Cave, il Governo contro l’esproprio
Gli imprenditori: una prima vittoria, siamo pronti a presentare ricorsi in tutte le sedi TOSCANA Il Governo chiede alla Corte Costituzionale l’annullamento della legge regionale sulle concessioni di Carrara
Il Governo blocca l’”esproprio” delle cave di marmo di Carrara, deciso da una legge approvata, tra forti polemiche, nel marzo scorso dal Consiglio regionale toscano (si veda Il Sole 24 Ore del 12 marzo). Il Consiglio dei ministri ha infatti deciso di impugnare per illegittimità costituzionale la normativa che riporta al patrimonio pubblico tutte le cave che insistono nei Comuni di Massa e di Carrara.
Si tratta di un patrimonio strategico, su cui si fonda il distretto lapideo più famoso e prestigioso del mondo: su 80 cave esistenti a Carrara, 65 hanno porzioni della superficie d’ escavazione di proprietà privata (per sette cave addirittura il 100% è privato), che sulla base della nuova legge sarebbero state sottoposte a concessione (con introiti diretti al Comune).
Sarà dun quela Corte Costituzionale a decidere di chi è la proprietà diquestecave: ilConsigliodeimini- stri ammette - nella deliberazione d’impugnazione - l’esistenza di un contrasto interpretativo sui “beni estimati” (la loro natura giuridica, pubblica o privata, è oggetto di dibattito tra gli studiosi), ma esclude che una lacuna dell’ordinamento civile italiano possa essere colmata da una norma regionale: «Questa operazione deve ritenersi rimessa alla potestà legislativa esclusiva statale in materia di ordinamento civile», sostiene il Governo puntandoilditosullaviolazionedell'articolo 117, comma 2 lettera l) della Costituzione, che assegna appunto allo Stato la legislazione esclusiva in materia di ordinamento civile.
Per il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, grande sostenitore della legge sulla pubblicizzazione delle cave, è uno smac- co che offusca la rielezione per la seconda legislatura. Per gli imprenditori lapidei di Carrara, che erano pronti a presentare un diluvio di ricorsi contro la legge, è una prima vittoria, che ora dovrà essere confermata dalla Consulta.
Ora è tutto rinviato alla pronuncia della Corte Costituzionale, anche se il clima istituzionale che circonda il distretto lapideo di Carrara (che conta quasi un migliaio di imprese tra estrazione e lavorazione,dàlavoroapiùdi5000personee nel 2014 ha esportato più di 700 milioni di euro) non è certo di quelli favorevolialsuosviluppo. Insieme conlaleggesullecave, l’altrofronte aperto è il Piano Paesaggistico, approvato in via definitiva il 27 marzo scorso dal Consiglio regionale e pronto a entrare in vigore dopodomani (4 giugno), che pone vincoli alle possibilità d’escavazione nelle cave sopra i 1.200 metri d’altezza. «Il futuro delle imprese e dei lavoratori del settore lapideo apuoversiliese è in serio pericolo», sostiene la commissione settore lapideo di Confindustria Toscana.
Ed è proprio nell’intreccio, a questo punto davvero ingarbugliato, tra Piano paesaggistico e legge cave che si gioca il destino del distretto lapideo apuo-versiliese, una delle locomotive dell’export toscano negli ultimi anni grazie alle commesse internazionali. «L’obiettivo di questa legge è ricondurre lo sfruttamento di un bene pubblico alla certezza del diritto», aveva affermato il presidente Enrico Rossi all’atto dell’approvazione, indicando nel futuro aumento degli introiti per il Comune di Carrara (che oggi incassa 19 milioni all’anno) una «perequazione necessaria che si tradurrà in benessere e servizi per il territorio». La promessa sbandierata dalla Giunta regionale per “giustificare” la pubblicizzazione delle cave era la spinta alla lavorazione del marmo all’interno del distretto: le concessioni per le ex cave private, , avrebbero avuto una durata di sette anni, dopodiché i Comuni di Carrara e di Massa avrebbero bandito un’asta per la loro assegnazione. Se però i titolari della cava si fossero impegnati a lavorare sul posto il 50% del materiale estratto, la concessione avrebbe potuto allungarsi a 25 anni. Uno “scambio” illegittimo, secondo il Governo.
I NODI Secondo gli esperti la materia sarebbe di esclusiva nazionale e l’intervento della Regione sarebbe illegittimo