Dalle staminali alla nuova plastica, viaggio nella terra degli inventori
L’Italia che innova: Bologna, Parma, Reggio e Sassuolo un quadrilatero che vale 27,5 miliardi di export
«Come prima scintilla, all’inizio della nostra attività, alcuni operatori stranieri ci hanno ceduto l’utilizzo esclusivo di cinque brevetti. Li hanno dati a noi, che eravamo appena nati, e nona una multinazionale di un altro Paese, perché hanno riconosciuto la leadership italiana nella fermentazione naturale batterica. E, noi, non avevamo consapevolezza di questa grande specializzazione».
Marco Astorri, presidente di Bio-on, ha insediato la sua azienda sette anni fa in una ex conigliera, a Minerbio, vicino a Bologna. Una cosa quasi poetica, fra la distruzione creatrice di Joseph Schumpeter e le sceneggiature di Tonino Guerra. Il mito californiano e americano si fonda sull’immagine ultra-evocata del garage. Il racconto – troppo spesso sottaciuto – dell’innovazione – non solo emiliano-romagnola, ma italiana – passa anche dalle conigliere. In sette anni quella vecchia coniglie rasi è trasformatain un laboratorio degno degli eredi di Giulio Natta. Qui si lavora sulla plastica biodegradabile e biocompatibile, che ha sviluppato un polimero antico di cento anni, ma poco usato dall’industria internazionale.
Il battesimo del mercato è atteso nel 2016. E ci è voluto praticamente un anno dalla registrazione del prodotto. Ma a partire dal prossimo anno arriverà sul mercato quello che, nel contempo, è il primo prodotto in Europa a base di cellule staminali, per curare lesioni della cornea; un successo tutto emiliano (maturato dall’impegno di un colosso della farmaceutica di Parma e dell’Università di Modena e Reggio Emilia); un esempio virtuoso di collaborazione pubblico-privata.
C’è tutto questo dietro Holocar, la prima terapia avanzata a base di cellule staminali approvata in Europa e nata dalla collaborazione fra il Gruppo farmaceutico Chiesi (1,34 miliardi di fatturato nel 2014 e investimenti in R&D pari al 18% del fatturato) e ricercatori di fama come Michele De Luca e Graziella Pellegrini dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
«Già una decina d’anni fa – ha spiegato Andrea Chiesi, director R&D Portfolio di Chiesi Group – ci siamo chiesti come affrontare il futuro, evidentemente in continua evoluzione per un’azienda farmaceutica». La risposta è stata quella di concentrarsi su innovazione e ricerca «perché i rami bassi sono stati già raccolti».
È così che nel 2008 nasce lo spin off universitario Holostem Terapie Avanzate. Da una parte ricercatori dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dall’altra un’azienda che nel 2014 – stando allo scoreboard della Ue – si è classificata prima fra le aziende farmaceutiche italiane per investimenti in ricerca e sviluppo e settima fra tutte le aziende italiane. Tra l’altro la Chiesi già aveva sperimentato la collaborazione pubblico-privato con il Karolinska Institutet di Stoccolma. Da questo connubio è nato il Curosurf: un salvavita ospedaliero per i neonati pretermine con problemi respiratori, ricavato dai polmoni del maiale.
Con Holocar si va, primi in Europa, sulle cellule staminali. Il trattamento consiste nel prelevare una piccola porzione di cellule staminali dall’occhio, fare crescere queste cellule in laboratorio e, non appena si forma un “foglio” cellulare, trapiantarlo nell’occhio danneggiato. Una speranza che arriva dal cuore dell’Emilia.