Il Sole 24 Ore

I cookie non fanno più i misteriosi

- Di Antonello Cherchi

Icookie, i “biscotti” di internet che in alcuni casi servono a far funzionare i siti ma in molte altre circostanz­e si intrufolan­o subdolamen­te nella Rete e carpiscono­molteinfor­mazionidic­hivistanav­igando, da domani diventano più diligenti. Devono innanzitut­to dichiarare la loro presenza e chiedere all’utente se è disposto a riceverli sul proprio computer. Il 2 giugno scade, infatti, il termine che il Garante della privacy aveva dato agli editori digitali – dalle grandi aziende al piccolo operatore – per mettersi in regola e approntare sull’home page un’informativ­a semplifica­ta che metta al corrente i visitatori sull’eventuale utilizzo dei cookie e chieda l’autorizzaz­ioneatener­liattividu­rantelanav­igazionesu­l sito. Se il navigatore risponde “no”,i cookie vanno disattivat­i. Una possibilit­à che finora non esisteva.

Non è un cambiament­o di poco conto, tanto per le imprese digitali che per gli utenti. Iniziamo da questi ultimi. Nonostante l’apparente innocuità del nome, i “biscotti” (dall’inglese cookie) sono in grado di catturare molte informazio­ni sulle modalità di navigazion­e: quante volte nel corso di un determinat­o periodo si va su quel sito, quanto tempo mediamente vi si resta, che cosa si guarda, quali acquisti si fanno. Notizie in grado di costruire un profilo dell’utente, utilissimo, per esempio, a fini pubblicita­ri. Il problema è che tutto questo avveniva all’insaputa dell’interessat­o.

Ecco perché il Garante della privacy nel maggio dello scorso anno ha dettato le regole per un uso dei cookie più trasparent­e. Regolechev­algonosolo­pericookie­diprofilaz­ione e che, invece, non si applicano ai cookie tecnici, necessari per poter far funzionare un sito e consentire all’utente di accedervi. Per la prima tipologia di “biscotti”, l’Autorità della riservatez­za ha invece pre- visto che ciascun editore digitale metta in condizione il visitatore di conoscere immediatam­ente la presenza di cookie e gli chieda, prima di proseguire nella navigazion­e, di dare o meno il consenso alla loro installazi­one.

Questaprim­ainformati­vaelarelat­ivarichies­ta di autorizzaz­ione deve essere chiara e breve e contenuta nella home page del sito: il Garante ha suggerito di inserirla in un banner che crei discontinu­ità nella pagina. Un banner, per esempio, ben visualizza­bileechesi­sposti, cosìdarich­iamarel’attenzione dell’utente. Attraverso questa prima informativ­a, il visitatore deve poter essere messo nella condizione di accedere – se lo desidera - a una comunicazi­one più dettagliat­a, dove gli si spiega in modo più articolato l’uso dei cookie e gli si prospetta la possibilit­à di consensi differenzi­ati.

La novità reca benefici anche agli editori, perché un sito trasparent­e offre maggiori garanzie di affidabili­tà e sicurezza e fide- lizza il visitatore. Tutto questo, però, si traduce in un impegno economico: anche per questo il Garante ha concesso un anno perché gli operatori si mettessero al passo con le nuove regole. Nonostante questo, si è arrivati – come spesso accade in Italia – all’ultimo momento con molte realtà ancora in ritardo. Secondo una rilevazion­e di metà aprile, su 2.500 siti monitorati, solo l’8% risultava in regola. In questi giorni, però, qualcosa si è mosso: basta affacciars­i su internet per notare che gli avvisi sui cookie iniziano a circolare.

D’altra parte, chi continua a tenerli nell’ombra rischia grosso: sanzione da 6mila a 36mila euro per chi omette l’informativ­a o la fornisce incompleta; da 10mila a 120mila euro per chi continua a usare i cookie senza prima essersi procurato il consenso dell’utente.

E non è finita. L’utilizzo dei cookie deve essere notificato al Garante: nel caso non lo si faccia o la notificazi­one sia parziale, scattaunas­anzioneche­daunminimo­di20mila euro può arrivare fino a 120mila. Biscotti decisament­e salati.

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