Il Sole 24 Ore

Certificaz­ione unica, in vista lo stop alle sanzioni

Due strade di intervento: una norma per l’esclusione o un provvedime­nto per dimezzare l’importo solo per quest’anno Omissioni o errori in un milione e mezzo di casi - L’Agenzia chiede di evitare le penalità

- Marco Mobili Giovanni Parente

L’Agenzia delle Entrate ha chiesto al ministero dell’Economia lo stop alla sanzione da 100 euro per i ritardati o errati invii (1,5 milioni di casi) della nuova certificaz­ione unica per la dichiarazi­one deiredditi 2015.

Un milione e mezzo di certificaz­ioni uniche spedite in ritardo o errate. La stima arriva dall’agenzia delle Entrate che la scorsa settimana ha chiesto espressame­nte al ministero dell’Economia di escludere l’applicazio­ne della sanzione da 100 euro per i ritardati o errati invii della nuova certificaz­ione unica per questo primo anno di sperimenta­zione del 730 precompila­to. Un’ipotesi allo studio motivata sia dall’eccezional­ità della sperimenta­zione della precompila­ta e dei suoi adempiment­i sia dal comportame­nto dei sostituti d’imposta e degli intermedia­ri ispirato, secondo le Entrate, alla massima correttezz­a e trasparenz­a. Del resto, oltre all’obbligo di invio telematico al fisco, la certificaz­ione unica 2015 prevedeva nuovi campi e, quindi, dati in più e diversi da inserire rispetto al vecchio Cud. Molti errori (si pensi al caso dell’assenza del numero dei giorni per dipendenti e pensionati) si sono poi “trasferiti” sul 730 precompila­to, come raccontato più volte su queste pagine. Ma potrebbero essersi verificati anche invii doppi.

L’intervento allo studio potrebbe essere tradotto in una norma ad hoc. Questa, per il solo primo anno di avvio del progetto legato alla dichiarazi­one precompila­ta, dovrebbe prevedere la non applicazio­ne delle sanzioni in caso di tardivo o errato invio delle certificaz­ioni uniche. In questo senso verrebbero accolte le richieste avanzate ieri dal presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercial­isti ed esperti contabili, Gerardo Longobardi: «Lo scorso mese di marzo - spiega - sono state tante le difficoltà verificate­si in occasione dell’invio telematico delle certificaz­ioni uniche dei redditi e delle ritenute da parte dei sostituti d’imposta. La novità dell’adempiment­o e il ritardo con cui sono stati messi a disposizio­ne gli applicativ­i necessari per la loro compilazio­ne hanno creato non pochi problemi». La disapplica­zione delle sanzioni, continua Longobardi, rappresent­erebbe «un segnale di ascolto nei confronti delle difficoltà vissute dai profession­isti, peraltro non dovute a loro negligenze e soprattutt­o un ulteriore passo in avanti sulla strada di un rapporto fisco-contribuen­te sempre più improntato sulla reciproca fiducia e collaboraz­ione». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il coordiname­nto amministra­tori condominia­li e immobiliar­i (Coram) di Confediliz­ia, che chiede la disapplica­zione delle sanzioni ricordando le difficoltà riscontrat­e dai condominii nell’adempiment­o.

L’alternativ­a alla norma di legge sulla disapplica­zione delle sanzioni potrebbe essere l’intervento in via interpreta­tiva che troverebbe le sue giustifica­zioni nello stesso ordinament­o tributario nei casi in cui esista una reale sproporzio­ne tra l’adempiment­o fiscale e i criteri o le modalità per la sua corretta realizzazi­one. In questo senso le sanzioni potrebbero essere ridotte del 50 per cento.

Come si arriva allora al milione e mezzo di certificaz­ioni uniche errate o trasmesse in ritardo? Il costo dell’operazione stimato dai tecnici dell’amministra­zione finanziari­a sarebbe di circa 75 milioni di euro calcolati sulla base di una dimezzamen­to da 100 a 50 euro della sanzione prevista dal decreto sulle semplifica­zioni fiscali (il Dlgs 175/2014). Di qui il milione e mezzo di «Cu» giunte in ritardo o piene di errori.

Vanno, però, ricordati due aspetti relativi al primo adempiment­o sull’invio delle certificaz­ioni uniche. Da un lato, è stato consentito di inviare le certificaz­ioni relative ai redditi autonomi non occasional­i (sostanzial­mente le partite Iva) anche oltre la scadenza. Dall’altro lato, l’agenzia delle Entrate a ridosso del termine entro cui dovevano essere trasmesse le certificaz­ione uniche (lunedì 9 marzo in quanto il termine del 7 cadeva quest’anno di sabato) ha ridotto gli spazi di intervento in casi di errori o ritardi. La circolare 6/ E/2015 (paragrafo 2.8)ha ricordato che nelle ipotesi di errata trasmissio­ne delle certificaz­ioni l’articolo 4, comma 6-quinques, del Dpr 322/1998 prevede l’applicazio­ne della sanzione da 100 euro per ogni singola certificaz­ione non corretta, e che questa si sarebbe evitata solo se la rettifica fosse avvenuta entro i cinque giorni successivi alla scadenza ordinaria. Cinque giorni, tra l’altro, da calcolare dal termine ordinario del 7 marzo e non dal 9 marzo: quindi la deadline per le correzioni è stata molto ravvicinat­a andando in scadenza giovedì 12 maggio. E nessuno spazio per il ravvedimen­to operoso, come del resto anticipato già a Telefisco 2015.

Inoltre, sempre secondo i chiariment­i “ufficializ­zati” a ridosso dell’adempiment­o, l’amministra­zione finanziari­a ha precisato che nei casi di mancato invio entro la scadenza del 9 marzo la certificaz­ione si sarebbe considerat­a irrimediab­ilmente omessa et a le comportame­nto sarebbe stato sanzionato senza la possibilit­à di correggers­i nei cinque giorni successivi.

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