La scia di conflitti e la bufera bancaria
C’è una lunga scia di danni alla fiducia dei cittadini. Che finisce con la bufera sul risparmio ma inizia da lontano. Da quei conflitti tra poteri dello Stato–Governo, Parlamento,Consulta, magistratura–che una volt aerano episodici mach e sono diventati abitudine. Conflitti di sistema. Sergio Mattarella ha voluto cominciare il suo discorso da qui, da un confronto collaborativo che ora si è perso. E che la vicenda delle banche porta alla ribalta popolare.
Ha tenuto lontani i due passaggi intenzionalmente. Prima i conflitti tra poteri dello Stato, poi la bufera sul risparmio. Mattarella non voleva che un tema finisse per diluirsi nell’altro anche se sulle banche si è riproposto l’ennesimo cortocircuito. La malattia delle istituzioni parte però da più lontano, non nasce dalla bufera sul risparmio, ma da contrapposizioni troppo frequenti per non chiamare in causa un altro vertice dello Stato, la presidenza della Repubblica. Che non vede più episodi di conflittualità ma una contrapposizione quasi sistematica, uno sgomitare tra aree di competenza per affermare un potere sull’altro.
Parla di competizioni e scontri che si accendono “talvolta” ma è chiaro che le circostanze, i temi, la ripetitività con cui accadono conquistano l’incipit del suo intervento. Governo, Consulta, Parlamento, magistratura: è tra questi poteri che va in dissolvenza quella dialettica proficua, quella collaborazione virtuosa. E parlarne, occuparsene non è un esercizio retorico. È anzi la priorità tra tutte perché ha a che fare con il tenere d’occhio la fiducia non solo dei risparmiatori ma dei cittadini. Perché in quel conflitto tra poteri c’è un fare e un disfare su un tessuto di regole che diventa più sfuggente e opaco. Che può rendere le stesse istituzioni sfuggenti e compromettere in modo serio il rapporto tra Stato e società.
Ed è in questo allarme che si legano l’inizio e la fine del suo discorso. Dal conflitto tra organi dello Stato alla bufera sul risparmio. Perché se le istituzioni non si impegnano a rinsaldare il legame di fiducia con i cittadini è difficile recuperarlo su questioni serie e centrali come il risparmio che si accumula con il lavoro, che è la base della sicurezza di ciascuno. È vero, il passaggio sui risparmiatori e sulle banche Mattarella l’ha voluto tenere molte pagine più avanti, alla fine. Ha voluto separare i confini ma è chiaro che l’onda di sfiducia nelle istituzioni, inevitabilmente, si scarica lì. E se il terreno è già minato non c’è via per recuperarlo. Un episodio, insomma, può diventare la scossa fatale per un sistema che si regge sull’equilibrio tra poteri. Sul rispetto delle rispettive competenze. È questa l’avvertenza del discorso di ieri.
Gli esempi, solo recenti, sono molti. La sentenza della Consulta sulle pensioni che improvvisamente crea un buco di bilancio o il provvedimento sull’Ilva bloccato dalla magistratura, o la norma sull’età pensionabile dei magistrati. E poi il ricorso alla decretazione d’urgenza, un modo di legiferare confuso fatto di troppi commi e troppe materie disomogenee: Governo, Parlamento, Corte costituzionale, magistratura. Senza entrare nel merito dei torti e delle ragioni, la malattia della contrapposizione c’è e si vede. E infine esplode sui temi che più facilmente conquistano la ribalta popolare come oggi è la vicenda dei risparmiatori truffati e del crack delle quattro banche.
Su un tessuto di fiducia sfilacciata è difficile poi rimettere in ordine, con razionalità, le responsabilità e i confini di ciascuno. Mattarella ci ha provato. Ha parlato di «banche locali» e quindi di un sistema creditizio solido, di responsabilità che «vanno accertate» e quindi non decise a tavolino secondo una propaganda sommaria. E di una educazione finanziaria che va incrementata per creare la consapevolezza di un rischio e allontanare l’inconsapevolezza di chi non ha strumenti di valutazione. Un lavoro che le istituzioni dovrebbero fare prima di finire nella polvere per un nuovo crack di fiducia.