Le primarie arma per «disinnescare» l’Italicum
C’è una dichiarazione, del coordinatore nazionale del Ncd Gaetano Quagliariello, che ben sintetizza qual è lo stato dell’arte nel centrodestra: «O questa legge elettorale ci dà la possibilità di formare una coalizione o si impone una scelta. L’Italicum implica l’esistenza di due schieramenti. O la legge elettorale cambia o dovremo aprire una riflessione al nostro interno e un’interlocuzione con le forze di governo. Finora abbiamo tenuto con generosità una posizione rimanendo al governo per fare le riforme. Ora i margini diminuiscono....».
E i «margini» si riducono perché ormai è chiaro che da ieri il centrodestra, come lo abbiamo raccontato finora, non esiste più. Oggi a dettare la linea è la Lega di Salvini, l’unico che all’indomani del voto può cantare vittoria assieme a Fdi, il partito di Giorgia Meloni. E con l’Italicum questo ruolo egemone è destinato a rafforzarsi perché sarà Salvini a dettare le condizioni sia sui programmi che sulle alleanze, che, soprattutto, sulla formazone della lista elettorale. Silvio Berlusconi è certo di poter convincere Salvini a ripetere in chiave nazionale l’esperimento ligure. Ma in Liguria erano le coalizioni a confrontarsi e ciascun partito ha mantenuto il suo simbolo. Con l’Italicum non sarà possibile, ci sarà un’unica lista. Improbabile che Salvini rinunci a guidarla e soprattuto che possa garantire il ruolo di capolista (gli unici ad avere la garanzia di entrare in Parlamento) ad esponenti che non ritenga suoi fedelissimi. Potrebbe aprire a un «listone» con Forza Italia e Fdi ma certo non spingersi ad includere anche le forze centriste, alle quali non rimarrebbe che il diritto di tribuna garantito a chi supera lo sbarramento del 3%. A questo punto lo scenario più probabile sarebbe una contesa a 3: Pd, Lega (eventualmente coadiuvata da Fi) e Grillo. Il ballottaggio vedrebbe quindi Renzi contro uno dei due partiti di protesta, entrambi antieuro e con posizioni estreme su temi come l’immigrazione (Grillo a Strasburgo è andato con Farage e Salvini con Marie Le Pen). E il fronte moderato, che Berlusconi ha sempre sostenuto di voler rappresentare, sarebbe costretto a ripararsi sotto lo scudo leghista per sopravvivere. Questo il quadro. Ecco perché Quagliariello è tornato alla carica sul ritorno al premio di coalizione (prima versione dell’Italicum). Lo vorrebbe anche Berlusconi. Ma fu proprio il Cavaliere ai tempi del Nazareno a concedere a Renzi il premio alla lista. E difficilmente il premier tornerà sui suoi passi. L’unica chance per i moderati del centrodestra è che si apra una nuova fase, per recuperare almeno una parte significativa del vecchio corpo elettorale deluso. Le primarie aperte potrebbero essere uno strumento per riavvicinare militanti ed elettori, avviare la nascita di una nuova formazione e l’individuazione di un leader che possa poi sfidare Salvini ad armi pari per la guida del centrodestra. Ma Berlusconi è d’accordo?