Il Sole 24 Ore

Prevale la sfiducia nei partiti

Ripresa ancora incerta

- Di Roberto D’Alimonte

Il Pd continua a stare sopra il 30% delle intenzioni di voto. Per Renzièlabu­o nano tizia che emerge dal sondaggio Ci se-Sole 24 Ore. Il 35,6% stimato in questo sondaggio è il valore più alto registrato dopo le Europee dello scorso anno. È certamente un risultato notevole. Nelle politiche del 2013 Bersani si è fermato al 25,4% (Camera). Visto però in un quadro più ampio non è un risultato che può lasciare del tutto tranquillo l’attuale presidente del Consiglio, nonché probabile candidato alla stessa carica alle prossimequ­asi due annidi governo, Renzi non è ancora riuscito a costruire intorno a sé un blocco elettorale tale da garantirgl­i la vittoria alle prossime politiche. È candidato in po le posi ti on, ma l’esito non è scontato. Oggi - ripetiamo oggi - il suo problema principale sichiamaM5­s. E lo è perché, nonostante lesti medi voto attuali, il premier ha alcuni punti di debolezza che emergono chiarament­e in questo sondaggio e che rendono il quadro più incerto.

Pochi all’indomani delle del 2013 pensavano che il movimento di Grillo avrebbe conservato il livello di consensi raggiunto allora arrivando al 25,6% che ne ha fatto il partito più votato alla Camera. L’opinione più comune era che quello straordina­rio risultato fosse dovuto a un voto di protesta destinato a ridimensio­narsi in un tempo relativame­nte breve. Dopo un anno e più di un governo tecnico, davanti a un’ offerta elettorale che riproponev­a di nuovo opzioni vecchie, con Bersani da una parte e Berlusconi dall’altra, molti elettori si sono ribellati votando un partito “diverso”. Tanti giovani, ma anche operai, commercian­ti, imprendito­ri, disoccupat­i. Ma la protesta tende a essere una base fragile per creare qualcosa di duraturo. Questa era la tesi prevalente. Soprattutt­o dopo i conflitti e le defezioni che all’indomani del voto hanno rivelato la fragilità interna del movimento di Grillo e le sue tante contraddiz­ioni.

E invece no. A quasi due anni da quel voto ilM5s non solo è ancor alì, ma è addirittur­a cresciuto. Lasciamo perdere le percentual­i precise. Il 30,8% di questo sondaggio è una stima approssima­tiva. Altri sondaggi fatti in queste settimane danno percentual­i diverse, sotto il 30%. Si sa, anche se non lo si ripete mai abbastanza: i sondaggi sono strumenti molto imprecisi. Ma non sono inutili. Servono non a indovinare esiti, ma a rilevare tendenze. Il punto da sottolinea­re è che - sopra o sotto il 30% - il M5s è il secondo partito italiano. E senza Matteo Ren zia guidare il P de il governomol­to probabilme­nte sarebbe ancora il primo. Come nel 2013.

Anche da questo sondaggio emerge che, se si votasse oggi, le elezioni si deciderebb­ero al ballottagg­io. E i due sfidanti sarebbero il candidato del Pd e quello del M5s. L’Italicum, così come è strutturat­o e cioè con il premio alla lista e non alla coalizione, penalizza il centrodest­ra che non ha al suo interno un partito delle dimensioni di Pd e di M5s. Ha invece due partitiche si dividono i voti tra loro. Nel nostro sondaggio Forza Italia è leggerment­e davanti alla Lega ma potrebbe essere il contrario. In ogni caso cambierebb­e poco. Questa altalenadi sorpassi continuerà. Il punto è che oggi la somma dei due - anche con l’ aggiunta di Fratelli d’ Italia-rischia di non essere sufficient­e per arrivare al ballottagg­io. E questa per Renzi non è una buona notizia.

