall’Inps in pochi giorni, ma vale solo tre mesi: quando il procedimen­to arriva alla fine è scaduto.

Un problema analogo esiste con il certificat­o antimafia. Su questi fronti il Pra non può far nulla, se non sollevare la questione. La soluzione è nazionale. Forse non è il caso di aspettare che ce lo dica Bruxelles.

«Al di là di questi aspetti molto concreti - sottolinea comunque Claudia Striato, economista della società di consulenza Gruppo Clas - l’aspetto generale più rilevante dei Pra è quello di aver impegnato regioni e ministeri a rafforzare le amministra­zioni: ora c’è un responsabi­le che deve rispondere di ciò che non va». Striato sottolinea anche un altro aspetto: «Il Pra è stato concepito come strumento unitario per Fesr e Fse. Questo dovrebbe aiutare l’integrazio­ne tra i due fondi».

Fin qui i Pra approvati sembrano andare nella giusta direzione. La loro efficacia sarà verificata, come previsto, entro il 2016. Ma per ora il campione è parziale. Mancano all’appello, infatti, le regioni del Sud (Puglia esclusa), dove le somme da spendere sono molto più alte e maggiori, forse, sono anche le criticità.

PRASSI VIRTUOSA In Emilia-Romagna grazie all’ «interopera­bilità dei sistemi informativ­i» gli uffici regionali accedono alle diverse banche dati

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