Banif, salvataggio con fondi statali
Good bank ceduta a Santander, bad bank finanziata dal Governo portoghese
pSe in Italia si discute del salvataggio di quattro banche (operazione interamente a carico degli istituti italiani “sani”), in Portogallo una piccola banca locale, il Banif, viene salvata anche con soldi pubblici. Nulla di irregolare, va detto. Ma anche questo è il frutto delle diverse modalità con cui viene applicata la normativa europea di riferimento, la Brrd, che definisce le regole per la risoluzione delle banche in crisi.
La verità è che in tutta Europa si assiste a una corsa contro il tempo per salvare istituti in crisi. La scadenza che fa paura a tutti, governi e mercato, è quella del primo gennaio, quando entrerà definitivamente in vigore il bailin,cheprevedeilcoinvolgimento anche di obbligazionisti e depositanti in caso di crack di una banca.
Il Banif è una banca di dimensioni medie che da tempo è in difficoltà finanziarie. Per risolvere il problema, come approvato dalla Commissione Ue, il Portogallo ha tirato fuori 2,25 miliardi di euro per «contingenze future», come si legge in un comunicato della Banca di Portogallo, così da vendere la parte ripulita di attività e passività al Banco Santander Totta per 150 milioni di euro. Nell’iniezione di 2,25 miliardi sono compresi 489 milioni che arrivano dal Fondo di risoluzione (a cui contribuiscono le altre banche portoghesi) mentre 1,76 miliardi giungono direttamente dalle casse pubbliche di Lisbona. La parte problematica dei crediti del Banif viene invece trasferita a una bad bank che farà da veicolo di gestione e per cui sono stati stanziati altri 422 milioni di euro. L’ammontare complessivo dell’operazione vale dunque circa 2,7 miliardi euro.
Le difficoltà del Banif - la settimana banca portoghese per grandezza, con presenze forti nelle Azzorre e Madeira - sono iniziate a gennaio 2013, nel pieno della crisi del debito lusitano. All’epoca il governo di Lisbona ha sottoscritto 700 milioni di euro dell’aumento di capitale (diventando azionista principale della banca con il 60%) che allora si rese necessario e 400 milioni di strumenti ibridi. Nel dicembre 2014, tuttavia, la banca non è stata in grado di rimborsare una tranche di obbligazioni pari a 125 milioni di euro. Da qui la necessità di trovare un compratore che solo ieri è stato individuato nel Santander.
In assenza di una soluzione, la banca a partire dal primo gennaio sarebbe entrata in bail-in, ovvero il salvataggio interno a carico di azionisti, obbligazionisti di strumenti ibridi e subordinati, ma soprattutto di obbligazionisti senior e depositanti sopra i 100mila euro. Per evitare che il costo del salvataggiofinissesullespalledei correntisti e bondholder più deboli, il governo ha quindi optato per la soluzione meno cruenta del bail-in, quella del “burden sharing”, che è prevista dalla Brrd. In pratica, a pagare le spese del salvataggio sono stati chiamati gli azionisti e obbligazionisti di bond subordinati. Salvi invece i depositi sopra i 100mila euro e i bond senrio. Un po’ come accaduto nei casi delle quattro banche italiane appena salvate, anche se si tratterà di capire meglio il trattamento specifico degli strumenti. La vendita del Banif «ha un alto costo per i contribuenti - ha riconosciuto il primo ministro socialista Antonio Costa, parlando alla televisione portoghese - ma, nel contesto attuale è la soluzione che difende meglio l’interesse nazionale».
A questa notizia, che conferma la fragilità del sistema bancario portoghese, ieri se ne è aggiunta un’altra, sempre relativa al sistema bancario portoghese. La Commissione europea ha approvato infatti il prolungamento delle garanzie di Stato sui bond della Novo Banco per un valore nominale di 3,5 miliardi. Così facendo, Bruxelles garantisce il mantenimento della di liquidità per la “banca ponte” nata dalla risoluzione del Banco Espirito Santo, avvenuta ad agosto 2014. Il prolungamento delle garanzie, unito a un piano di misure addizionali di ristrutturazione, nelle intenzioni del governo dovrebbero facilitare il processo di vendita del Novo Banco, che dovrebbe registrare un’accelerazione a partire dal prossimo anno.
CRISI BANCARIE A LISBONA La Commissione Ue approva anche la proroga delle garanzie pubbliche da 3,5 miliardi sui bond di Novo Banco, già salvato dallo Stato