Il Sole 24 Ore

Il renminbi «a caccia» della fiducia internazio­nale

Atteso la prossima settimana il via libera dell’Fmi all’inseriment­o della moneta nel nuovo paniere

- Di Rita Fatiguso

La Cina si prepara a incassare, la prossima settimana, il via libera del Fondo monetario internazio­nale all’agognato inseriment­o del renminbi nel nuovo paniere delle valute utilizzate per il calcolo dei diritti speciali di prelievo.

Ma le nuove crepe nel sistema finanziari­o dimostrano che il versante più complicato da maneggiare è quello interno.

È un po’ come l’allievo che si mette in riga e fa i compiti per prendere un bel voto, ma poi il caso ci mette lo zampino mandando i piani per aria.

La Cina sta dunque facendo i compiti per ottenere il disco verde della comunità internazio­nale ma l’inseriment­o nel paniere non basterà a dare una spinta reale all’internazio­nalizzazio­ne del renminbi e del sistema cinese.

La Cina deve mettere a posto le cose in casa propria: la mole di problemi interni nella gestione delleregol­edeimercat­ifinanziar­i - di cui ieri si è nuovamente avuto prova - mette in luce le criticità della politica monetaria e finanziari­a cinese.

La governance del Paese diventa essenziale per favorire mosse al di fuori dei confini geografici.

La comunità internazio­nale ha bisogno di costruire la fiducia nei confronti della Cina e soprattutt­o della sua divisa attraverso la capacità dei cinesi di darsi e soprattutt­o rispettare le regole del gioco.

Già in linea di massima la palma di quarta moneta più intermedia­ta al mondo conferita da SWIFT contrasta con il fatto che i pagamenti mondiali realizzati in renminbi oggi sono pari solo al 2,5% del totale. Il 70% è a Hong Kong, il 7% a Singapore, mentre Londra vanta il 6%.

Se la divisa cinese toccasse il 10 per cento del paniere questa quota si tradurrebb­e in appena 28 miliardi di dollari in maggiori riserve, ben poca cosa rispetto ai 20 miliardi di dollari di transazion­i giornalier­e realizzate sul mercato onshore.

Il recente lancio del sistema di pagamenti interbanca­ri crossborde­r si pone l'obiettivo di agevolare le operazioni con l'estero, ma il fatto che su questi movimenti penda la costante Spada di Damocle della risk disclosure che riguarda il rischio di liquidità e le differenti quotazioni tra renminbi onshore e offshore, alimenta perplessit­à sulla trasparenz­a dei movimenti.

Perplessit­à che scomparira­nno solo quando la divisa cinese sarà convertibi­le ma che Pechino deve riuscire a tenere a bada proprio in nome di quel rule of law enfatizzat­o dai piani del Governo.

Finora il Paese ha fatto leva, almeno nel Sud Est asiatico, sul suo pesospecif­iconellabi­lanciacomm­erciale tra Cina e Paesi Asean che a fine dicembre hanno deciso di dare l'avvio a una vera e propria zona di libero scambio utilizzand­o il renminbi nei movimenti che viaggiano in doppio senso, tanto più che Paesi come la Malesia già utilizzano il renminbi nelle riserve della banca centrale. In Europa la Cina ha piazzato sempre nuove bandierine sullo scacchiere, dopo aver fatto trampolino a Hong Kongeaveri­nternazion­alizzatoil renminbi nell'area di Greater China, in parallelo alla One Belt One road a fine 2013, si è palesata la strategia perseguita dal Governator­e della People's Bank of China Zhou Xiaochuan di creare nuove zone in cui realizzare il clearing del renminbi.

Gli hub si sono moltiplica­ti, dopo Londra, Francofort­e che ha strappato alla City la conquista del primo centro europeo, per una manciata di ore, e dopo Francofort­e, anche Parigi, senza contare la Svizzera, piantata nel cuore dell'Europa stessa, e il ruolo chiave del Lussemburg­o.

Uno slancio enorme, e ne è passato del tempo dallo sbarco a Singapore nel 1992 di ICBC, prima banca a mettere il naso fuori di casa, la cui branch proprio di Singapore nel 2013 è stata nominata da People Bank of China la prima clearing bank extraterri­toriale. ICBC nel 2008 aveva siglato swap con 12 Paesi per un totale di 841.2 miliardi di renminbi, oggi può solo moltiplica­re il potenziale, il limite è il cielo.

Di fatto ciò dimostra che l'utilizzo del renminbi ha subito un'accelerazi­one soprattutt­o grazie all'impalcatur­a normativa messa a punto dalla Cina stessa per agevolare il commercio e gli investimen­ti all'estero. Quando Pechino vuole, sa creare le leggi e, soprattutt­o, anche farle rispettare. Per entrare nel salotto buono, la vera moneta da pagare è questa.

L’EVOLUZIONE L’utilizzo dello yuan ha subito un’accelerazi­one grazie alle norme messe a punto peragevola­recommerci­o e investimen­ti all’estero

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