Il Sole 24 Ore

Hollande: annientere­mo l’Isis Putin-Erdogan, nuovo scontro

Renzi: prima delle bombe, una strategia sul «dopo» Tre siriani arrestati a Ancona con passaporti falsi

- Moussanet, Negri, Pelosi, Ludovico e l’analisi di Sergio Fabbrini

La Francia ha commemorat­o le vittime del 13 novembre. Hollande: annientere­mo l’Isis. Parigi apre su Assad: utile contro il Califfato. Nuove scintille tra Putin ed Erdogan. Renzi chiede che ci sia una strategia per il dopo-bombardame­nti. Tre siriani arrestati a Ancona con passaporti falsi.

Che impression­e vedere FrançoisHo­llan de attraversa­re il cortile d’onore degli Invalidi spazzato da un vento gelido. Una figurina nera persa nell’immensità del selciato. Un uomo solo che trattiene a stento le lacrime. La Marsiglies­e suonata dalla banda della Guardia repubblica­na non basta ad attenuare questa immagine quasi metafisica. Una scena che ha qualcosa di agghiaccia­nte. Agghiaccia­nte come i terribili eventi che questa cerimonia serve a commemorar­e.

Alle dieci e mezza in punto inizia l’omaggio solenne della Francia ai «martiri del 13 novembre», come li chiama il presidente. Un rituale collettivo che serve a ricordare le vittime. A dire ai sopravviss­uti che non sono soli. E a cercare di dare un senso–sempre chesiaposs­ibile-aunamortet­anto assurda. Centotrent­a eroi loro malgrado. Eroi civili, eroi ordinari. Ricordati e celebrati nel luogo simbolico dei saluti agli eroi militari. D’altronde anche questa è una guerra.

Un addio in musica, com’è giusto. Con la parola «amore» tante volte cantata, ripetuta, ribadita, insistita. Nelle canzoni, le poesie, di Jacques Brel, con la sua“Quandonon si hach el’ amore ”, e di Barbara, che in Perlimpinp­in invita ad amare «con ebbrezza». Mentre sul maxischerm­o scorrono i volti delle vittime innocenti.

Poi – per undici interminab­ili, insopporta­bili minuti – l’elenco dei caduti. I nomi e le età di quelli che ormai vengono chiamati “la generazion­e Bataclan”. Erano quasi tutti così giovani che sembra strano sentire ogni tanto «58 anni, 61 anni, 63 anni». Quando viene letto il nome di Lola Ouzounian, 17 anni, Hollande abbassa lo sguardo. Ma come si fa? Com’è possibile che si muoia a 17 anni andando a sentire un concerto, a bere un bicchiere con gli amici? «Centotrent­a risa teche non », dice il presidente dei francesi. E anche noi facciamo fatica a trattenere le lacrime.

Hollande attraversa il cortile, sale sul palco, si avvicina al microfono per l’ennesimo sforzo immane di queste due terribili settimane. Forse il più difficile: parlare ai parenti dei morti, seduti di fronte a lui, e ai feriti, che non dimentiche­ranno mai.

«Un’orda di assassini – dice Hollande trovando ancora una volta le parole giuste – ha ucciso 130 dei nostri, in nome di una causa folle e di un Dio tradito. Vi prometto solennemen­te che la Francia farà di tutto per distrugger­e l’armata di fanatici che ha commesso questi crimini. Ma vi prometto anche che la Francia non cambierà. Il nemico è il fanatismo, l’oscurantis­mo. Lo batteremo insieme, con le nostre armi, quelle della democrazia. Combattere­mo questa battaglia fino in fondo e la vinceremo. Rispondere­mo moltiplica­ndo le canzoni, i concerti, gli spettacoli. Loro hanno il culto della morte, noi abbiamo l’amore della vita».

Ci sono anche delle sedie vuote, nella tribuna che ospita le famiglie delle vittime. Tre di loro hanno deciso di non partecipar­e, di rifiutare l’omaggio dello Stato. Perché ritengono che non sia stato fatto abbastanza dopo le stragi di gennaio, a Charlie Hebdo e all’ipermercat­o kasher, perché alle parole di fermezza non sono seguiti i fatti, perché si è dovuta aspettare un’altra carneficin­a per varare finalmente misure straordina­rie. Come lo stato di emergenza, che ha costretto Parigi a derogare temporanea­mente alla Convenzion­e sui diritti dell’uomo».

O con motivazion­i più politiche, perché si è lasciato che tante periferie si trasformas­sero in ghetti, diventati immensi serbatoi di reclutamen­to per l’estremismo islamico.

Neppure l’invito a esporre la bandiera alle finestre è stato raccolto massicciam­ente. Non erano molte, ieri, le case con il tricolore.

Pazienza. L’importante è che agli Invalidi la Francia abbia offerto la miglior immagine di sé: unita nel dolore ma anche nella volontà di lottare e continuare a vivere nel modo che ha scelto. Liberament­e.

Certo, ora bisogna che si vada avanti sui tanti fronti aperti. Tra cui quello diplomatic­o e militare. Che nel giorno successivo al verticedi Mosca tra Hol lande ePut in ha registrato l’ennesima correzione di rotta da parte di Parigi. Dopo aver rinunciato alla pregiudizi­ale dell’uscita di scena di Assad, per bocca del ministro degli Esteri Laurent Fabius ha riconosciu­to che l’esercito siriano – sia pure nel quadro del processo di transizion­e - può svolgere un ruolo prezioso nella lotta sul campo allo Stato islamico.

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Bandiere francesi alle finestre di un edificio vicino a Invalides (in alto) dove ieri François Hollande (in basso a sinistra) ha commemorat­o in una cermonia di stato le 130 vittime della strage di venerdì 13 novembre davanti alle famiglie e...
JACKY NAEGELEN/REUTERS L’omaggio. Bandiere francesi alle finestre di un edificio vicino a Invalides (in alto) dove ieri François Hollande (in basso a sinistra) ha commemorat­o in una cermonia di stato le 130 vittime della strage di venerdì 13 novembre davanti alle famiglie e...
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