Douglass North un Nobel alla libertà
Douglass C. North, classe 1920, ci ha lasciato nei giorni scorsi. A voler riassumere in una parola l’area di interesse di tutta la sua opera di storico dell’economia questa è “cambiamento” (Capire il processo del cambiamento economico è il titolo del suo capolavoro, il Mulino). Ma altrettanto importante è “libertà”. Avido e convinto lettore di Marx in gioventù («ero marxista ma non comunista, due cose ben diverse») è diventato poi uno dei più importanti esponenti del liberalismo contemporaneo (Chicago type, come diceva lui stesso) ed è stato il padre del neo istituzionalismo. Nel 1993, assieme a un altro storico, Robert W. Fogel, è stato insignito del premio Nobel per l’Economia «per aver rinnovato la ricerca di storia economica mediante l’applicazione di teoria economica e metodi quantitativi, al fine di spiegare il cambiamento economico e istituzionale ». Cli o me trista eneo istituzionali sta ha mostrato empiricamente come il cambiamento e l’innovazione vadano di pari passo con la libertà degli individui (incentrata sul diritto di proprietà) e come siano, hayekianamente, il risultato di conseguenze non intenzionali dell’agire umano. Ho avuto modo di conoscere Douglass North nel 1995, a Foligno, a un convegno organizzato da Nemetria su Etica ed economia. Mi diede una delle definizioni più chiare di come l’etica debba essere intesa da un economista, in cui si sente l’eco di un altro grande economista, anch’egli insignito del premio Nobel, Ronald Coase. «L’etica ha un ruolo nell’economia soprattutto perché riduce i costi di transazione - mi spiegò North con la semplicità dei grandi -. Un’economia con bassi costi di transazione è più efficiente. Ci sono due tipi di costi. I costi di trasformazione, che riguardano la produzione, e i costi di transazione, che hanno a che fare con i processi di negoziazione e di contrattazione, con la stabilità dei contratti, e così via. Questi costi sono in parte funzione dell’efficienza delle norme di regolamentazione dei mercati. Ma queste regole non possono sostituire completamente valori come onestà, fiducia e integrità. Se gli standard morali crollano, i costi di transazione crescono. Aumenta il costo per far rispettare le regole, in termini di forza pubblica, tribunali e via dicendo». Il concetto dei costi di transazione, nelle diverse opere di North, è centrale per spiegare l’influenza delle istituzioni e della cultura per la crescita economica. Un’economia con bassi costi di transazione cresce di più perché costi di transazione più bassi significano più transazioni che hanno luogo, più scambi, e quindi più crescita economica.