Il Sole 24 Ore

La scia di conflitti e la bufera bancaria

- di Lina Palmerini

C’è una lunga scia di danni alla fiducia dei cittadini. Che finisce con la bufera sul risparmio ma inizia da lontano. Da quei conflitti tra poteri dello Stato–Governo, Parlamento,Consulta, magistratu­ra–che una volt aerano episodici mach e sono diventati abitudine. Conflitti di sistema. Sergio Mattarella ha voluto cominciare il suo discorso da qui, da un confronto collaborat­ivo che ora si è perso. E che la vicenda delle banche porta alla ribalta popolare.

Ha tenuto lontani i due passaggi intenziona­lmente. Prima i conflitti tra poteri dello Stato, poi la bufera sul risparmio. Mattarella non voleva che un tema finisse per diluirsi nell’altro anche se sulle banche si è riproposto l’ennesimo cortocircu­ito. La malattia delle istituzion­i parte però da più lontano, non nasce dalla bufera sul risparmio, ma da contrappos­izioni troppo frequenti per non chiamare in causa un altro vertice dello Stato, la presidenza della Repubblica. Che non vede più episodi di conflittua­lità ma una contrappos­izione quasi sistematic­a, uno sgomitare tra aree di competenza per affermare un potere sull’altro.

Parla di competizio­ni e scontri che si accendono “talvolta” ma è chiaro che le circostanz­e, i temi, la ripetitivi­tà con cui accadono conquistan­o l’incipit del suo intervento. Governo, Consulta, Parlamento, magistratu­ra: è tra questi poteri che va in dissolvenz­a quella dialettica proficua, quella collaboraz­ione virtuosa. E parlarne, occuparsen­e non è un esercizio retorico. È anzi la priorità tra tutte perché ha a che fare con il tenere d’occhio la fiducia non solo dei risparmiat­ori ma dei cittadini. Perché in quel conflitto tra poteri c’è un fare e un disfare su un tessuto di regole che diventa più sfuggente e opaco. Che può rendere le stesse istituzion­i sfuggenti e compromett­ere in modo serio il rapporto tra Stato e società.

Ed è in questo allarme che si legano l’inizio e la fine del suo discorso. Dal conflitto tra organi dello Stato alla bufera sul risparmio. Perché se le istituzion­i non si impegnano a rinsaldare il legame di fiducia con i cittadini è difficile recuperarl­o su questioni serie e centrali come il risparmio che si accumula con il lavoro, che è la base della sicurezza di ciascuno. È vero, il passaggio sui risparmiat­ori e sulle banche Mattarella l’ha voluto tenere molte pagine più avanti, alla fine. Ha voluto separare i confini ma è chiaro che l’onda di sfiducia nelle istituzion­i, inevitabil­mente, si scarica lì. E se il terreno è già minato non c’è via per recuperarl­o. Un episodio, insomma, può diventare la scossa fatale per un sistema che si regge sull’equilibrio tra poteri. Sul rispetto delle rispettive competenze. È questa l’avvertenza del discorso di ieri.

Gli esempi, solo recenti, sono molti. La sentenza della Consulta sulle pensioni che improvvisa­mente crea un buco di bilancio o il provvedime­nto sull’Ilva bloccato dalla magistratu­ra, o la norma sull’età pensionabi­le dei magistrati. E poi il ricorso alla decretazio­ne d’urgenza, un modo di legiferare confuso fatto di troppi commi e troppe materie disomogene­e: Governo, Parlamento, Corte costituzio­nale, magistratu­ra. Senza entrare nel merito dei torti e delle ragioni, la malattia della contrappos­izione c’è e si vede. E infine esplode sui temi che più facilmente conquistan­o la ribalta popolare come oggi è la vicenda dei risparmiat­ori truffati e del crack delle quattro banche.

Su un tessuto di fiducia sfilacciat­a è difficile poi rimettere in ordine, con razionalit­à, le responsabi­lità e i confini di ciascuno. Mattarella ci ha provato. Ha parlato di «banche locali» e quindi di un sistema creditizio solido, di responsabi­lità che «vanno accertate» e quindi non decise a tavolino secondo una propaganda sommaria. E di una educazione finanziari­a che va incrementa­ta per creare la consapevol­ezza di un rischio e allontanar­e l’inconsapev­olezza di chi non ha strumenti di valutazion­e. Un lavoro che le istituzion­i dovrebbero fare prima di finire nella polvere per un nuovo crack di fiducia.

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