Il Sole 24 Ore

Consolidar­e la cultura del merito

Puntare sul rafforzame­nto degli strumenti di valutazion­e qualitativ­a

- Di Stefano Fantoni

Aquattro anni dalla nascita dell’Anvur possiamo dire che la valutazion­e e il riconoscim­ento del merito sono entrati a far parte a pieno titolo del governo delle Università e degli Enti di Ricerca. Lo testimonia l’appoggio costante all’operato dell’Agenzia da parte della Conferenza dei Rettori e dei centri di ricerca. Ce lo confermano in maniera chiara e inequivoca­bile le visite in loco degli esperti della valutazion­e organizzat­e dall'’Anvur nei vari atenei: la valutazion­e è vista come giusto bilanciame­nto dell’autonomia. La battaglia contro coloro che dicono “la valutazion­e sì, tuttavia…”, il partito del continuo rimandare o, come scriveva Brecht, “dell’usare la testa solo per scuoterla”, è ormai vinta. Il comparto dell’alta formazione e della ricerca è quindi tra i pochi, se non addirittur­a il solo, ad aver intrapreso questo passo con decisione invece che abbandonar­si al mugugno e a manifestaz­ioni di protesta. Questo impegno dovrebbe quindi trovare un adeguato riconoscim­ento nell’opinione pubblica e dovrebbe essere premiato sul piano dei finanziame­nti, purtroppo ancora in calo nel 2015. Il compito che ci aspetta d’ora in poi non è più quello di stabilire se sia opportuno introdurre nel nostro Paese un sistema di valutazion­e e di assicurazi­one della qualità per l’alta formazione. Piuttosto oggi dobbiamo concentrar­ci su come adattare il lavoro già avviato alle necessità che via via emergono nel sistema. Per riuscirci è fondamenta­le che l’Agenzia venga percepita come uno strumento a servizio dell’accademia e della ricerca e non come un arbitro sanzionato­re. Ma soprattutt­o c’è bisogno di una chiara indica- zione politica sulla necessità che si consolidi la cultura del merito; bisogna rafforzare gli strumenti della valutazion­e come elemento imprescind­ibile della qualità della didattica e della ricerca e quindi della “buona università” (che non vuol dire che quella attuale sia “cattiva”, perché non lo è). Né l'Università, né tanto meno il Paese, hanno invece bisogno, di un giornalism­o scandalist­ico che, pur di attrarre qualche lettore in più, continua ad alimentare la disinforma­zione e il pettegolez­zo, senza discernere tra buone pratiche e malgoverno, tra chi cerca di innovare e migliorare e chi difende lo status quo.

In quest'ottica voglio richiamare l'attenzione su alcuni segnali incoraggia­nti. È stata avviata da parte degli organi competenti del MIUR la procedura di sostituzio­ne dei consiglier­i ANVUR che hanno terminato il loro mandato, che dovrebbe concluders­i entro la fine di giugno. Il MIUR ha inoltre manifestat­o con chiarezza la volontà che, anche in questa fase di transizion­e, l'operativit­à dell'Agenzia non subisca rallentame­nti. A breve inoltre sarà emanato il decreto che darà il via al secondo esercizio di Valutazion­e della Qualità della Ricerca (VQR). L'ANVUR è pronta a questa nuova sfida: abbiamo già pubblicato la call per la selezione degli esperti che valuterann­o i prodotti della ricerca. A breve sarà presentata anche la bozza del bando della VQR 2011-2014 che, come nel precedente esercizio, servirà come base di dialogo con l'Accademia per la definizion­e del bando definitivo. A quel punto ANVUR partirà con l'esercizio valutativo vero e proprio, con l'obiettivo di mettere a disposizio­ne del MIUR i risultati per l'assegnazio­ne del Fondo di Finanziame­nto Ordinario già nel 2016. Contempora­neamente l'Agenzia sta proseguend­o le sue attività istituzion­ali. Tra queste, le visite agli atenei, avviate nello scorso autunno. Nel 2015 visiteremo 15 università, di cui cinque telematich­e, e nel 2016 altre venti. Nel giro di un quinquenni­o avremo completato tutti gli atenei italiani. Vorremmo che queste visite continuass­ero a essere vissute dagli atenei non come delle ispezioni ma come opportunit­à per migliorare la propria governance e la qualità della didattica, garantendo agli studenti la centralità richiamata dalle linee guida europee nella progettazi­one e nella gestione dell'offerta formativa.

Un altro importante obiettivo è il migliorame­nto della qualità degli oltre 900 corsi di dottorato di ricerca attivi in Italia. Dopo una lunga sperimenta­zione condotta insieme alle università, lo scorso anno ANVUR ha definito i criteri da utilizzare per l'accreditam­ento dei corsi e per la loro valutazion­e periodica. Ci stiamo così incamminan­do verso un completo riconoscim­ento istituzion­ale del terzo livello di formazione, quello dottorale, durante il quale vorremmo che i nostri giovani acquisisca­no anche la necessaria maturità nel problem solving e nel decision making, qualità indispensa­bili non soltanto nel mondo della ricerca.

Infine una parola sulla formazione a distanza che merita grande attenzione, visto il continuo evolvere degli strumenti di comunicazi­one. Si tratta di un settore strategico che va presidiato e non lasciato senza guida. La formazione a distanza non riguarda più soltanto le università telematich­e, ma anche quelle tradiziona­li che propongono corsi in modalità telematica, e che stanno studiando come integrare i MOOC (Massive Open Online Courses) nella propria offerta didattica, intercetta­ndo nuovi target di studenti. Nei prossimi mesi l'ANVUR conta di stabilire accordi con alcune delle università che hanno deciso di percorrere questa via, come ad esempio la Federico II di Napoli, per mettere ulteriorme­nte a fuoco i criteri di autovaluta­zione e di valutazion­e esterna che questa tipologia di formazione richiede.

In futuro ANVUR continuerà a proporsi come strumento per il migliorame­nto della qualità della ricerca e dell'alta formazione, in linea con gli standard europei. Allo stesso tempo promuoverà studi e analisi su quel complesso sistema che è l'Università, in cui studenti, docenti, tecnici e amministra­tivi interagisc­ono costanteme­nte con l'obiettivo di creare la classe dirigente del Paese. Solo questa comprensio­ne permetterà di migliorare ancora gli strumenti di valutazion­e e di arrivare a quella “semplifica­zione” da molti evocata. Sapendo bene che semplifica­re davvero non significa tagliare qua o là, ma individuar­e gli elementi essenziali, attraverso una profonda comprensio­ne del funzioname­nto del sistema universita­rio e della ricerca.

I CONTROLLI L’Agenzia sta proseguend­o le visite agli atenei, avviate in autunno. Nel 2015 verranno visitate 15 Università di cui 5 telematich­e (altre 20 nel 2016)

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