Il Sole 24 Ore

Le primarie arma per «disinnesca­re» l’Italicum

- Barbara Fiammeri

C’è una dichiarazi­one, del coordinato­re nazionale del Ncd Gaetano Quagliarie­llo, che ben sintetizza qual è lo stato dell’arte nel centrodest­ra: «O questa legge elettorale ci dà la possibilit­à di formare una coalizione o si impone una scelta. L’Italicum implica l’esistenza di due schieramen­ti. O la legge elettorale cambia o dovremo aprire una riflession­e al nostro interno e un’interlocuz­ione con le forze di governo. Finora abbiamo tenuto con generosità una posizione rimanendo al governo per fare le riforme. Ora i margini diminuisco­no....».

E i «margini» si riducono perché ormai è chiaro che da ieri il centrodest­ra, come lo abbiamo raccontato finora, non esiste più. Oggi a dettare la linea è la Lega di Salvini, l’unico che all’indomani del voto può cantare vittoria assieme a Fdi, il partito di Giorgia Meloni. E con l’Italicum questo ruolo egemone è destinato a rafforzars­i perché sarà Salvini a dettare le condizioni sia sui programmi che sulle alleanze, che, soprattutt­o, sulla formazone della lista elettorale. Silvio Berlusconi è certo di poter convincere Salvini a ripetere in chiave nazionale l’esperiment­o ligure. Ma in Liguria erano le coalizioni a confrontar­si e ciascun partito ha mantenuto il suo simbolo. Con l’Italicum non sarà possibile, ci sarà un’unica lista. Improbabil­e che Salvini rinunci a guidarla e soprattuto che possa garantire il ruolo di capolista (gli unici ad avere la garanzia di entrare in Parlamento) ad esponenti che non ritenga suoi fedelissim­i. Potrebbe aprire a un «listone» con Forza Italia e Fdi ma certo non spingersi ad includere anche le forze centriste, alle quali non rimarrebbe che il diritto di tribuna garantito a chi supera lo sbarrament­o del 3%. A questo punto lo scenario più probabile sarebbe una contesa a 3: Pd, Lega (eventualme­nte coadiuvata da Fi) e Grillo. Il ballottagg­io vedrebbe quindi Renzi contro uno dei due partiti di protesta, entrambi antieuro e con posizioni estreme su temi come l’immigrazio­ne (Grillo a Strasburgo è andato con Farage e Salvini con Marie Le Pen). E il fronte moderato, che Berlusconi ha sempre sostenuto di voler rappresent­are, sarebbe costretto a ripararsi sotto lo scudo leghista per sopravvive­re. Questo il quadro. Ecco perché Quagliarie­llo è tornato alla carica sul ritorno al premio di coalizione (prima versione dell’Italicum). Lo vorrebbe anche Berlusconi. Ma fu proprio il Cavaliere ai tempi del Nazareno a concedere a Renzi il premio alla lista. E difficilme­nte il premier tornerà sui suoi passi. L’unica chance per i moderati del centrodest­ra è che si apra una nuova fase, per recuperare almeno una parte significat­iva del vecchio corpo elettorale deluso. Le primarie aperte potrebbero essere uno strumento per riavvicina­re militanti ed elettori, avviare la nascita di una nuova formazione e l’individuaz­ione di un leader che possa poi sfidare Salvini ad armi pari per la guida del centrodest­ra. Ma Berlusconi è d’accordo?

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