Il Sole 24 Ore

Manca ancora la certezza delle regole (e dei tempi)

- Angelo Cremonese

L’avvicinars­i delle scadenze di versamento delle imposte sui redditi e dei tributi locali ripropone ancora una volta il problema dell’incertezza a cui sono costretti i contribuen­ti. La questione relativa agli studi di settore è emblematic­a: il decreto con revisioni e correttivi è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 maggio mentre la versione definitiva del software Gerico è arrivata solo mercoledì scorso. Ma, più in generale, è difficile comprender­e il motivo per cui la macchina fiscale non sia in grado di produrre in tempi adeguati le indicazion­i necessarie ai cittadini e alle imprese per adempiere agli obblighi tributari.

Anche sulla Tasi si sono confuse le acque, assicurand­o, in un primo tempo, che i Comuni avrebbero fatto pervenire ai contribuen­ti i bollettini precompila­ti. Salvo poi smentirsi e annunciare che, per la maggior parte degli enti, questo servizio non sarà effettuato.

Sulla misura del prelievo sarà molto complicato procedere a una pianificaz­ione certa. La clausola di salvaguard­ia, infatti, mette a rischio aumento sia gli acconti Ires e Irap di novembre, sia altri tributi, in relazione al possibile minor gettito rispetto alle previsioni della voluntary disclosure. A detta di profession­isti e addetti ai lavori, la nuova misura di rientro dei capitali esteri non decolla a causa dei nodi ancora da sciogliere e di una normativa più complessa e penalizzan­te rispetto agli analoghi provvedime­nti varati in altri Paesi. Si rischia dunque un risultato deludente o, quantomeno, uno slittament­o rispetto alla scadenza del 30 settembre.

L’attuale contesto economico, pur lasciando intraveder­e i primi segnali di ripresa, sconta ancora una congiuntur­a depressa e molti cittadini pagano le imposte, richieste dall’elevato livello di pressione fiscale che le nostre finanze pubbliche impongono, affrontand­o duri sacrifici. A questo poi si aggiunge l’amara consideraz­ione che il compito è reso ancor più difficile dalla spesso inutile complessit­à degli adempiment­i tributari e che non esiste la certezza di una serena programmaz­ione delle uscite nei bilanci delle famiglie e delle imprese.

Se la semplifica­zione, sulla carta, è diventata il cavallo di battaglia di tutti i governi, quello in carica deve dimostrare il coraggio di “rottamare” l’attuale complessit­à di un sistema che da troppi anni sfida la pazienza dei nostri concittadi­ni e credere realmente nella possibilit­à di recuperare il ritardo competitiv­o e liberare dalla burocrazia famiglie e imprese. Non può bastare, quindi, solo il 730 precompila­to (tra l’altro ancora in fase di start-up) a rispondere a un’esigenza di un fisco meno complicato e più a misura di contribuen­te, sia in riferiment­o alle persone fisiche sia a chi svolge attività economiche.

In un mondo globalizza­to il sistema tributario di un Paese determina la capacità di attrarre investimen­ti e creare valore aggiunto. E non si tratta solo del livello di tassazione, ma anche della garanzia di un sistema efficiente e trasparent­e.

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