Cade la Borsa di Madrid, tensione sui Bonos
Il listino spagnolo cede il 3,6% sull’esito delle elezioni - Non c’è contagio a Piazza Affari (-0,67%)
L’incertezza totale uscita dall’urna spagnola e il quarto calo giornaliero consecutivo del barile di petrolio, ai minimi da luglio 2004, hanno messo a nudo tutta l’attuale fragilità dei mercati finanziari europei. La storica stretta della Federal Reserve, apprezzata ma velocemente lasciata alle spalle, sembra soprattutto aver tolto un elemento di ansia agli investitori che presto sono però tornati a concentrarsi sull’impatto di un ulteriore calo dei prezzi dell’energia e delle materie prime e a scrutare con apprensione i test potenzialmente rischiosi in arrivo.
In questo quadro, e in una giornata complessivamente povera di scambi che ha iniziato a risentire della festività imminente, proprio l’esito delle elezioni politiche in Spagna ha materializzato lo scenario peggiore che gli analisti temevano per Madrid e, anche se ha avuto riflessi limitati ai mercati locali, ha aggiunto tensioni alla seduta nel suo complesso. L'indice Ibex35 ha perso il 3,6% colpito da vendite sui bancari, su Repsol e sulle utility mentre, tra i governativi, i Bonos decennali sono finiti sotto pressione portando il rendimento sopra l’1,90% in mattinata, il più alto da oltre due mesi, per poi allentare all’1,79%, e lo spread sul Bund in area 120-130 punti base. Se la fine del bipartitismo era scritta, «il responso delle elezioni è stato il peggiore per i mercati perché rende improbabile la creazione a breve di una maggioranza stabile di governo» sottolinea Alberto Biolzi, responsabile advisory di Cassa Lombarda. «Sta guadagnando consensi, soprattutto sul mercato, lo scenario di un ritorno alle urne – aggiunge Vincenzo Longo, market strategist di Ig – e le vendite a Madrid hanno iniziato a riflettere questa aspettativa». Il pronostico diffuso è che, come avvenuto ieri, il perdurare dell’impasse in terra spagnola non dovrebbe produrre un effetto contagio sugli altri mercati e tradursi nei prossimi giorni solamente in una sottoperformance dell’Ibex rispetto agli altri indici.
Con l’orecchio teso alla Spagna, gli altri mercati continentali hanno provato a iniziare la settimana con il piede giusto confidando nella voglia di riscatto di Wall Street, dopo il tonfo di venerdì, fattore che è venuto a mancare nel pomeriggio e che si è unito alla nuova correzione del greggio (-1% il Wti a 35,71 dollari al barile, -1,5% il Brent a 36,3 dollari) . «È il petrolio l’elemento che continua a creare nervosismo in questa fase sia sull’azionario sia sulle obbligazioni delle grandi emittenti corporate del settore» conclude Biolzi. E così gli acquisti su minerari, auto e tecnologici che avevano caratterizzato la mattinata, hanno lasciato spazio alle vendite sugli energetici ma anche sulle banche e sulle telecomunicazioni. Parigi e Francoforte hanno ceduto oltre l’1% mentre Londra ha limitato i danni (-0,29%) grazie ai minerari e alle compagnie di trasporto che beneficiano del calo carburante. Il Ftse Mib ha ceduto lo 0,67% pagando soprattutto le performance del lusso e delle utility. «Non c’è tanta voglia di costruire posizioni addizionali - ammette Andrea Rotti, direttore Investimenti gestioni patrimoniali di Ersel -. C’è l’attendismo tipico che segue una fase di eccessiva volatilità snervante per gli operatori. Anche se il 2016 si prospetta ancora una volta volatile: del resto, quando manca il sistema del reddito fisso a causa dei tassi vicini allo zero, la volatilità è destinata a manifestarsi e i comportamenti degli investitori possono diventare più opportunistici». L’atteggiamento guardingo è atteso anche per le prossime settimane con il focus spostato, nel breve, dalle banche centrali ai dati macroeconomici per cercare un’accelerazione dell’area euro e conferme sull’economia statunitense. E da oggi fino e fino al termine del mese, verrà a mancare sulle piazze finanziarie la mano della Bce che ha annunciato uno stop agli acquisti di titoli per evitare di distorcere i mercati in sedute con scarsa liquidità.
BONOS SOTTO STRESS Il rendimento del decennale spagnolo è balzato all’1,9% per poi chiudere all’1,79%, in rialzo di 10 punti base rispetto alla vigilia