La sfida credibilità da vincere
Credibilità. È questo il tallone d’Achille di Renzi, il difetto che lo tiene ancora sulla corda nel giudizio degli italiani e la ragione per la quale i 5 Stelle diventano lo sfidante più insidioso.
Ma se oggi la sfida della credibilità riguarda soprattutto il premier, domani coinvolgerà chi si candida a governare. E al Movimento di Grillo non potrà bastare solo la lotta alla corruzione e ai costi della politica per vincere al ballottaggio.
Su questo concetto della credibilità - messo tra i punti deboli del premier dal sondaggio Cise-Sole 24 ore - deve lavorare Renzi nei prossimi anni e prima che si vada a votare. È il compito che lo aspetta ora che la sfida è diventata perfino più difficile dopo gli attentati di Parigi e la minaccia del terrorismo. Fatti che potrebbero girare in peggio anche l’economia, la grande scommessa renziana per le comunali del prossimo anno.
Ma ora, soprattutto, il premier dovrà chiedersi come mai dopo quasi due anni di governo non sia riuscito a conquistare un patrimonio di fiducia tra gli italiani. C’è da immaginare che questo sia un rovello per chi, come Renzi, ha sempre parlato di sé come del premier che ha portato a casa risultati attesi da anni: la legge elettorale, la riforma costituzionale–non ancora approvata invia de finiti va–ilJobsacte or al’ abolizione della tassa sulla casa. E quindi perché a fronte di riforme fatte resta uno scetticismo degli italiani a frenare la corsa del premier? La risposta più immediata è che forse Renzi ha dato un’aspettativa sbagliata non su cosa avrebbe portato a casa ma sui tempi dei risultati. Ha insomma azzerato quella distanza che c’è tra una legge e i suoi effetti, ha tolto di mezzo il medio termine, un luogo temporale che è sparito dal suo linguaggio. La ripresa non è questione di mesi, per esempio, ma lui aveva dato la sensazione che lo fosse, così come per l’occupazione non bastava fare solo il Jobs act per radicare un’inversione di tendenza.
L’altra ragione è l’aver eliminato la complessità, come se a rilanciare i consumi fossero sufficienti 80 euro in busta paga e non invece un complesso ingranaggio che ha bisogno di più riforme strutturali e soprattutto di un quadro internazionale che nessuno può controllare. E ancora, c’è un’altra ragione: le battaglie campali del premier non sono state condivise dagli italiani. Sull’Italicum o sulla riforma costituzionale, si è consumata una battaglia feroce nel Pd, una resa dei conti finale che si è svolta come un dramma interno ma senza la partecipazione della società. E allora serve ritrovare argomenti su cui coinvolgere gli italiani e non lasciarli tra gli spalti a tifare chi accelera o chi frena.
Detto questo il consenso di Renzi è sopra il 35%, in risalita, e la complessità del quadro attuale tra crisi internazionale e rischi anche per l’economia si presenta come un esame di maturità. Un banco di prova dove davvero la credibilità o si conquista o si perde. Riguarda il premier in prima persona, è vero, ma riguarderà anche chi come i 5 Stelle sono il suo sfidante diretto. Quello che il sondaggio Cise-Sole24ore accredita anche come possibile vincitore. Un Movimento credibile tanto quanto Renzi e in alcuni casi, come sui costi della politica e lotta alla corruzione, molto più affidabile.
Ma quando ci si sfiderà per il governo, la domanda di credibilità sarà più ampia e più profonda. Lo scettro dell’opposizione è più facile da conquistare soprattutto con un centro-destra spappolato ma in un ballottaggio entreranno in gioco programmi economici, competenza su sicurezza e terrorismo, capacità di interlocuzione internazionale e strategia in politica estera. Tutti test su cui i 5 Stelle non si sono ancora esposti ma su cui gli italiani vorranno risposte più convincenti di chi è già stato al governo.