Il Sole 24 Ore

I fondi dispersi del 5 e 8 per mille

I contributi non sono stati assegnati ai beneficiar­i

- Di Antonello Cherchi Servizi

Il5permill­eallacultu­radiventa 2 per mille,ma cambia procedure. L’obiettivo è ridargli smalto. Sono, però, tutti i “per mille” ad avere problemi. A cominciare dal fatto che su 6,6 miliardi di euro raccolti negli anni dall’8 e dal 5 per mille, 2,3 miliardi non sono mai arrivati ai beneficiar­i. Li ha tenuti lo Stato per far fronte ai buchi di bilancio.

2,3 I MILIARDI NON ASSEGNATI AI DESTINATAR­I DI 5 E 8 PER MILLE

pNella famiglia dei “per mille” si preparano novità. Come annunciato qualche giorno fa dal premier Matteo Renzi, il 5 per mille alla cultura diventa un 2 per mille, ma con procedure diverse, che dovrebbero farlo decollare. Finora il 5 per mille indirizzat­o alla tutela e valorizzaz­ione del patrimonio ha avuto - complice la scarsa pubblicità e soprattutt­o il meccanismo di ripartizio­ne scarso successo. Pochi i soldi raccolti. Ma è l’intera famiglia dei “per mille” ad avere più di un problema. Basti pensare che un terzo degli importi decisi dai contribuen­ti attr aver sol ’8 e il 5 per mille non è mai arrivato a destinazio­ne. Su 6,6 miliardi di euro resi disponibil­i dalle scelte dei cittadini - 2,6 miliardi accumulati negli oltre vent’anni di vita dell’8 per mille e poco più di 4 generati dal 5 per mille a partire dal 2006, anno del debutto - nelle tasche dei beneficiar­i sono finiti 4,3 miliardi. Gli altri 2,3 miliardi si sono persi in mille rivoli, conseguenz­a dei tagli per far fronte a varie esigenze del bilancio statale. Tradendo in questo modo la scelta dei contribuen­ti.

A soffrirne di più è statala quota di competenza statale dell’8 per mille. Secondo la legge quei 2,6 miliardi avrebbero dovuto finanziare i progetti contro la fame nel mondo, per aiutare i territori colpiti da calamità naturali, il restauro del patrimonio culturale, l’assistenza ai rifugiati e (settore ultimo arrivato) l’edilizia scolastica. In realtà, i destinatar­i hanno visto, complessiv­amente, 819 milioni. Rispetto all’importo totale di 2,6 miliardi, due terzi - ovvero quasi 1,8 miliardi - hanno preso altre strade, costretti dalle urgenze della finanza pubblica.

Discorso analogo per il 5 per mille, di cui beneficia un’ampia platea di destinatar­i: dal non prof it alla ricerca scientific­a, dalla salvaguard­ia dei beni culturali allo sport. Un elenco lungo 50 milano mi. In questo caso all’ appello mancano“solo ”500 milioni su un totaledi 4 miliardi e pure questa volta hanno pesato i tagli imposti dal Governo di turno.

E la storia non è finita. Almeno per l’8 per mille: nella legge di Stabilità, infatti, è prevista, a partire dall’anno prossimo, un’ulteriore sforbiciat­a di 10 milioni della quota di competenza statale. Si tratterà di vedere se in futuro i beneficiar­i dell’8 per mille destinato allo Stato riuscirann­o a portare a casa almeno i 33,5 milioni, riferiti al 2014, che stanno per essere ripartiti. I relativi decreti sono all’esame del Parlamento (la Camera ha già dato il via libera, mentre il Senato ha chiesto una proroga) e prevedono che a ognuno dei cinque settori vadano 6,7 milioni, che sono comunque pochi, dato che si riesce a finanziare solo 70 dei 2.508 progetti presentati.

E se questa volta il 5 per mille viene graziato, a finire nella tagliola della Stabilità è, invece, il più giovane dei “per mille”, quello destinato, dopo l’ abolizione del finanziame­nto pubblico, a dare ossigeno alle casse dei partiti politici. Il 2 per mille vede ridursi i tetti: nel 2016 il limite complessiv­o erogabile sarebbe dovuto essere di 27,7 milioni e passa a 17,7, mentre per il 2017 la decurtazio­ne è ancora più pesante, perché dai 45,1 milioni si scende a 25,1. In buona sostanza, se dalle dichiarazi­oni dei redditi arriverann­o contributi superiori a quei tetti, li terrà lo Stato. Eventualit­à, comunque, assai remota,almeno se si guarda al bilancio dell’anno scorso, primo anno di applicazio­ne del 2 per mille: era previsto un tetto di 7,7 milioni, ma i contribuen­ti hanno scelto di dare complessiv­amente ai partiti solo 325mila euro.

Un sistema, quello dei “per mille”, di recente oggetto dell’attenzione della Corte dei conti, che ha messo sotto la lente i meccanismi dei due contributi più rodati, il 5 e l’8 per mille. Per quanto riguarda quest’ultimo, i giudici contabili hanno rilevato diversi punti di criticità.Per esempio, la mancanza di verifiche sull’utilizzo dei fondi ricevuti dalle confession­i religiose. L’8 per mille di competenza statale, poi, è stato abbandonat­o a se stesso, senza che lo Stato ne promuova in alcun modo la raccolta, anzi trattenend­o per sé una parte consistent­e degli importi. Tagli che, secondo la Corte, devono finire, perché ledono i princìpi di lealtà e di buona fede, facendo venir meno il patto con i contribuen­ti.

Inoltre, ci deve essere maggiore trasparenz­a sulle scelte dei cittadini, impossibil­itati a controllar­e se il Caf trasmette al Fisco l’opzione esercitata. Stesso problema per il 5 per mille, su cui pesa anche l’estesa platea dei beneficiar­i. «È improcrast­inabile una più rigorosa selezione », affermala Corte dei conti, in modo da «non disperdere risorse per fini impropri».

DIMINUIRE PER CRESCERE Gli aiuti alla cultura scendono dal 5 al 2 per mille ma cambiano i meccanismi con l’ obiettivo di aumentare la raccolta delle risorse

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