Francia e Germania unite sul fronte dell’immigrazione
Dichiarazione congiunta dei ministri degli Interni sul ricollocamento
pFrancia e Germania hanno espresso ieri una posizione comune sulla proposta della Commissione europea di gestire a livello europeo l’emergenza immigrazione. Il testo legislativo, presentato la settimana scorsa, prevede la ridistribuzione in tutta Europa di 40mila richiedenti asilo arrivati in Italia e Grecia. Pur chiedendo una revisione della proposta, Parigi e Berlino – come Roma – si sono dette d’accordo con i principi illustrati nella bozza legislativa. Il negoziato tra i Ventotto è appena iniziato, ma emerge spazio per un accordo.
In un comunicato congiunto, Berlino e Parigi hanno spiegato che gli arrivi di migranti sulle coste mediterranee richiedono una risposta «a livello europeo», fondata «sui principi di responsabilità, di solidarietà e distribuendo più equamente gli sforzi nell’Unione » . I due paesi, tuttavia, chiedono una revisione della chiave di ripartizione, proposta da Bruxelles e basata su quattro criteri: il prodotto interno lordo, la popolazione, il tasso di disoccupazione, il ruolo passato nell’accogliere i rifugiati.
Ciascun criterio avrà un peso relativo nella formula messa a punto dalla Commissione europea: rispettivamente del 40, 40, 10 e 10%. «Questa chia- ve di ripartizione dovrà prendere in conto prima di tutto gli sforzi già effettuati dagli stati membri alla luce della protezione internazionale e di altre forme di assistenza già predisposte», si legge nel comunicato di ieri mattina. Nel contempo, Berlino e Parigi ricordano che la ridistibuzione vale per 24 mesi e sottolineano che «le regole di Dublino devono continuare a prevalere».
Nei fatti, la proposta della Commissione rimette in discussione il Principio di Dublino, vale a dire la regola secondo la quale il paese responsabile di concedere l’asilo è quello di primo sbarco. Tutti i paesi sanno che Bruxelles vuole presentare nel 2016 una possibile riforma di questo principio e che la proposta oggi in discussione è un primo tassello verso una revisione del regolamento europeo. Per ora, la contrarietà franco- tedesca su questo punto è di prammatica. Andrà valutata l’anno prossimo, quando la questione sarà realmente sul tavolo.
Il tema dell’immigrazione è politicamente delicato, soprattutto in Francia, a due anni dalle prossime incerte elezioni presidenziali. Stretto tra il Front National e il Front de Gauche, il governo socialista del presidente François Hollande si è allineato a Italia e Germania a favore della proposta comunitaria, solo dopo che Bruxelles ha limitato il ricollocamento agli immigrati bisognosi di protezione internazionale, una categoria di persone che certo non può lasciare indifferente il paese della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo.
Le prime discussioni tecni- che tra i Ventotto in vista di una riunione dei ministri degli Interni a metà giugno ha fatto emergere tre gruppi di paesi. Del primo gruppo fanno parte gli stati favorevoli alla proposta: tra gli altri, oltre alla Germania, alla Francia e all’Italia, anche la Svezia, l’Austria, la Grecia. Nel secondo gruppo, vi sono molti stati dell’Est Europa, contrari perché il testo impone l’obbligatorietà della ridistribuzione allorché nel vertice di aprile i Ventotto si erano messi d’accordo su una ricollocazione volontaria (si veda Il Sole/24 Ore del 24 aprile).
Nelle prime riunioni tra diplomatici, molto negative sono state sia la Repubblica ceca che l’Ungheria. Da segnalare il caso della Bulgaria, anch’essa alle prese con arrivi massicci di profughi. Una parte dell’establishment locale vorrebbe che anche il paese balcanico fosse incluso, con Italia e Grecia, tra gli stati membri che potranno beneficiare della ridistribuzione di asilanti.
Nel terzo gruppo, infine, vi sono Spagna e Portogallo, che criticano i criteri scelti per suddividere le 40mila persone da ridistribuire nell’Unione. Mettendo l’accento sui parametri, nel loro comunicato Berlino e Parigi vengono incontro a Madrid e Lisbona. Il provvedimento deve passare con maggioranza qualificata: «Sarà una questione di numeri – spiega un funzionario europeo –. Se il totale degli asilanti da ridistribure è di 40mila e se si cambiano i criteri di ridistribuzione, c’è chi ne riceverà di meno ma anche chi ne riceverà di più. È su questo che bisognerà trovare una intesa».
«Si tenga conto di più degli sforzi già compiuti da alcuni Stati»