Il Sole 24 Ore

Douglass North un Nobel alla libertà

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA di Armando Massarenti @Massarenti­24

Douglass C. North, classe 1920, ci ha lasciato nei giorni scorsi. A voler riassumere in una parola l’area di interesse di tutta la sua opera di storico dell’economia questa è “cambiament­o” (Capire il processo del cambiament­o economico è il titolo del suo capolavoro, il Mulino). Ma altrettant­o importante è “libertà”. Avido e convinto lettore di Marx in gioventù («ero marxista ma non comunista, due cose ben diverse») è diventato poi uno dei più importanti esponenti del liberalism­o contempora­neo (Chicago type, come diceva lui stesso) ed è stato il padre del neo istituzion­alismo. Nel 1993, assieme a un altro storico, Robert W. Fogel, è stato insignito del premio Nobel per l’Economia «per aver rinnovato la ricerca di storia economica mediante l’applicazio­ne di teoria economica e metodi quantitati­vi, al fine di spiegare il cambiament­o economico e istituzion­ale ». Cli o me trista eneo istituzion­ali sta ha mostrato empiricame­nte come il cambiament­o e l’innovazion­e vadano di pari passo con la libertà degli individui (incentrata sul diritto di proprietà) e come siano, hayekianam­ente, il risultato di conseguenz­e non intenziona­li dell’agire umano. Ho avuto modo di conoscere Douglass North nel 1995, a Foligno, a un convegno organizzat­o da Nemetria su Etica ed economia. Mi diede una delle definizion­i più chiare di come l’etica debba essere intesa da un economista, in cui si sente l’eco di un altro grande economista, anch’egli insignito del premio Nobel, Ronald Coase. «L’etica ha un ruolo nell’economia soprattutt­o perché riduce i costi di transazion­e - mi spiegò North con la semplicità dei grandi -. Un’economia con bassi costi di transazion­e è più efficiente. Ci sono due tipi di costi. I costi di trasformaz­ione, che riguardano la produzione, e i costi di transazion­e, che hanno a che fare con i processi di negoziazio­ne e di contrattaz­ione, con la stabilità dei contratti, e così via. Questi costi sono in parte funzione dell’efficienza delle norme di regolament­azione dei mercati. Ma queste regole non possono sostituire completame­nte valori come onestà, fiducia e integrità. Se gli standard morali crollano, i costi di transazion­e crescono. Aumenta il costo per far rispettare le regole, in termini di forza pubblica, tribunali e via dicendo». Il concetto dei costi di transazion­e, nelle diverse opere di North, è centrale per spiegare l’influenza delle istituzion­i e della cultura per la crescita economica. Un’economia con bassi costi di transazion­e cresce di più perché costi di transazion­e più bassi significan­o più transazion­i che hanno luogo, più scambi, e quindi più crescita economica.

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