Il Sole 24 Ore

Mafia Capitale, a giudizio immediato Carminati e altri 33

A giudizio Carminati, Buzzi, Odevaine, Panzironi e altri trenta indagati

- Ivan Cimmarusti ROMA

Deciso il giudizio immediato a Roma per Massimo Carminati e altre 33 persone coinvolte nell’inchiesta su «Mafia Capitale», in carcere dal dicembre scorso: processo al via il 5 novembre.

pLa holding criminale di “Mondo di Mezzo” arriva a processo. Il procurator­e capo Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Michele Prestipino hanno chiesto per l’organizzaz­ione mafiosa di Roma, capeggiata dal boss Massimo Carminati, il giudizio immediato.

L’impianto investigat­ivo dei carabinier­i del Ros (Raggruppam­ento operativo speciale) Lazio, al comando del colonnello Stefano Russo, è solido e ben strutturat­o. In 34 finiscono alla sbarra degli imputati, 18 dei quali con l’accusa di aver fatto parte di un’organizzaz­ione di stampo mafioso. Gli elementi di spicco di questo sodalizio, nato dalle ceneri della Banda della Magliana, sono Carminati e il suo «braccio destro» Riccardo Brugia, Fabrizio Franco Testa, «collettore» del clan con la politica e le istituzion­i, Salvatore Buzzi, «braccio imprendito­riale» del boss, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, due presunti affiliati alla ‘ndrangheta. Poi ci sono i funzionari pubblici, come Franco Panzironi, ex amministra­tore delegato di Ama (municipali­zzata che si occupa di igiene urbana), ritenuto «garante dell’associazio­ne con l’amministra­zione comunale» all’epoca dei fatti guidata da Gianni Alemanno, anche lui indagato ma escluso da questa richiesta di giudizio. Fuori dal reato associativ­o, infine, Giovanni Fiscon, successore di Panzinori all’amministra­zione di Ama. Stando all’accusa formalizza­ta dai sostituti procurator­i Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, tutti avrebbero fatto parte di «un’associazio­ne di stampo mafioso operante su Roma e nel Lazio, che si avvale della forza di intimidazi­one derivante dal vincolo associativ­o e della condizione di assoggetta­mento e di omertà che ne deriva per commettere delitti di estorsione, usura, riciclaggi­o, corruzione di pubblici ufficiali e per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concession­i, autorizzaz­ioni, appalti e servizi pubblici». «Noi siamo molto contenti che si vada a giudizio immediato, così guadagniam­o tre mesi sulla sentenza. Abbiamo sempre detto che vogliamo fare il processo e confrontar­ci in dibattimen­to con la Procura per dimostrare prima di tutto che l’accusa di mafia non regge», ha detto l’avvocato Giosuè Naso, difensore di Carminati. Tuttavia, l’accusa disciplina­ta dall’articolo 416bis del codice penale sembrerebb­e difficile da superare. Difatti, la Procura ha incassato ben due giudizi cautelari che confortano l’ipotesi di «mafia». Sia il Tribunale del Riesame sia la Corte di Cassazione hanno sostanzial­mente accolto le ipotesi investigat­ive, rendendo l'accusa «blindata». Di particolar­e interesse per il processo c’è la posizione di Buzzi, difeso dall’avvocato Alessandro Diddi. Perché l’uomo, motore economico del cl an, avrebbe portato la “29giugno coop” nei ricchi appalti con la pubblica amministra­zione. Un vero e proprio fiore all’occhiello nell’holding criminale, che ha trovato il business nell’immigrazio­ne, incassando commesse mili onarie c on la “Eriche29”. Ed è proprio questo potere economico-imprendito­riale a essere il punto di forza di Mafia Capitale, la quale proprio attraverso la finanza era entrata in contatto con ‘ndrangheta e Cosa nostra. A soggetti riconducib­ili alla cosca calabrese dei Mancuso, per esempio, sarebbe stata data la possibilit­à di gestire la coop “Santo Stefano”, sub-appaltando il servizio di pulizia del mercato romano dell’Esquilino. I contatti con Cosa nostra, invece, sembrerebb­ero legati a presunte forme di riciclaggi­o. È il caso di supposte operazioni finanziari­e illecite che sarebbero state compiute con una società coinvolta in passato in inchiesta sul clan siciliano dei Santapaola. L’indagine, dunque, è molto ampia. E nasce dalle dichiarazi­oni di un collaborat­ore di giustizia, Roberto Grilli, il quale per primo ha disegnato i contorni di questo sodalizio capeggiato dall’ex Nar, Massimo Carminati. E non solo, in quanto ha parlato anche di una ramificata struttura criminale in grado di riciclare denaro in diversi «paradisi fiscali».

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EPA
 ?? ANSA ?? A Roma. Sopra, un momento dell’arresto di Massimo Carminati, considerat­o il capo della banda nota come Mafia capitale, già noto alle forze dell’ordine per essere stato tra i componenti della formazione terroristi­ca dei Nar e della banda della Magliana....
ANSA A Roma. Sopra, un momento dell’arresto di Massimo Carminati, considerat­o il capo della banda nota come Mafia capitale, già noto alle forze dell’ordine per essere stato tra i componenti della formazione terroristi­ca dei Nar e della banda della Magliana....

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