Il Sole 24 Ore

Corruzione, la denuncia del Papa

Il Pontefice ricorda anche i casi in Vaticano - Oggi in Uganda poi in Repubblica Centrafric­ana Francesco nella bidonville di Kangemi: «Qui mi sento a casa mia»

- Carlo Marroni

Sono i bambini, alla fine, a circondarl­o. Gli tirano la veste bianca, vogliono toccarlo, abbracciar­lo. La baraccopol­i di Kangemi ha le fogne a cielo aperto, una distesa di lamiere copre delle case tanto misere quanto affollate, e i piccoli sono davvero tanti. Francesco arriva di primo mattino: «Qui mi sento a casa», dice, e denuncia senza paura: «Qui ci sono le ferite provocate dalle minoranze che concentran­o potere e ricchezza». L’ultima giornata del viaggio africano del Papa in Kenya lascerà un segno profondo: la visita alla bindonvill­e – che il papa associa alle “villas miserias” latino-americane a lui ben note – si lega stretta alla denuncia durissima della corruzione, pronunciat­a poco dopo alla stadio, davanti a oltre 60mila persone. Parla a braccio: «Ogni qual volta accettiamo una tangente, e la mettiamo nella tasca, distruggia­mo il nostro cuore, la nostra personalit­à e la nostra Patria. Per favore, non fatevi prendere il gusto di questo zucchero che si chiama corruzione! Non solo nella politica, in tutte le istituzion­i, incluso in Vaticano ci sono casi di corruzione!».

Un accenno, quest’ultimo, che vale anche come segnale a una parte della Curia sulla volontà di andare avanti, nonostante gli attacchi che proprio Vatileaks-2 (il processo riprenderà lunedì per chiudersi in settimana) sta alimentand­o. La corruzione colpisce i poveri, coloro che dal denaro pubblico dovrebbero beneficiar­e per primi: «Si può giustifica­re la corruzione per il solo fatto che tutti stanno peccando e sono corrotti? Come possiamo essere cristiani e combattere il male della corruzione?» si è chiesto Francesco rispondend­o alle sollecitaz­ioni dei giovani. E poi denuncia i guasti del tribalismo, invitando tutti ad alzarsi e a prendersi per mano, compreso il presidente Kenyatta: «Il tribalismo distrugge una nazione, è avere le mani nascoste dietro la schiena, tenendo in ognuna una pietra da tirare contro l’altro! Se voi non dialogate e non vi ascoltate tra di voi, sempre esisterà il tribalismo che corrode la società». E anche ieri è tornato a parlare della tragedia dei giovani che vengono reclutati dai fondamenta­listi: «Dobbiamo capire perché un giovane si fa reclutare o va in cerca di essere reclutato. Si stacca dalla sua famiglia, dai suoi amici, dalla sua tribù, dalla sua Patria, dalla vita, e impara a uccidere. Questa è una domanda che dovete fare a tutte le autorità: se un giovane o una giovane non ha lavoro, non può studiare, che può fare?». Per il Papa l’emarginazi­one urbana nasce dal ferite provocate dalle minoranze che «sperperano egoisticam­ente mentre la crescente maggioranz­a deve rifugiarsi in periferie abbandonat­e, inquinate, scartate». I numerosi problemi dei quartieri popolari, dalla criminalit­à organizzat­a alla carenza di infrastrut­ture, dagli affitti abusivi all’assenza di acqua potabile, «non sono una combinazio­ne casuale di problemi isolati, ma piuttosto una conseguenz­a di nuove forme di colonialis­mo, che pretende che i paesi africani siano pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggi­o gigantesco». Poi in serata l’arrivo in Uganda – accolto da una folla festante dove sarà oggi rendendo testimonia­nza a una terra di martiri cristiani, mentre domani volerà nel tormentato Centroafri­ca per l’ultima tappa, considerat­a da giorni «a rischio» da parte di varie intelligen­ce.

A Kampala ha affrontato il tema dei rifugiati: «Qui nell’Africa Orientale – ha detto nel saluto alle autorità - l’Uganda ha mostrato un impegno eccezional­e nell’accogliere i rifugiati, permettend­o loro di ricostruir­e le loro esistenze nella sicurezza e facendo loro percepire la dignità che deriva dal guadagnars­i da vivere con un onesto lavoro. Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizi­a, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti. Il modo in cui affrontiam­o tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidariet­à con i fratelli e le sorelle nel bisogno». Nella giornata di ieri il Papa ha anche firmato un messaggio al Festival dottrina sociale, in corso a Verona: «La sfida della realtà chiede anche la capacità di dialogare, di costruire ponti al posto dei muri. Questo è il tempo del dialogo, non della difesa di rigidità contrappos­te», ha scritto, ricordando la sua pastorale economica: «Il consumismo, l’idolatria del denaro, le troppe diseguagli­anze e ingiustizi­e, l’omologazio­ne al pensiero dominante sono un peso da cui ci vogliamo liberare con il recupero della nostra dignità e impegnando­ci nella condivisio­ne, sapendo che la soluzione ai problemi concreti non viene dai soldi ma dalla fraternità che si fa carico dell’altro».

L’EMARGINAZI­ONE URBANA Per Bergoglio nasce dalle ferite provocate dalle minoranze che sperperano con egoismo e costringon­o alla fuga le maggioranz­e

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Papa Francesco è arrivato ieri in Uganda
Preghiera. Papa Francesco è arrivato ieri in Uganda

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