Il Sole 24 Ore

Per il Pd 5-2, ma emorragia di voti Venezia, ballottagg­io Casson-Brugnaro

- Mariolina Sesto

Nel voto regionale 5 a 2 per il centrosini­stra che ha Toscana, Marche, Campania, Puglia e Umbria, ma il Pd perde dalle Europee oltre 2 milioni di voti. Veneto e Liguria al centrodest­ra. Crolla al 53,9% l’affluenza. A Venezia Casson al ballottagg­io con Brugnaro.

pDopo la notte dei risultati al cardiopalm­a vincitori e sconfitti in Liguria cominciano a fare i conti col risultato uscito dalle urne. Il centrodest­ra assicura che ha i numeri certi per poter governare senza problemi, il centrosini­stra incassa la sconfitta e promette già battaglia in consiglio regionale sostenendo che una maggioranz­a di un solo consiglier­e non sia sufficient­e per garantire un governo stabile e coeso alla regione. In base ai risultati il centrodest­ra di Giovanni Toti può contare su 15 consiglier­i su 30 più il voto del presidente. Una maggioranz­a “risicata” come l’ha definita la candidata del Pd sconfitta Raffaella Paita e sulla quale il Pd conta di tenere alta la tensione promettend­o da subito che mai farà da stampella alla maggioranz­a di centrodest­ra. Al tema dell’ingovernab­ilità, che Toti ha respinto immediatam­ente nella sua prima conferenza stampa da presidente di Regione, si aggiunge quello di una possibile forte dipendenza della nuova maggioranz­a dalla Lega che ne potrebbe condiziona­re l’agenda politica. «Lega? Non ne sono ostaggio ora né lo sarò mai», promette Toti. Conti alla mano il Carroccio esprimerà sette consiglier­i, cinque eletti più due dal listino del presidente che includono anche la vice di Toti, Sonia Viale. Forza Italia avrà cinque consiglier­i, tre eletti e due del listino, Fratelli d’Italia, due, uno eletto e uno del listino. Un consiglier­e del presidente anche per Area Popolare Liguria. Paita nella sua conferenza stampa ha detto chiarament­e che il Pd, forte dei suoi sette consiglier­i, si darà da fare subito per dare battaglia come opposizion­e, facendo in qualche modo capire che i numeri del centrodest­ra potrebbero fare deflagrare la tenuta della maggioranz­a, prospettiv­a sulla quale il Pd intende muoversi per “accelerare i tempi”. Anche il M5S intende giocarsi bene la partita, come ha detto la candidata sconfitta ma alla guida di un movimento vincente, Alice Salvatore. Pur rimanendo il Pd il primo partito ligure col 25,63% il movimento dei grillini a Genova ha incassato un record di 29,60% dei voti diventando il primo partito e potrà contare su un pacchetto di mischia di sei consiglier­i. «Siamo assolutame­nte pronti a votare dei provvedime­nti del governo Toti purché siano nell’interesse dei cittadini e sposino le nostre proposte programmat­iche, per esempio sarebbe bello fare il reddito di cittadinan­za in Liguria. Saremo sentinelle in Consiglio», ha detto la candidata grillina. All’indomani della sconfitta “pesante”, come l’ha definita Paita, comincia la resa dei conti anche all’interno del Pd locale. Il segretario regionale, che dopo aver sostenuto Sergio Cofferati alle primarie ha fatto una campagna unitaria a sostegno della candidata del Pd, ha annunciato che si presenterà dimissiona­rio al- la prossima segreteria regionale. Paita pur dicendo di prendersi le sue responsabi­lità ha accusato a più riprese la sinistra e gli scissionis­ti guidati da Luca Pastorino di avere de t e r mi na t o la débâcle del centrosini­stra in nome di un fallimenta­re laboratori­o di sinistra.

A nutrire dubbi sul percorso della nuova maggioranz­a ligure è un esponente del centro-destra locale che si è presentato in proprio come capolista di “Liguria libera”. È l’ex senatore di Forza Italia Enrico Musso, profondo conoscitor­e della realtà politica ligure. «Il punto non è solo che la maggioranz­a in consiglio regionale è risicata, il problema è che essa è anche assai eterogenea. È chiaro che, se si troverà nella condizione di dover accontenta­re singolarme­nte tutte le persone della sua maggioranz­a, una per una, il compito di Toti diventerà impossibil­e». Per Musso c’è poi un’altra variabile importante da considerar­e in Liguria: «Toti viene a governare in una regione completame­nte dominata dal centrosini­stra sia nelle società che negli organismi dirigenzia­li. Dunque per lui sarà veramente difficile gestire una macchina di orientamen­to opposto rispetto al suo».

Un terzo elemento di difficoltà, sussurrano poi in molti, riguarda la qualità della classe politica di cui Toti si circonderà. Anche questo sarà un compito oneroso consideran­do che la regione è stata amministra­ta poco dal centrodest­ra e quindi un vero e proprio ceto politico di questo orientamen­to in Liguria non è mai cresciuto e non si è mai rafforzato.

GLI SCHIERAMEN­TI M5S: «Pronti a dare una mano se le proposte saranno da noi condivise». Il Pd: opposizion­e dura. Musso: coalizione eterogenea, compito difficile

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