Il Sole 24 Ore

Artsana al bivio tra Borsa e nuove acquisizio­ni

- Marigia Mangano

pIl dossier è sul tavolo di diversi fondi di private equity. Ma per il momento il gruppo Artsana, la multinazio­nale dedicata al mondo dei bambini, va avanti da sola. E il mercato «punta» sulla quotazione in Borsa.

pIl dossier è s ul t avolo di diversi f ondi di private equity. Ma peril moment oil gruppo Artsana, la multinazio­nale dedicata al mondo dei bambini, va avanti da sola. Anche perché, assicural ’ amministra­tore delegato Claudio De Conto, « il gruppo ha finalmente ritrovato quell a flessibili­tà finanzi ari a necessaria per coglierele migliori opport unità di crescita » .

È una storia tutta italiana quella di Artsana, a capo di marchi noti come Chicco, Prenatal, Lycia Pic e Control con 1,2 miliardi di ricavi. Due anni fa la scelta della famiglia comasca Catelli, azionista del gruppo in piena proprietà, è stata quella di affidare tutte le deleghe a un manager esterno, De Conto, ex Pirelli, subentrato a Michele Catelli, figlio del f ondatore Pietro. In quella occasione la famiglia ha deciso, dopo 70 anni di storia, di giocare la carta del manager esterno per riportare il gruppo in una posizione di forza dopo la pesante crisi di mercato partita nel 2009.

Il tutto è stato portato avanti contestual­mente a una riorganizz­azione societaria che ha visto la creazione di una holding (Artsana Group) dove è confluito il controllo di Artsana spa e dove è rimasta in prima fila la seconda generazion­e dei Catelli: Michele, Enrico e Francesca. Solo sul fronte della proprietà però: «La famiglia mi ha affidato la gestione, ma restando molto presente con un contributo essenziale di esperienza e conoscenza del settore » , osserva De Conto. Tutto ciò ha permesso di ribaltare gli equilibri finanziari della multinazio­nale che oggi è in grado di giocare da protagonis­ta in eventuali progetti di aggregazio­ne. Due numeri danno l’idea di quanto, negli ultimi due anni, sia cambiato il bilancio del gruppo comasco. Nel 2012 i debiti, prima della cessione degli asset di Serenity (pannolini di incontinen­za), erano pari a 272 milioni di euro circa con una ebitda di 73 milioni. Con la vendita della divisione, l’indebitame­nto era sceso a parità di perimetro a 170 milioni di euro a fronte di una ebitda di 56,4 milioni circa. Oggi il gruppo è riuscito a ribaltare il rapporto tra debiti e redditivit­à: l’Ebitda è salito a 96,2 milioni di euro e i debiti si sono ridimensio­nati ad appena 40 milioni».

«L’obiettivo era quello di creare valore migliorand­o la redditivit­à e riducendo il capitale investito», osserva De Conto, «abbiamo lavorato molto in termini di efficienza, nel lancio di nuovi prodotti e di crescita all'estero con un fatturato che oggi supera i 600 milioni di euro oltreconfi­ne » . Tutto questo è stato accompagna­to «dal forte migliorame­nto di Prenatal che ha permesso l’operazione di accorpamen­to con Toys Center e bimbo store».

Insomma, oggi Artsana può guardare con maggiore serenità a una nuova fase di crescita che – osserva De Conto – passa dal rafforzame­nto negli attuali mercati di riferiment­o, partendo dagli Stati Uniti, all'ingresso in altri mercati giudicati interessan­ti come l'Asia.

Evidenteme­nte, tra i due settori in cui il gruppo è attivo, ovvero il Baby Care ed Health & Beauty, il primo rappresent­a il trampolino di lancio per eventuali acquisizio­ni. Questo però non significa che ci siano “asset in vendita”.

Almeno per ora, assicura De Conto. « I tassi di crescita della divisione health & Beauty sono stati molto el evati in questi anni, anche se sulfronte dell a dimensione del fatturat oi l Baby Care r appresent a l ’ 80 per centosul totale ». Quanto alle future mosse del gruppo, che s econdo indiscrezi­oni avrebbe allo studio la quotazione i n Borsa, De Conto butta acqua sulfuoco: « Al momento non cisono piani in cantiere, così come l a proprietàr­es tas aldamente nelle mani della f amiglia » .

IL MANAGER «Abbiamo lavorato in termini di efficienza, nel lancio di nuovi prodotti e di crescita all'estero: il fatturato supera i 600 millioni oltreconfi­ne»

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IMAGOECONO­MICA Il manager. Claudio De Conto

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