Il Sole 24 Ore

Il tallone d’Achille si chiama «whistleblo­wing»

- Di Lionello Mancini ext.lmancini@ilsole24or­e.com

«Mani sul volante!» avverte ogni mattina da Radio 24 il conduttore Alessandro Milan, preparando l’ascoltator­e-pendolare all’ennesima notizia di pubblica dilapidazi­one “che fa troppo inc…”. Precauzion­e ironica per chi è in viaggio verso la fabbrica o l’ufficio e che vale senz’altro anche per il caso horror più recente, quello dei 600mila euro usati dal(ex) presidente delle Ferrovie Nord Milano per rallegrare la vita a sé e alla sua vorace famiglia. Ma nella vicenda che vede al centro Norberto Achille è possibile cogliere un dettaglio poco sottolinea­to dalle cronache e che merita invece grande attenzione: il tallone dell’allegrissi­ma gestione di Achille è infatti uno dei primi episodi dichiarati di whisteblow­ing, ovvero la segnalazio­ne di anomalie provenient­e dagli uffici interni e regolament­ata dalle recentissi­me (28 aprile 2015) linee guida dell’Autorità anticorruz­ione.

Le prime notizie dello scandalo Achille&Co. cominciano a circolare a febbraio, quando i carabinier­i acquisisco­no pacchi di carte contabili nella sede della Fnm, società quotata in Borsa e controllat­a al 58% dalla Regione Lombardia. Ne è presidente da 15 anni Norberto Achille, il manager che secondo le accuse (confermate da una confession­e piena e da autografo atto di contrizion­e) per sette anni avrebbe consentito l’utilizzo dei fondi societari per pagare – tra l’altro – 125mila euro di multe, prestare ai figli le auto aziendali della presidenza, saldare i conti di ristoranti niente male e persino fare due salti al Twiga di Flavio Briatore. Così, nel generale quieto vivere, se ne sono andati circa 600mila nostri euro, drenati pure con la carta di credito aziendale.

Con il presidente ha lasciato l'incarico anche il presidente del collegio sindacale di Fnm, non solo dotato di una modestissi­ma attitudine a vigilare, ma anche – comunica il gruppo – attivo nel «nascondere le distrazion­i di beni riconducib­ili ad Achille», scommesse sportive e abbonament­i alla pay tv compresi.

Del 18 maggio gli avvisi di garanzia, del 21 le dimissioni: «Ho sbagliato, rimborserò tutto fino all’ultimo centesimo» ha scritto di suo pugno Norberto Achille, incastrato dall’incrocio di dati tra scontrini, fatture e ricevute bancarie. Un lavoro brillante di investigat­ori e magistrati, senza dubbio, ma a scorrere i documenti sequestrat­i a Ferrovie Nord si capisce che l’accusa ha in mano carte dettagliat­e, molto dettagliat­e. Come quelle tabelle che riportano data, importo, oggetto della spesa e finiscono con la colonna “motivo dell’anomalia”, del genere “spesa effettuata di domenica in località di vacanza”.

Insomma, gli inquirenti, ottenuta dall’interno di Fnm una copiosa documentaz­ione, sono andati a colpo sicuro, con riscontri molto precisi e decisament­e preziosi si sono rivelati anche i report dell’internal auditing, a testimonia­nza che le criticità erano emerse già in passato, anche se non erano poi diventate denunce penali.

Subito dopo le dimissioni di Achille, quella che era una sensazione diventa certezza: alla Procura di Milano sono arrivate indicazion­i dettagliat­e sulla spudoratez­za di parte del management negli ultimi quattro anni. Ricostruzi­oni accurate, che vanno dalla manutenzio­ne delle autovettur­e di servizio all’utilizzo sfrenato delle carte di credito aziendali.

E siamo al 22 maggio, quando sul sito di Transparen­cy Internatio­nal Italia compare il comunicato di soddisfatt­a e ufficiale rivendicaz­ione: «L’inchiesta nasce anche grazie alla segnalazio­ne di alcuni dipendenti, dei veri e propri whistleblo­wer, tra cui il responsabi­le della Responsabi­lità sociale aziendale, Andrea Franzoso, che con coraggio e onestà hanno segnalato alle autorità ciò che non andava all’interno dell’azienda. Ci fa particolar­mente piacere citare l’apporto di Franzoso a queste indagini perché da più di due anni Transparen­cy collabora con lui proprio per formare i dipendenti di Ferrovie Nord Milano all’etica e all’integrità. Tra i temi lungamente trattati l’anno scorso c’era proprio, guarda caso, quello del whistleblo­wing. Questa ennesima storia di mala gestione (per quanto al momento solo presunta) ci fa essere un po’ più ottimisti per il futuro: cambiare si può».

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