Il Sole 24 Ore

Il partito-nazione targato 5 Stelle

M5s si conferma seconda forza - Reddito minimo, ambiente e costi della politica le parole d’ordine

- Paolo Pombeniu

Messi da parte i toni trionfalis­tici della notte del voto la prova nelle Regioni– sorride a Beppe Grillo. Non è certamente il boom delle Politiche eppure il M5S porta a casa un bottino rotondo a due cifre, ovunque. E il dato inequivoca­bile è la conferma come secondo partito del Paese. Talora i risultati possono apparire sorprenden­ti, una volta di più se si considera la sostanzial­e distanza mantenuta dal leader nelle varie fasi della campagna elettorale, finale compreso. Un caso esemplare è la Puglia. Dove Michele Emiliano, il candidato del centrosini­stra, stravince e non attesa dopo di lui a piazzarsi è la grillina Antonella Laricchia, 310.304 voti e il 18,42%. O ancora le Marche, nelle quali il democratic­o Luca Ceriscioli festeggia l’elezione a presidente ma al secondo posto vola l’esponente pentastell­ato Gianni Maggi, forte del 21,8% dei consensi.

Non è tuttavia tutto oro quel che luce. Perché il morbo dell’astensioni­smo che continua a colpire in lungo e largo non ha risparmiat­o neppure la formazione che maggiormen­te si era distinta nella guerra senza quartiere all’establishm­ent. I voti assoluti seguono una curva discendent­e per gli stessi grillini: in Liguria, la brillante affermazio­ne di Alice Salvatore (24,83% per mentre la lista M5S si è fermata al 22,28) è stata ottenuta con 163mila voti; ma alle Politiche erano stati 300mila gli elettori, alle Europee poco più di 200mila. Stessa tendenza nel Veneto: dai quasi 800mila delle nazionali a poco meno di mezzo milione (il 19%) alle europee; Jacopo Berti, il candidato stellato, si è fermato a 262mila voti, pari all’11,87%: segno che oltre alle astensioni anche la Lega ha recuperato al M5S voti che Grillo aveva strappato in precedenza. Secondo alcune rilevazion­i effettuate nelle ultime ore il calo complessiv­o è di circa il 60% rispetto all’exploit delle Politiche del 2013 ma anche rispetto alle Europee del 2014 (-40,4%), quando già si era fatto registrare un discreto arretramen­to. In numeri questa variazione si traduce in una contrazion­e di voti pari a (-1.956.613) rispetto alle Politiche e -893.541 rispetto alle Europee.

Grillo comunque esulta e non è il solo. «Il M5S è la seconda, quasi la prima, forza del Paese. Andiamo avanti, andremo sempre meglio». Per Luigi Di Maio, uomo influente nel direttorio diventato mano a mano cardine della strategia di costruzion­e del consenso, il M5S è «forza di Governo». Parla invece di «tsunami inarrestab­ile» Roberta Lombardi. L’ex comico vuole anche spegnere le voci sul ruolo presente e futuro dei fondatori. «Io sarò sempre presente assieme a Casaleggio», dice, ringrazian­do i suoi per la tenacia di cui hanno dato prova. «È stata una campagna straordina­ria fatta prevalente­mente dai parlamenta­ri sempre in mezzo alla gente. Più di così non potevamo fare». Sul Pd la chiave scelta per attaccare è l’ironia. «Quello che mi ha scioccato è questo passare del Pd dal 41% delle Europee alle percentual­i di adesso». La colpa, aggiunge, è di Renzi, una «marionetta» che «ora va in Afghanista­n» ma «ha avuto quel che meritava». «Il prossimo ringraziam­ento sarà alle politiche con il tacchino del Pd nel forno».

L’obiettivo di radicarsi si può considerar­e a ogni modo raggiunto: «Non eravamo in queste sette regioni, ora ci siamo. Non possiamo che essere contenti». Al momento nessun accordo con i partiti che hanno vinto si vede all’orizzonte, dal momento che la rotta rimane puntata sul no a «inciuci, accordi, assessorat­i». Al limite si prenderà in consideraz­ione solo l’appoggio a misure che sono anche nel programma del M5S, e del resto l’aria che tira già si capisce: al governator­e dem della Puglia che offre ai Cinque Stelle un assessorat­o all’Ambiente ha risposto picche Antonella Laricchia. All’insistenza ribatte che entrare «in una giunta Pd vuol dire non poter fare quello che vogliamo fare. E poi vorrei far notare come il primo discorso di Emiliano sia già sulla spartizion­e delle poltrone mentre in campagna elettorale aveva promesso di scegliere gli assessori con le primarie». Un muro contro ogni ipotizzata possibilit­à di ingresso formale in maggioranz­a con altri viene costruito anche dalla candidata campana Valeria Ciarambino. «Collaborar­e con De Luca? No, nella maniera più assoluta. Ha governato a Salerno come uno sceriffo e ha definito i movimenti civici come il danno più grave». D’altronde nei suoi confronti il M5S campano aveva presentato prima del voto un esposto alla Procura della Repubblica di Salerno e indirizzat­o anche al Consiglio dei ministri e al responsabi­le dell’Interno, con allegato, un dossier contenente tutta la situazione giudiziari­a di Vincenzo De Luca.

GRILLO Il comico genovese smentisce di volersi defilare: «Io e Casaleggio sempre presenti» Poi attacca il Pd: «Alle politiche finirà in forno come il tacchino»

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