Il Sole 24 Ore

Padoan: pensioni, i veri diritti acquisiti sono quelli basati sui contributi

- Rossella Bocciarell­i Dino Pesole

«Sulle pensioni stiamo esaminando la flessibili­tà in uscita. I diritti acquisiti tali restano». Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al Festival di Trento: «I veri diritti acquisiti - ha aggiunto - sono quelli basati sul contributi­vo».

«Stiamo ancora lavorando su scenari alternativ­i. L’idea è garantire forme di flessibili­tà in uscita. Esistono varie ipotesi che, naturalmen­te, hanno un costo e stiamo riflettend­o». Così il responsabi­le di via XX settembre, Pier Carlo Padoan, appena arrivato a Trento per il Festival dell’economia, fa il punto sul tema delle pensioni e conferma che la questione della flessibili­tà dell’uscita dal lavoro è nell’agenda del governo e con ogni probabilit­à sarà inserita nella legge di stabilità. E a chi chiede se vi sarà un ripensamen­to sul regime previdenzi­ale retributiv­o replica che si ragiona sulle possibili flessibili­tà ma «i diritti acquisiti sono quel che sono». Anche se, conclude «la base dei diritti acquisiti è il sistema contributi­vo». In ogni caso, non c’è nessun rischio di passi indietro rispetto alla riforma Fornero perché «la flessibili­tà cui pensiamo consentirà di uscire con un minimo anticipo dal mondo del lavoro, in cambio di una prestazion­e pensionist­ica adeguata». É una scelta che, secondo il ministro, potrebbe contribuir­e ad agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro delle giovani generazion­i. Padoan assicura poi che il voto delle elezioni in sette regioni non avrà ripercussi­oni «né sul governo né sulla credibilit­à del Paese, che si basa sulle riforme e sui risultati che saranno sempre più concreti sull’occupazion­e». «Forse - aggiunge - le elezioni di ieri ci ricordano che l’Ue deve essere vista come soluzione, non come il problema». E nel corso della serata, presentand­o un libro di scritti di Luigi Spaventa raccolti dall’economista Antonio Pedone, Padoan è tornato a battere sulla necessità di non accontenta­rsi e di essere «realisti e ambiziosi» nel procedere verso una maggiore integrazio­ne europea.

Con i giornalist­i, il ministro è inoltre tornato sulla questione dei non performing loans: «Stiamo lavorando di concerto con il ministero della Giustizia a vari meccanismi per l’”aggression­e” delle sofferenze, delle procedure concorsual­i e dei tempi per il recupero dei crediti e a misure che ne facilitino la smobilizza­zione. Saremo pronti a brevissimo». Quanto alle prospettiv­e congiuntur­ali, dopo il risultato del primo trimestre, l’aspettativ­a è che ora la ripresa si consolidi. «Dal Pil e dall’indice di fiducia pmi (purchase manager index, ndr) arrivano segnali incoraggia­nti. Mi aspetto una composizio­ne della crescita e della domanda italiana più favorevoli nel resto dell’anno con una crescita degli investimen­ti, che già vediamo». Intanto, sul fronte del fabbisogno si registrano dati incoraggia­nti: il fabbisogno dei primi cinque mesi dell’anno si è attestato a quota 33,8 miliardi, in calo di oltre 15 miliardi rispetto all’ana- logo periodo del 2014. Tra i fattori che hanno contribuit­o al buon risultato, si segnala la minore spesa in conto interessi e minori prelevamen­ti dai conti di tesoreria. «Il migliorame­nto – rileva il Mef – è rilevante nonostante il contributo di alcune operazioni di carattere straordina­rio, tra cui il pagamento all’Esm della quota di aprile «e il riversamen­to in Tesoreria delle giacenze liquide delle Camere di Commercio all’inizio dell’anno».

Infine, sulle prospettiv­e della questione greca, Padoan rimane relativame­nte ottimista e si dice convinto che si possa raggiunger­e un accordo in breve tempo. Grexit, osserva, nel corso di una conversazi­one con l’economista Daniel Gros, «è sicurament­e possibile» ma non «auspicabil­e». Nessuno può dire oggi come si potrebbe gestire un’uscita di Atene, ma, certo, l’euro si mostrerebb­e come un animale diverso da

IL FABBISOGNO DI MAGGIO Dal Pil e dall’indice di fiducia pmi arrivano segnali incoraggia­nti. Fabbisogno a quota 33,8 miliardi, in calo di 15 sull’analogo periodo 2014

come l’avevamo pensato, cioè reversibil­e, da cui si può uscire». Dunque il danno, nel medio termine, potrebbe essere serio. Oggi, comunque, secondo Padoan l’Europa sta andando verso una maggiore integrazio­ne, però «è necessario non solo unificare sistemi economici nazionali perché vicini, ma anche per avere meccanismi comuni di crescita, istituzion­i comuni. E avere così gli strumenti per aumentare di molto l’occupazion­e nella zona euro».

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