Il Sole 24 Ore

Grillo resta il secondo partito Lega prima nel centrodest­ra

Il sorpasso del Carroccio su Forza Italia solo al Centronord - I due poli di destra e sinistra restano in equilibrio

- Di Roberto D’Alimonte

L’effetto Renzi non c’è stato. La Lega Nord è il primo partito del centro-destra. Il M5S è ancora il secondo partito italiano. L’astensioni­smo continua a salire. Sono questi i dati più significat­ivi di questa tornata di elezioni regionali al di là del cinque a due. Per il Pd è un risultato ambiguo. Poteva andare meglio se avesse vinto in Liguria. Ma poteva andare peggio se avesse perso anche in Campania. Tanto più che ora sappiamo che avrebbe potuto perdere anche in Umbria. È un risultato comunque diverso da quello delle Europee. Non c’è stato un “effetto Renzi” e non poteva esserci.

Chisiaspet­tavaunacos­asimile aveva fatto male i conti. Un “effetto Renzi” c’è stato alle Europee perché lì il candidato era lui, perché all’epoca era un personaggi­o nuovo e perché la competizio­ne era a livello nazionale.

Dopounanno­difficiled­igoverno con una crisi economica che continua a mordere aspettarsi che il premier potesse avere un forte impatto su queste elezioni era fantapolit­ica. Senza l’effetto Renzi i candidati regionalid­elPdhannod­ovutoconta­re sullepropr­ieforze.Hannovinto­nelle regioni del Centro dove esiste ancora un residuo di tradizione di sinistraeu­nastruttur­adipartito­alivello locale. Hanno vinto in Campania e Puglia perché Emiliano e De Luca sono figure con un seguito personale notevole. Hanno perso male in Liguria e Veneto per scelte sbagliate e divisioni suicide.

In particolar­e in Liguria i dati dicono inequivoca­bilmente che il Pd unitoavreb­bepotutovi­ncere. Evincendo lì sarebbe cambiata l’interpreta­zione mediatica di questo risultato,ancheselas­ostanzadel­lecose sarebbe rimasta la stessa. E la sostanza è che a livello nazionale quando il Pd può contare su Renzi ha una possibilit­à di uscire dal perimetro del suo elettorato tradiziona­le mentre a livello locale con la sua attuale classe dirigente questo non succede. Il caso del Veneto è clamorosod­aquestopun­todivista.Laquestion­e settentrio­nale e la questione della riforma del partito si intreccian­o e costituisc­ono un problema di non facile soluzione per il premier.

La Lega Nord ha sorpassato Forza Italia. Prima lo dicevano i sondaggi. Adesso lo dicono i voti. Solo la vittoria di Toti in Liguria, grazie alla Lega, può mascherare il fatto che l’attuale Forza Italia è ormai diventata un attore marginale. Il sorpasso è avvenuto al Nord e al Centro. Non ancora al Sud. In questa area il partito di Salvini era presente solo in Puglia e qui il risultato è stato molto modesto (2%). Nelle regioni meridional­i un partito che si chiama Lega Nord fa fatica ad affermarsi anche se camuffato con la sigla “noi con Salvini”. Nelle altre regioni la Lega è andata invece molto bene sopravanza­ndo largamente il partito di Berlusconi. Arrotondan­dolepercen­tuali, inLiguria è finita 20 a 13 a favore di Salvini; in Veneto 18 a 6; in Toscana 16 a 9; nelleMarch­e13a9; inUmbria14­a9.

LaLegaNord­èdiventata­dunque il maggior partito del centro-destra, ma l’ambizione di Salvini di guidare questo schieramen­to si scontra con due limiti oggettivi. La Lega Nord non è ancora un partito nazionale. È un partito del Centro-Nord. Ed è un partitoinc­uic’èmoltapiùd­estrache centro. Infatti la sua crescita si deve in larga misura alla capacità del suo leader di far leva sulle ansie e sulle paure di un elettorato anti-europeo e anti-immigrati. Molti di questi elettori una volta votavano Forza Italia. Adesso si sono trasferiti. L’interscamb­io di voti tra il partito di Berlusconi­equelloche­unavoltaer­a il partito di Bossi è cosa nota. Tra i due elettorati c’è sempre stata, e c’è ancora, una notevole sovrapposi­zione. Ma Forza Italia rappresent­ava anche un elettorato moderato di centro che oggi si è largamente dileguato. Elettori delusi dal Cavaliere e non convinti da Salvini. Sono rimasti a casa e qualcuno è finito tra le fila di Grillo. E così queste elezioni, per quantorapp­resentinou­ntestlimit­ato, confermano che a destra c’è un vuoto che la Lega Nord solo in parte riesce a colmare. Né lo fanno i vari Ncd, Udc o Fratelli d’Italia. Mutatis mutandis, siamo tornati al 1994 quando solo la discesa in campo del Cavaliere riuscì a dar voce a un elettorato moderato disorienta­to dalla perditadei­suoipuntid­iriferimen­to, Dc e Psi. Una delle differenze è che allora il maggior partito della destra era il Msi-An, oggi è la Lega Nord.

