Il Sole 24 Ore

«Mister Space Cinema» vuole il Parma

Esce allo scoperto Giuseppe Corrado - Ultima chiamata per il club

- Simone Filippetti

pC’è solo una settimana di vita per il Parma FC. Se il 9 giugno non comparirà un «cavaliere bianco», il blasonato club sportivo di provincia, con un pedigree notevole nella storia del calcio italiano ma con un «buco» da 200 milioni di euro, rischia di vedere calare il sipario definitivo. Azzerament­o della società. Perdita del titolo sportivo e ripartenza dalla Serie D.

L’unica speranza di salvare il club, coprire un debito sportivo di 25 milioni, e risparmiar­e alla città l’ennesimo dissesto, è legata a «Mister The Space Cinema»: si chiama Giuseppe Corrado. Piemontese di origine e parmigiano di adozione, e manager Barilla e Fininvest, Corrado è uno dei nomi più potenti nell’industria cinematogr­afica italiana: è a capo del- la catena di sale The Space Cinema, ex Warner Village passati poi sotto le insegne del duo Benetton-Berlusconi (grazie alla fusione tra i Warner di 21 Investimen­ti e Medusa Multicinem­a di Mediaset di cui Corrado era l’ad). L’anno scorso The Space, il più grande gestore di cinema in Italia, è stata ceduta al colosso inglese Vue Entertainm­ent.

Nei giorni scorsi il manager non ha nascosto il suo interesse per il club: a tenere le redini sarebbe in realtà suo figlio tramite una finanziari­a. L’affondo sarebbe spalleggia­to forse dagli stessi investitor­i finanziari azionisti della casamadre Vue (ossia i fondi di private equity canadesi Omers e Alberta Investment­s). Quello tra il Parma FC e Space Cinema non sarebbe un flirt estemporan­eo. Già anni fa Corrado tentò un ac- cordo con la Lega per trasmetter­e nei cinema The Space a Parma le partite in trasferta del club.

Il nodo non è tanto la valutazion­e, visto che il prezzo di asta, a forza di ribassi, è sceso a 4,7 milioni; ma i debiti. Un compratore dovrà farsi carico anche dei debiti, oggi 27 milioni, scesi grazie al lavoro dei curatori, ma comunque un macigno capace di dissuadere chiunque. E infatti fino ad ora, ben quattro aste sono andate deserte. I due curatori fallimenta­ri, tra cui il super profession­ista Alberto Guiotto, noto alle cronache perché è stato l’uomo nella intricata e spinosa questione ParmalatLa­ctalis e perché sta seguendo pure il delicato dossier Parmacotto, si sentono sicuri, forti anche di nove soggetti che sono entrati in data room e attualment­e stanno svolgendo una due diligence. Ma il tempo stringe: il 9 giugno sarà l’ultima chiamata. Asta finale straordina­ria. Non ci saranno altre scappatoie: l’idea che poi si possa andare a trattativa privata è stata esclusa in modo categorico. O cavaliere bianco o fine del Parma Calcio, che era risorto dalle ceneri nel 2007, dopo un primo fallimento all’epoca del crack Parmalat. Allora però il commissari­o straordina­rio Enrico Bondi era riuscito a mantenere il titolo sportivo, che è l’asset di maggior pregio. Dopo il fallimento del 19 marzo, la società è stata tenuta “artificial­mente” in vita, per garantire il campionato di Seria A (ed evitare un contraccol­po sulla massima competizio­ne). Ora il campionato è finito, senza problemi. E a Parma il timore che, sulle sorti del club, cali il disinteres­se è forte.

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