IL MANUALE DEL RISPARMIATORE
5 | LE VALUTE PIÙ ESPOSTE
Il mercato delle valute oltre ad avere la funzione principale di garantire gli scambi tra divise perfinalitàcommercialiofinanziariehaunaltroimportantericonoscimento:èprobabilmente il termometro più importante per spiegare le dinamiche che avvengono negli altri mercati finanziari,daibondalleazionipassandoperlecommodity.Ilmondodellevaluteè,tratutteleassetclass, quello più liquido al mondo: contrattazioni che avvengono 24 ore al giorno e che in termini di liquidità non temono confronti.
Il termometro del mercato valutario non è una legge inamovibile ovviamente: fino a oltre un anno fa i mercati azionari salivano in concomitanza con il rafforzamento dell’euro, poi dopo le decisioni della Bce di adottare un atteggiamento molto accomodante, il mercato azionario si è mosso in sintonia con il rafforzamento del dollaro.
Da oltre tre anni, dopo cioè l’avvio della massiccia opera di allentamento monetario delle autorità di Tokyo, il vero punto di riferimento per gli investitori è rappresentato dal cambio dollaro Usa/yen:èsorprendentel’altissimacorrelazione chesièvenutaacreareconilmercatoazionario.Il rialzo del dollaro va di pari passo, solitamente, al rialzo dei listini azionario mentre il rafforzamento dello yen è sintomo di incertezza e vendite per l’azionario. È la divisa nipponica a rappresentare oggi lo strumento più gettonato quando c’è una generale fuga dal rischio sui mercati finanziari.
«Il rapporto di cambio - spiega Matteo Paganini, Chief Analyst di Fxcm Italia - tra dollaro e yen viene spesso utilizzato come bussola per il rischio dagli operatori professionisti sui mercati finanziari. Lo yen infatti è considerato una valuta rifugio, un termine stereotipato ed in grado di far comprendere in fretta una dinamica fondamentale: quando si verificano periodi di avversione al rischio, il valore della valuta si incrementa a causa di acquisti di yen».
In termini strettamente tecnici la definzione di “valuta rifugio” non è non precisa, in quanto le divise appartenenti di diritto a tale categoria sono quelle legate ad economie stabili e capaci di generare valore nel tempo, oltre che ad avere dei fondamenti di finanza pubblica solidi (pensiamo al franco svizzero prima dell’annuncio della Snb e al dollaro americano). «Di riflesso però - continua Paganini - si creano dei flussi di capitale da parte di investitori istituzionali internazionali verso lo yen quando avvengono i cosiddetti periodi di risk off, i quali seguono le dinamiche di investimento di molte istituzioni giapponesi. Esse sono infatti molto attive sui mercati e presentato lacaratteristicastrutturalediavereparecchiodenaroinvestitoall’esteroallaricercadirendimenti più copiosi rispetto ai bassi tassi di interesse offertidalPaese.Quandosiaccendelaspiarossadel rischio, gli istituzionali giapponesi liquidano le proprie posizioni di breve periodo rimpatriando i propri capitali e determinando così la partenza al rialzo nel breve periodo dello yen contro il dollaro, movimento sul quale si innestano anche gli istituzionali internazionali che permettono l’autorealizzazione di un movimento più intenso rispetto a quello di partenza, rendendo così lo yen di fatto una valuta rifugio».
L’importanza strategica del cambio dollaroyen è legata alle future mosse delle autorità di Tokyo. Attualmente la BoJ sta implementando delle misure straordinarie di politica monetaria, a sostegno dell’economia nipponica che, dopo aver visto tassi di inflazione al 4% in seguito al lancio del cosiddetto “Quantitative” e “Qualitative Easing” (che consiste nell’iniezione di moneta per cifre pari a 80 trilioni all’anno, oltre che acquisti di asset per, complessivamente, 8,49 trilioni all’anno, spalmati su strumenti finanziari differenti), è tornata pericolosamente vicina allo zero. Non sono da escludere ulteriori interventi straordinari di politica monetaria, sulla cui potenziale implementazione si è espresso a favore il board dell’istituto centrale giapponese durante l’ultima riunione, nel momento in cui i miglioramenti legati all’esistenza delle operazioni in atto dovessero venire meno o rallentare ulteriormente, scenario verosimile nel momento in cui dovesse continuare a migliorare soltanto l’economia americana e che andrebbe ad acuire ulteriormente le divergenze di politica monetaria tra Fed (in vista di un primo rialzo dopo anni), BoE (in attesa della Fed prima di muoversi) ed Europa (che probabilmente allenterà ulteriormente le maglie della politica monetaria). Il cambio Usd-Jpy, attualmente, si trova in una fase laterale tra 122,00 e 124,00, livelli che potrebbero determinare, in caso di loro superamento, dei buoni aumenti di volatilità.
«Considerando - conclude Paganini - il fatto che la validità delle correlazioni che vedono uno yen salire di fronte a borse in discesa e viceversa ultimamente si è assottigliata, nel breve periodo potrebbero accadere scenari di decorrelazione soprattutto di fronte ad un dollaro americano compratoovendutoglobalmente(inotticarialzo tassiodatiimportantinegliUsa),ilchedetermina potenziali movimenti direzionali indipendenti all’interno di questa congestione. Nel momento in cui dovessimo assistere alla rottura dell’area indicata, è possibile che i movimenti siano legati ai movimenti di borsa e si potrebbero puntare aree passanti per 125,25 in caso di borse sostenute, così come 120,00 in caso di borse in storno».