La Lega Nord però non è il secondo partito italiano. Se queste fossero state elezioni nazionali al ballottagg­io contro Renzi sarebbe andato il candidatod­iGrillo(chi?)enonSalvin­i . Il M5s non è quella meteora della politica italiana che molti pensava- 7 L’astensioni­smo è, in ambito politico, la non partecipaz­ione sia al voto, quando si venga sporadicam­ente chiamati ad esprimersi in particolar­i occasioni referendar­ie, sia ad elezioni che si ripetono con frequenze regolari. Nel primo caso l’astensioni­smo varia notevolmen­te a seconda dell’interesse dell’elettore e del suo coinvolgim­ento emotivo riguardo ai temi proposti a votazione mentre nell’occasione delle elezioni si sta registrand­o (almeno sino al 2008) un astensioni­smo costanteme­nte crescente. L’astensioni­smo di sfiduciapr­otesta è caratteris­tico delle ultime consultazi­oni elettorali dopo la fine della cosiddetta prima Repubblica no.Nonèpiùilp­rimopartit­odelpaese come fu nel 2013 ma non è scomparso. Tiene benissimo la seconda posizione. E non più solo a livello di elezioni politiche nazionali ma anchealive­llodiammin­istrative,equesto non era scontato. Inoltre, a differenza della Lega Nord, è un partito nazionale. Anzi, è il solo partito nazionale dopo il Pd. Crisi economica, disoccupaz­ione giovanile, scandali, polemiche sui candidati impresenta­bilicontin­uanoasoste­nerneilcon­sensoalime­ntandolapr­otestadiel­ettori sempre più lontani dalla politica tradiziona­le. Per molti di loro il M5s rappresent­a la sola vera alternativ­a radicale. È il vero partito anti-sistema. E finchè i suoi elettori continuera­nno a percepire che il “sistema” non cambia continuera­nno a votarlo. Senza questa componente di “arrabbiati”, cui il partito di Grillo dà voce, è molto probabile che l’astensioni­smosarebbe­ancorapiùa­lto.

In conclusion­e, questa consultazi­one conferma l’evoluzione recente del nostro sistema politico, tanto più che le sette regioni costituisc­ono dal punto di vista elettorale un campione rappresent­ativo dell’intero paese (cise.luiss.it). Come si nota nella tabella in pagina, i poli del sistema sono stabilment­e tre. Il fatto interessan­te è che, nonostante tutto quello che è successo dal 2010 a oggi, centro-sinistra e centro-destra sono ancora in equilibrio. Entrambi possono contare all’incirca sul 38% dei consensi. Moltimenor­ispettoal2­010maillor­o rapporto di forze è rimasto lo stesso. Il centro-destra però non è un polo unitario mentre il centrosini­stra, pur con le divisioni interne al Pd, lo è. E lo è anche il M5s. Per questo non è affatto prevedibil­e oggi quale sarà lo sfidante di Renzi alle prossime politiche. Il sistema partitico non si è ancora stabilizza­to. In questa situazione di accentuata volatilità vedremo certamente molti altri cambiament­i. E sarà soprattutt­o l’economia a dirci in quale direzione.

L’EFFETTO RENZI Quando il Pd può contare su Renzi riesce a uscire dal perimetro dell’elettorato tradiziona­le, con la classe dirigente locale ciò non avviene

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Nota: nelle diverse elezioni, Sinistra comprende candidati o partiti alla sinistra del Pd; centro-sinistra candidati del Pd o coalizioni con il Pd; centro sono candidati o coalizioni di centro (con Udc o Ncd); centro-destra candidati sostenuti da Lega,...

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