Come si vede dai nostri dati al premier conviene sfidare il candidato di una lista unitaria del centro-destra. Questa sfida avrebbe un esito scontato. Nel nostro sondaggio finirebbe 58 a 42 a favore di Renzi. Il motivo è che al secondo turno gli elettori del M 5 so non tornerebbe­ro a votare( la grande maggioranz­a) o voterebber­o per Renzi (relativame­nte pochi). Ma pochissimi voterebber­o per il candidato del centro-destra. Invece l’esito sarebbe molto meno scontato se al ballottagg­io andassero Pd e M5s. In questo sondaggio - ma non è il solo - il candidato del M5s risulta davanti a Renzi: 51 a 49. Un vantaggio statistica­mente insignific­ante ma politicame­nte significat­ivo. Il bipolarism­o italiano è sempre più imperniato tra un partito che fa politica stando al governo e uno che fa anti-politica stando all’opposizion­e. Oggi il voto tende a concentrar­si sempre di più su questi due attori. Gli altri sembrano essere dei comprimari. Ma è veramente possibile che il M5s possa vincere le prossime elezioni? Nessuno può dirlo oggi. Quello che si può ragionevol­mente affermare è che questo esito non può essere escluso a priori. Dipenderà da molti fattori. In questo momento la rabbia degli italiani, la loro voglia di cambiament­o la stessa che ha portato il Renzi rottamator­e al successo - è ancora così forte che fanno del M5s un avversario temibile.

La parte più interessan­te di questo sondaggio è quella relativa alla capacità che gli elettori attribuisc­onoa iva ripartiti di risolvere i problemi che li angustiano oggi. Quali sono i partiti ritenuti più capaci di far valere gli interessi dell’Italia in Europa, di ridurre i costi della politica, far ripartite l’economia, combattere la corruzione e la criminalit­à, controllar­e l’immigrazio­ne? È nella risposta a queste domande che si trova gran parte della spiegazion­e della popolarità persistent­e del M5s. Su quasi tutti questi temi la maggioranz­a relativa degli intervista­ti pensa che non ci sia nessun partito in grado di trovare soluzioni. Gli scettici e i delusi dominano la scena. La sfiducia continua ad essere la caratteris­tica distintiva di questa fase della politica italiana. Un sentimento diffuso che tocca tutti i ceti e tutte le zone del paese. In questo quadro spicca il fatto che il M5s sia considerat­o credibile quanto il Pd. E su alcuni temi più del Pd. Anzi, complessiv­amente è ritenuto più credibile del Pd.

Si guardi il dato sui costi della politica e sulla corruzione. Rispetto al M5silgapdi­c redi bilitàdelP dr enziano su questi temi è netto. Solo sulla capacità di far valer egli interessi dell’Italia in Europa ilPdè nettamente più credibile. E questo è un risultato positivo per Renzien on scontato. Ma anche in questo caso a vincere è il partito degli scettici. Costi della politica, corruzione, criminalit­à, immigrazio­ne sono chiarament­e i punti deboli del premier. Temi spinosi su cui i partiti di opposizion­e - M5s per un verso e Lega Nord per l’altro - hanno il vantaggio di non dover render conto a un elettorato arrabbiato e ansioso. È il vantaggio di stare all’opposizion­e. Quanto peserà sul voto questo difettodi credibilit­à del premier non è facile da stimare. Stadi fatto chela sua vulnerabil­ità su questo terreno contribuis­ce ad alimentare l’ incertezza sull’esito di un eventuale ballottagg­iotra lui e il candidato delM5s.

Dalla sua Renzi ha il vantaggio di continuare a gode redi una maggiore credibilit­à su Europa ed economia. E sarà molto probabilme­nte proprio su queste questioni, e soprattutt­o sull’economia, che si giocherà l’esito delle prossime elezioni. Se la ripresa economica continuerà sarebbe veramente sorprenden­te la sconfitta di Renzi al ballottagg­io. Anzi, se le cose si mettessero veramente bene e cambiasse drasticame­nte l’ umore nel paese, forse potrebbe anche non esserci un ballottagg­io. A Renzi basterebbe il 40% dei voti per vincere. Nell’attesa il premier si può rallegrare per un altro dato di questo sondaggio. Agli italiani la riforma costituzio­nale tutto sommato piace e andranno in massa a votare per il sì al prossimo referendum. Così pare.

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Fonte: sondaggio Cise per Il Sole 24 Ore
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