Mosca contro Bruxelles: «Violate norme etiche»
pIl prossimo arrivo a Milano di Vladimir Putin, atteso all’Expo il 10 giugno; la necessità di rilanciare comunque le relazioni bilaterali, e quelle tra Russia e Unione Europea, sia sul piano economico che in tanti dossier internazionali; la nutrita presenza di imprenditori italiani al Forum economico di metà giugno a Pietroburgo; l’attenzione al “made in Italy” ma anche al “made with Italy” - produzioni congiunte italo-russe - per contrastare l’impatto delle sanzioni. La visita di Paolo Gentiloni ieri a Mosca ha cercato di andare contro la corrente di una giornata ancora tutta concentrata sulla “lista nera”, l’elenco di 89 politici e militari europei a cui è vietato l’ingresso nella Federazione Russa. Un’iniziativa, aveva scritto la Farnesina alla vigilia, di cui «non si comprendono le ragioni e le modalità».
E tuttavia la conferenza stampa seguita all’incontro con Gentiloni è stata per il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, l’occasione di spiegare il punto di vista di Mosca. «Ci accusano - ha detto Lavrov rispondendo a una domanda dell’agenzia Ansa - di aver stilato la lista delle persone a cui è precluso l’ingresso in Russia in modo arbitrario e ingiustificato, là dove invece l’Unione Europea ha rispettato tutte le regole. Sono in imbarazzo a discutere l’assurdità di una logica simile, il tentativo di sostituire il diritto internazionale con dei veri pregiudizi politici». Secondo Lavrov, la diffusione dei nomi contenuti nella lista - attraverso gli organi di stampa - è una «violazione di norme etiche».
La risposta del Cremlino alle sanzioni europee - tra queste un elenco di 151 russi e ucraini banditi dalla Ue per il loro coinvolgimento nell’annessione della Crimea e nella rivolta del Donbass - è un analogo elenco in vigore da tempo, ma che i russi non avevano voluto diffondere. Chiunque, spiegano, avrebbe potuto rivolgersi ai consolati della Federazione Russa in Europa per conoscere la propria posizione: nella “black list”, ha detto ieri Lavrov, sono incluse persone che avrebbero «appoggiato attivamente il colpo di Stato (del febbraio 2014 a Kiev, ndr) in seguito al quale i russi in Ucraina hanno iniziato a essere perseguiti e discriminati».
Tra queste è il deputato tedesco Karl-Georg Wellmann, fermato il 24 maggio scorso all’aeroporto moscovita di Sheremetevo e rimesso su un aereo per Berlino: «Trattato come un criminale», ha raccontato. In seguito alle pressioni della Germania, Mosca ha accettato di consegnare la famosa lista alla rappresentanza Ue in Russia, chiedendo però di non pubblicarla: poco dopo, l’elenco era già sul sito della tv finlandese. Ora i russi si sentono ingannati: «Non volevamo seguire il cattivo esempio della Ue - ha detto ieri Lavrov - e creare una chiassosa campagna leggendo i nomi ad alta voce».
Ma la lista, secondo il ministro Gentiloni, non aiuta un dialogo che non dovrebbe essere congelato a causa delle divergenze sull’Ucraina. Lo dimostrano i tanti fronti aperti - dalla Libia e i flussi migratori alla guerra al terrorismo e all’Isis - in cui Europa e Stati Uniti hanno bisogno della collaborazione russa, come ha anche dimostrato il recente incontro tra Putin e il segretario di Stato americano, John Kerry. A Mosca il ministro degli Esteri ha anche incontrato i rappresentanti della comunità imprenditoriale italiana: «Per chi fa business - ha detto - lavorare in un Paese in difficoltà come la Russia in questo momento non è facile». Un modo per consolidare comunque la presenza del nostro Paese, ha osservato Gentiloni, è «lavorare non solo sul nostro export ma anche fare lavorazioni insieme alla Russia. Non solo “made in Italy” ma anche “made with Italy”. Questo messaggio al governo russo interessa».