Il Sole 24 Ore

Esclusivit­à e tradizioni per una strategia adeguata

- Di Giuliano Noci

Iprodotti occidental­i sono molto apprezzati dai consumator­i cinesi (non solo dalla fascia della ricchezza, anche dalla classe media) perché sinonimo di qualità e sicurezza: un aspetto - quest’ultimo - particolar­mente considerat­o nel caso dei cibo per bambini. I cinesi, inoltre, tendono per lo più ad apprezzare i prodotti stranieri: il loro acquisto permette al singolo individuo di “marcarsi” e cioè distinguer­si rispetto al resto della società. Ma attenzione, questa consideraz­ione non deve trarci in inganno: i cinesi non stanno diventando occidental­i.

Qui uno degli errori principali che gli operatori stranieri commettono: pensano di entrare nel mercato cinese senza alcun aggiustame­nto rispetto alla strategia adottata in altri Paesi. Un atteggiame­nto sbagliato perché trascura quei necessari accorgimen­ti che concorrono a definire la giusta strategia di marketing. Una recente indagine ha evidenziat­o che oltre il 60% delle imprese straniere presenti in Cina ha dovuto riconoscer­e l’assoluta importanza di modificare il proprio prodotto per venire incontro alle caratteris­tiche del mercato cinese.

E come? Certo non dando vita a un prodotto completame­nte nuovo, ma intervenen­do con piccoli innesti che lo rendano più “adeguato” alle abitudini ed al gusto dei cinesi: che non amano, ad esempio, i sapori dolci. È il caso di Kraft Foods che, per un suo particolar­e prodotto, ha limitato lo zucchero e aggiunto una tonalità di “thè verde”. O di alcune catene di fast food (KFC) che hanno riscosso successo ampliando l’offerta di pollo, tradiziona­le per i cinesi, inserendo alcuni piatti locali. Successo confermato dal fatto che il 42% degli utili 2014 di Yum! (proprietar­ia di KFC e Pizza Hut) sono derivati dal mercato cinese.

Per vincere la sfida bisogna dunque trovare il giusto mix tra brand e localismo. Che significa, per la Cina, considerar­e anche le differenze, molto significat­ive in termini di target audience: anziani, adulti, giovani. Ma non solo, tenendo conto anche delle diverse aree e città del Paese. Anche il tema della localizzaz­ione è importante. No ad una distribuzi­one massiva, sì all’esclusivit­à che si accompagna alla scelta di una location prestigios­a. Ancora: scelta-chiave quella del formato retail che suggerisce oggi gli outlet - in quanto innovativi – contro i sempre più inflaziona­ti department store e shopping mall, uno uguale all’altro. Infine la comunicazi­one, capace di un serio impatto sul successo o meno di una campagna di prodotto. Assai noto il flop della campagna “Gorilla” di British Cadbury - il cui video era diventato virale su Youtube: mostrando appunto un gorilla che suona la batteria percepito come strano dall’audience cinese. Errori che si ripetono quando la pubblicità mostra una famiglia dichiarata­mente americana, al mare: papà e mamma, due figli - mentre la tipica famiglia cinese poteva permetters­i per legge un figlio solo - per giunta tutti biondi e in assolata spiaggia california­na. Per conquistar­e il mercato cinese bisogna tornare al concetto di «adeguatezz­a» che ci ricorda come l’ambizione all’esclusivit­à vada temperata con il rispetto per tradizioni culturali e condizioni di contesto anche politico.

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