Il Sole 24 Ore

Calano le liti di lavoro: 21% in meno nel privato

L’andamento del contenzios­o dal 2013

- Barbieri e Bottini

Rallenta il passo delle liti di lavoro: dal 1° luglio 2014 al 30 giugno 2015 le nuove cause iscritte a giudizio sono calate del 9% in tribunale e del 17% in corte d’appello, facendo scendere la mole di arretrato da smaltire rispettiva­mente dell’11% e dell’8%, un trend che rafforza l'inversione di rotta innestata dopo il picco del 2011. In confronto all’anno giudiziari­o 2012/13 i dossier aperti sono scesi di quasi un quinto nei fori del primo grado e del 12% in quelli di secondo, in primis grazie alla riduzione nel settore privato (-21% nei tribunali).

p Rallenta il passo delle liti di lavoro: in 12 mesi( dal 1° luglio 2014 al 30 giugno 2015) le nuove cause iscritte a giudizio sono calate del 9% in tribunale e del 17% in corte d’appello, facendo scendere le “pendenze” - cioè la mole di arretrato da smaltire - rispettiva­mente dell’11% e dell’8%, un trend che rafforza l’ inversione dirotta innestata dopo il picco del 2011.

In confronto all’ anno giudiziari­o 2012/13 i dossier aperti sono scesi di quasi un quinto nei fori del primo grado e del 12% in quelli di secondo, in primis grazie alla riduzione nel settore privato (-21% nei tribunali).

Una boccata d’ossigeno per i giudici del lavoro, che da anni operano a ranghi ridotti,anche se il numero di fascicoli ancora da esaminare resta alto: a giugno erano circa 217 mila in tribunale e quasi 54mila nelle corti d’appello. L’equivalent­e di 518 casi a testa da valutare per anno nei tribunali (nel 2011 erano oltre 600) e 320 a giudice nelle corti d’appello e per entrambi i buchi in organico non mancano. Nei primi sono all’opera 26 presidenti (un posto è vacante dei 27 totali) e 392 magistrati (dei 38 scoperti su 430, 16 saranno assegnati a breve). In secondo grado ci sono invece 25 presidenti (4 vacanti su 29) e 144 consiglier­i (8 vuotisu152).

I risultati sul territorio

I dati forniti dalla direzione genera ledi statistica del ministero della Giustizia trovano conferma sul territorio, in alcuni dei principali fori interpella­ti dal Sole 24 Ore. Al Tribunale di Napoli, dove le pendenze sono 36mila, c’è stata una mini-flessione delle liti «frutto di una serie di fattori-spiegala presidente della sezione lavoro, Carla Musella -: informatiz­zazione e migliore organizzaz­ione degli uffici, effetti di lungo periodo del contributo unificato e dei termini di decadenza previsti dal 2010».

Da più parti si segnala anche la riduzione del contenzios­o sucontratt­i a termine e somministr­azione, do poche il decreto Po letti del 2014 (legge 78) ne ha semplifica­to la disciplina, riducendol­e possibili cause di litigio tra lavoratori e aziende. In aggiunta, come evidenzia Giovanni Benassi, capo della sezione lavoro di Bologna, un ulteriore deterrente è anche« la nuova disciplina delle spese legali in caso di soccombenz­a che, per chi vi vedi uno stipendio, è particolar­mente onerosa ».

Il calo dei dossier in giacenza, però, è frutto in alcuni casi anche della capacità dei giudici di accelerare i tempi di smaltiment­o delle cause: a Palermo, per esempio, i procedimen­ti “archiviati” in un annoso n ostati oltre 16 mila,ri spettoai 13.620 del 2013/14, con un balzo in avanti di quasi il 19 percento.

Continua poi a macinare recordil foro di Milano, dovei tempi medi dal deposito di una pratica allasua conclusion­e sono scesi sotto i 5 mesi :« Si tratta di 149 giorni-evidenzia il presidente Piero Martello -, meno della media europea di 168 giorni. Un risultato che otteniamo con ritmi pesanti peri giudici che sono a ranghi invariati ormai da decenni. Da giugno, sul versante pubblico, c’ è stato invece un aumento di ricorsi della scuola». In tutta Italia, nell’ultimo anno, le cause iscritte nel pubblico sono salite del 12% in primo grado.

Rito F or nero e conciliazi­oni

Per le liti sui licenziame­nti, il bilancio del rito “Fornero” introdotto nel 2012 dalla legge 92 per i recessi ex articolo 18 evidenzia poche migliaia di cause l’anno nei tribunali maggiori: la corsia privilegia­ta riservata a questi casi da un lato ha permesso decisioni più rapide sul fronte della cessazione dei rapporti, ma a volte ha allungato i tempi degli altri processi.

Il rito Fornero peraltro non si applicherà agli assunti con il contratto a tutele crescenti per i quali non ci sarà neppure la conciliazi­one obbligator­ia inca sodi recesso, che dal 2012 al primo semestre 2015 ha “colleziona­to” 55.670 comunicazi­oni e 54.425 praticheev­ase( inoltre la metà dei casi andate a buon fine ). Regimi che invececont­inueranno a interessar­e i “vecchi” dipendenti nelle aziende con oltre 15 addetti. IlJobsact- con il decreto 23 del 2015 in vigore dal 7 marzo-ha creato infatti un doppio binario e perle new entry sul mercato con il contratto a tutele crescenti ha portato in dote un nuovo iter-facoltativ­o-per cerca redi ridurre il contenzios­o. I punti di forza sono maggiore discrezion­alità e incentivi fiscali e contributi­vi. Il datore potrà decidere liberament­e se tentare questa strada, offrendo l’ assegno risarcitor­io, e il lavoratore sarà libero di accettare o rinunciare.Se accetta l’ indennizzo è esente datasse e contributi.

Per tutti, infine, troverà ancora spazio un’altra forma di conciliazi­one meno strutturat­a: è quella facoltativ­a prevista dal «Collegato lavoro» del 2010 per risolvere qualsiasi controvers­ia di lavoro che può sfociare in un arbitrato.

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