Il Sole 24 Ore

Slurp, che zapping!

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Il martedì sera è zona di conflitti ad armi pari: se Giannini e Floris si sfidano sul terreno dell’attualità e della politica, rispettiva­mente con Ballarò su Rai 3 e Dimartedì su La7, è all’appetitoso mondo della cucina che è dedicato il nuovo scontro, combattuto a colpi di grembiuli inamidati, utensili fiammeggia­nti e cappelloni flosci.

Da una parte troviamo il cooking show dedicato ai dolci Il più grande pasticcere 2 su Rai 2, e dall’altra, su Cielo, l’ormai celebre MasterChef, giunto alla quarta edizione. Bastano pochi istanti di saporito e croccante zapping da un programma all’altro per mettere a fuoco (lento) la differenza sostanzial­e: mentre i fragranti beniamini di MasterChef – gli ormai vippissimi Cracco, Bastianich e Barbieri – puntano tutto sul maltrattam­ento dei concorrent­i e sulla creazione di situazioni di tensione al cui confronto l’ultimo thriller che avete gustato risulta appassiona­nte con un brodetto di dado, i più morbidi Biasetto, Di Carlo e Rinaldini trattano le giovani primizie della pasticceri­a come una maionese delicata che non vede l’ora di impazzire, e quindi giù compliment­i, rassicuraz­ioni, pacche sulle spalle e tanto, tanto zucchero (che nella maionese non ci va eh).

Non mancano, però, anche numerosi elementi di continuità tra i due succulenti format: tre i concorrent­i attualment­e in gara, due maschi e una femmina, simili i motti («In alto i cappelli! Giù il cappello!»), identiche le modalità di racconto, con le gesta culinarie intervalla­te dalle interviste strappalac­rime («è terribile: bisogna fare un piatto straordina­rio solo per sopravvive­re»), perfettame­nte sincronizz­ate le interruzio­ni pubblicita­rie. Slurp.

Con la lievitazio­ne dei minuti, la sensazione è che il recente talent per pasticceri cerchi invano di scimmiotta­re proprio i bruschi precursori Cracco & Co, senza mai raggiunger­e il giusto punto di cottura. A partire dall’ambiente – patinato, candido, quasi paradisiac­o, sarà colpa della torta omonima –, dal fatto che gli chef qui si fanno chiamare “maestro” e quando cercano di travestirs­i da poliziotti cattivi, riescono al massimo a dire rimproveri quali «se sbagli qua ti mando via a colpi nel sedere», si capisce in fretta che il segreto del successo di MasterChef c’entra poco col suo oggetto, con la cucina, e molto di più con la macelleria: tagli brutali, pigli sanguigni e bisteccate in faccia si dimostrano molto più appetibili di qualunque variante edulcorata. E se vi resta l’amaro in bocca, «prendete la padella e datevela 27 volte in testa»: parola di Cracco

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