Privatizzazioni, Italia terza nella Ue
Londra in testa in Europa ma il primato mondiale è cinese - Nel 2015 verso il record di raccolta di 320 miliardi
L’Italia è al terzo posto nella Ue per proventi da privatizzazioni nei primi 8 mesi del 2015, dopo Gran Bretagna e Svezia. A livello mondiale il primato indiscusso è però della Cina, dove vengono realizzati i due terzi delle entrate mondiali.
Lo rivela il Privatization Barometer della Fondazione Enrico Mattei e di Kpmg che stima per l’intero 2015 un livello record delle entrate mondiali a 320 miliardi di dollari.
Prima il collocamento in Borsa di Poste Italiane a metà ottobre. Poi l’annuncio della privatizzazione del 40% di Ferrovie dello Stato nel 2016. L’Italiarispolveraisuoi“gioel li di famiglia”e li mette sul mercato, ma non è un caso isolato. Nel 2014 e nei primiotto mesi del 2015 siè registrato un vero e proprio boom a livello mondiale: lo scorso anno sono state realizzate 441 dismissioni con entrate in aumento del 12% a quota 216,8 miliardidi dollaririspetto al 2013. Il trend è proseguito anche da gennaio ad agosto di quest’anno con 354 dismissioni totali che hanno consentito di raccoglie-re un tesoretto di 213 miliardi di dollari (circa188miliardidieuro). Lorivela il «Privatization Barometer» realizzato da Fondazione Mattei e Kpmg, che vede il nostro Paese al quarto posto nella classifica europeadel 2014 e medaglia di bronzo in quella del 2015. A livello mondiale il primatoi ndiscusso è della Cinache ha raccolto 55,7 miliardi di euro con 188 operazioni lo scorso anno - pari aunterzo del totale-e123attraverso 247 offerte in quello in corso - ben due terzi delle entrate complessive - grazie alla fase positiva del mercato di Borsa fino a maggio.
I record delle singole dismissioni sono però tutti europei: nel 2014 spetta alla prima tranche di ri-privatizzazione dei Lloyds, la storica banca nazionalizzata nel 2009, che ha raccolto circa 5 miliardi di euro. Nei primi otto mesi del 2015 l’operazione più fruttuosa èstata invece lacessione delle centrali el ettriche in Svezia del gruppo finlandese Fortum a una cordata di fondi pensione svedesie alla canadese Borealis per6, 6miliardi di euro.Record aparte, sottolinea Alessandro Carpinella, partner di Kpmg e curatore del Barometro «è iniziata una nuova fase più matura: aumenta il numero di deal, si riduce la dimensione delle aziende sul mercatoesi assiste a medie privatizzazioni nei settori industriale, della finanza e delle infrastrutture. Nei Paesi emergenti si tratta di un ulteriore passo di avvicinamento al mercato con una diminuzione del ruolo dello Statonell’ economia, in quelli europei la privatizzazione è un modo per fare cassa e portare ossigeno ai conti pubblici».
A livello europeo il Barometro, che monitora tutte le operazioni di cessione o di trasferimento di quote da un soggetto di matrice pubblica a un soggetto privato o al mercato retail, assegna il primo posto per valore di dismissioni alla Gran Bretagnanei due anniconsiderati. Londra ha messo a segno 20 operazioni nel 2014 e 8 nei primi otto mesi del 2015 che in entrambi i casi hanno consentito di raggranellare oltre 12 miliardi di euro. La Spagnasisituaal secondo posto loscorsoannocon 13 operazioni e al quarto nel 2015 (con 2 dismissioni). La Svezia, che non compare nella «Top 5» nel 2014, quest’ annoè seconda. L’Italiaavanza di un gradino nella classifica: nel 2014 è quarta con 9 dismissioni per 5,5 miliardi di euro e nel 2015 terza con 3 per 6,1 miliardi. Quest’anno la prima operazione per controvalore èstata la cessione sulmercato se condario del 5,7%di Enel realizzata a febbraio per circa 2,1 miliardi di euro. Nel complesso i governi europei hanno raccolto circa 56 miliardi di euro nel 2014 e 34,9 nel 2015. Questi importi rappresentano rispettivamente il 36 eil 20% deltotale, ben al di sotto della media di lungo periodo delle privatizzazioni europee. Numeri ancora piccoli rispetto a quelli realizzati nel resto del mondo. Qui dopo Pechino seguono, ma a distanza, India, Usa, Arabia Saudita e Malaysia.
La vendita al pubblico di azioni è lo strumento più utilizzato e ha riguardato oltre il 90% delle operazioni in entrambi gli anni. Tra le altre procedure figurano aste, venditadi asset e riacquisto di azioni.«Le privatizzazioni più riuscite - spiega Carpinella - sono quelle studiate con i tempi dell’economia e non della politica. È inoltre necessario evitare che i passi avanti compiuti con l’apertura del capitale di un’azienda pubblica vengano accompagnati da un passo indietro sulle liberalizzazioni».
La febbre da privatizzazioni è proseguita anche negli ultimi mesi di quest’anno. «Secondo le nostre stime - conclude Wiliam Megginson, docente di finanza all’Università dell’Oklahoma e curatore del Barometro - la nuova ondata porterà a entrate pari a 320 miliardi di dollari a fine 2015, il livello più alto di sempre».
I «GIOIELLI» INVENDITA Deal in aumento: sul mercato imprese industriali, finanziarie e infrastrutture per fare cassa e alleggerire i conti pubblici