«Csm, vincoli più stretti per il disciplinare»
Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura
pNon si possono cancellare le correnti. Tanto meno con una legge elettorale. Tra momento disciplinare e gestione vanno rafforzate le incompatibilità. L’organizzazione delle procure verrà rivista. Una giustizia veloce non è sinonimo di scarsa qualità. Il vicepresidentedelCsm Giovanni Leg nini failp unto sulle principali questioni aperte in un’intervista nell’ambito della Conferenza nazionale dell’avvocatura a Torino.
Vicepresidente Legnini, a breve la commissione ministeriale presenterà le proposte su legge elettorale e sezione disciplinare. Pare possibile l’ introduzione di una pluralità di collegi e per rafforzare le incompatibilità tra disciplinare e gestione. Le sembrano soluzioni accettabili?
In termini generali. Noi siamo pronti a dare il massimo contributo ai lavori del ministero e, facendo leva sulla normazione secondaria, formuleremo anche nostre proposte. La correnti poi non si possono cancellare con una legge elettorale; esiste la libertà di espressione, sarebbe come volere cancellare i partiti per legge. Altro èilc or rentis mo e il suo peso nei lavori del Consiglio. Prevedere più collegi territoriali può servire a fare emergere candidature più indipendenti, ma nello stesso tempo potrebbe esserci un rischio di legame eccessivo con la realtà territoriale di riferimento. Quanto al sistema disciplinare, senza toccare la Costituzione, si può pensare di rafforzare le incompatibilità tra chi è componente della sezione disciplinare e chi è chiamato alla gestione delle nomine.
Non crede che la magistratura sarebbe più credibile se le valutazioni di professionalità fossero svolte in maniera più severa e meno compiacente? Forse casi come quello di Palermo si potevano prevenire…
Senza dubbio. Posso però anticipare che nel 2016 questo sarà uno dei temi principali di lavoro. Penso anche che strumenti a disposizione del Consiglio, come l’incompatibilità ambientale e funzionale sono troppo blandi e vanno irrobustiti. Quanto alla discrezionalità del giudice delegato nell’assegnazione degli incarichi non deve essere un tabù e va regolamentata nel segno della trasparenza. Intanto abbiano affrontato la materia degli incarichi direttivi e semidirettivi. Penso che sia stato fatto un buon lavoro, fissa- no criteri oggettivi almeno nella fase preliminare, che permetteranno l’estensione del numero dei candidati e poi l’esercizio di una discrezionalità, con motivazione delle scelte, legata veramente al merito.
I dati sugli uffici giudiziari segnalano che non sempre le peggiori performances sono realizzate da sedi in sofferenza per organici e risorse. C’entra invece la capacità organizzativa del magistrato che guida l’ufficio.
Posso dire che non sempre nel passato la capacità gestionale era considerata tra gli elementi centrali nell’assegnazione degli incarichi. Una quota del problema arretrato è da ascrivere alle capacità di gestione, non sempre eccellenti, dei vertici degli uffici; tuttavia passi avanti sono stati fatti e a breve penso licenzieremo un manuale con le buone pratiche organizzative. Come pure in agenda c’è una proposta sull’organizzazione delle Procure.
È possibile rafforzare le competenze dei consigli giudiziari?
È possibile e auspicabile. Il Consiglio superiore ha carichi di lavoro ingenti. Abbiamo fatto solo in questo scorcio di consiliatura 23mila delibere, a volte su temi di estremo dettaglio. I consigli giudiziari dovrebbero potere intervenire di più e anche la presenza degli avvocati andrebbe rafforzata.