La crisi smaschera la fragilità di Murano
VENETO
Fragile come il vetro: l’economia dell’isola di Murano, dove è nato il distretto industriale più antico, è sotto osservazione, e in questo giorni l’occupazione da parte dei lavoratori di una delle fornaci – quella Formia che avrebbe dovuto segnare la svolta manageriale in una tradizione antica – è solo uno dei segnali di allarme.
Una indagine della Confartigianato veneziana tenta di colmare il vuoto anche conoscitivo sul settore: ne risulta una realtà di 260 imprese attive che occupano poco meno di 1.100 addetti, e che con una quota del 25% di tutte le imprese italiane dello stesso comparto «rappresenta una concentrazione non riscontrabile in alcun altro settore produttivo. Basti pensare che i comuni di Napoli e Milano, che seguono Murano nella classifica, hanno meno di un decimo delle attività presenti sull’isola», si legge nel report.
Dei 165 milioni fatturati dal distretto veneziano, uno dei simboli del Made in Italy, nel 2013 il 40% derivava da vendite all’estero. A dare un’idea dello stato di salute dell’economia di Murano è il confronto con il passato: negli anni Settanta l’Istat accreditava 146 imprese, ovvero un numero inferiore a quello attuale, ma con quasi tre volte gli addetti; un ridimensionamento che ha radici ancora più lontante della crisi, che sembra avere pesato per “solo” 200 posti di lavoro perduti.
Non a caso la questione Murano è stata uno dei temi della campagna elettorale in laguna: «I dati mostrano come, sebbene il comparto del vetro di Murano continui a rappresentare un brand dall’elevata appetibilità anche e soprattutto sui mercati internazionali, le trasformazioni dell’economia e della società abbiano inciso profondamente su struttura e performance delle aziende – spiegano i curatori del Rapporto –. Ciò a testimonianza da un lato della forza di una tradizione secolare, dall’altro della fragilità di un sistema che viene messo in discussione nella sua capacità di continuare a esistere in una dimensione artigianale: le dinamiche per fatturato delle imprese intervistate vedono quelle con i maggiori volumi di affari registrare risultati migliori e anche crescita del personale». La struttura delle aziende, segnala ancora l’associazione, è mediamente di poco superiore ai quattro dipendenti
L’INDAGINE Negli anni 70 il numero complessivo degli addetti era circa il triplo rispetto ai valori attuali, resistono le imprese più strutturate
e resta sbilanciata su alcune lavorazioni (scultura e oggettistica); a fare la differenza anche nei confronti dei Paesi più competitivi c’è il marchio del vetro artistico, che può tutelare la produzione e aiutare nella promozione; non a caso proprio le aziende aderenti a Promovetro si mostrano più predisposte alla realizzazione di nuovi prodotti o al restyling degli esistenti.