NOTA DI LETTURA
La poesia è datata: «Una sera d'Inverno, Lavagna, 1907». Roccatagliata Ceccardi è davvero un poeta del limite cronologico, una cerniera fra il nostro Ottocento e il Novecento. Sa di certa poesia positivista, alla Zannella, sente il magistero di Carducci, ma già si affina grazie all'espertissima inquietudine di Pascoli. Notate il lessico, qua e là già desueto, letterario, e la postura romantica del poeta alla finestra, avvolto da ombre e malinconia, da illusione e solitudine. Eppure, c'è di che impressionare i poeti nuovi, forse più smaliziati e aggiornati di Ceccardo. Quell'impietrimento del poeta nel sasso con cui è scolpito il davanzale o nel «vaso spoglio» ha un che d'ingenuo e di violento, è quasi una prima riduzione dell'umano a qualcosa di inglorioso e inespressivo. E poi, nella seconda parte, l'accumulazione di agitate e fosche pennellate paesaggistiche, le spezzature ansiose tra verso e verso, quell'«urlo di fiotti su deserto lido». Forse i poeti dimenticati sono quelli che gli altri hanno assorbito più perfettamente.