Il Sole 24 Ore

Sinatra, Voce d’America

- Di Emanuela Martini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ballava bene, ma non quanto Gene Kelly, che era stato il suo maestro prima che nel 1945 girassero insieme Due marinaie una ragazza di Sidney,seguito, quattro anni dopo, da Ungi orno a New York di Donen e Kelly. Magrolino, fisico non atletico, volto un po’ sgualcito, il cinema faticava a dargli parti da protagonis­ta, nonostante l’azzurro limpido e disarmante degli occhi, che facevano impazzire milioni di fan. Perché una dote, che l’aveva reso celeberrim­o e adorato dai giovani fin dall’inizio degli anni Quaranta, ce l’aveva: la voce, forse la più bella dell’intera storia musicale americana, quella più riconoscib­ile, limpida e dotata di una vastissima gamma di toni, che era addirittur­a diventata il suo pseudonimo. The Voice (o anche Ol’ Blue Eyes): Frank Sinatra, nato cent’anni fa, il 12 dicembre del 1915, a Hoboken, da genitori di origine italiana, liceale un po’ svogliato, cantante a diciott’anni, celebre aventi, come solista dell’ orchestra diTommy Dorsey. 150 milioni di dischi venduti, ventuno Grammy Awards, un Emmy Award, un Oscar nel 1953, quando, dopo le parti di spalla di Gene Kelly, Frank Sinatra riuscì finalmente a convincere anche Hollywood del suo talento e la sua carica divistica.

Nel 1950, scaduto il contratto con la Mgm, Sin a tra intensific­a l’ attività di concertist­a ecroon er,fi no a sfinire la propria voce e ad avviarsi a quello che pare un prematuro declino, recuperato velocement­e con una nuova casa discografi­ca, la CapitolRec­ords, perla quale produce nel 1954 un ode iprimiLpde­ll astoria, Songs for Young Lovers, successo istantaneo sia per il nuovo formato che per il cantante. Contempora­neamente, tenta il rilancio cinematogr­afico: testardo,vuole a tutti i co stila parte del soldato Angelo Maggio nel film tratto dalb est sellerdiJa­mesJ on es Da qui all’eternità, diretto da Fred Zinnemann e interpreta­to dalle star Burt Lancaster, Deborah Kerr e Montgomery Clift. Una parte drammatica in un film duro dove Sin a tra non deve cantare e nemmeno amare ma solo patire le conseguenz­e dell’aggressiva grettezza dei commiliton­i. Tutti sono dubbiosi, Sin a tra accetta una paga quasi sindacale, ottiene il ruolo evince l’ Oscar come migliore attorenon protagonis­ta. Due annido po, un’ altra parte drammatica (e un’altra nomination all’Oscar), in L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger, dov’è finalmente il protagonis­ta, un giocatore di profession­e e morfinoman­e appena uscito di prigione e dalla droga.È con questi due film all’apparenza lontani dalle sue corde che nasce la vera carriera cinematogr­aficadi Sin a tra, che tra il 1953 e il 1963 interpreta circa due film all’ anno, alternando commedie, musicali e non, e ruoli drammatici: da Bulli e pupe di Mankiewicz e Alta società di Charles Walters e Pal Joey di George Sidney e Un uomo da vendere di Capra al bellissimo mélo di Minnelli Qualcuno verrà e l’inquietant­e thriller di Frankenhei­mer Va’ e uccidi.

Sinatra lavora di sottrazion­e, sulle sfumature che la sua aria macerata può assumere, conquistat­ore scanzonato e un po’ sfuggente e innamorato inaffidabi­le nelle commedie, oppure roso dalla disillusio­ne, fallito anzitempo, reduce disadattat­o o artista in crisi nei drammi, segnato sempre da una vena di ironia autolesion­ista, da unanonch al ance che lo rendonoine­dito nel panorama dell’ epoca e che anticipano le fisionomie divistiche che emergono nel cinema americano dei decenni successivi. Naturalmen­te, il Sinatra “quintessen­ziale” è quello del Clan, il Rat Pack, composto da lui e dagli amici Dean Martin, Sammy Davis jr., Peter Lawford, Joey Bishop e Shirley MacLaine, celebri nel cinema, nella musica e a Las Vegas, dovesi esibivano abitualmen­te, spesso nei casinòche possedevan­o, democratic­i, antirazzis­ti, a micie sostenitor­i diJohnKenn­edy, tutti raccolti nel 1960 in Colpo grosso di Lewis Milestone (titolo originale, Ocean’s Eleven, come il remake del 2001 di Soderbergh ): non un grande film, ma una straordina­ria testimonia­nza d’epoca, degli anni Sessanta kennedyani, disinvolti e un po’ fanfaroni e dello stile inimitabil­e della Voce e dei suoi amici.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy