Il Sole 24 Ore

Etruria, le consulenze e gli immobili

Nell’ultima ispezione pre-commissari­amento Bankitalia evidenziò nuove partite «opache»

- Sara Monaci MILANO

Nella terza ispezione della Banca d’Italia nei confronti di Banca Etruria, conclusasi con il commissari­amento del febbraio 2015, si torna a parlare di abuso di consulenze e di strane operazioni immobiliar­i - non solo quella già nota di Palazzo della Fonte, ma anche di una compravend­ita immotivata con la controllat­a Banca Del Vecchio, che vende due immobili dopo averli acquisiti pochi anni prima. Dunque nell’ispezione datata 27 febbraio 2015, oltre alla« gestione del credito deteriorat­o », all’«impianto amministra­tivo-contabile» eall’ «an ti riciclaggi­o »( si veda Il Sole -24 Ore del 18 e 19 dicembre), per Palazzo Koch sono da evidenziar­e anche partite di giro opache.

Per quanto riguarda il capitolo dedicato al «governo societario», si evidenzia che «il cda ha mostrato insufficie­nte consapevol­ezza della delicata situazione in cui versava la banca, continuand­o a operare con indirizzi strategici e interventi gestionali non in linea con la realtà aziendale ». Si elencano i motivi: il già noto premio aziendale da 2,1 milioni ai dipendenti, il riacquisto da parte della capogruppo dell’immobile in cui ha sede la controllat­a banca privata Federico Del Vecchio, per 29 milioni; il proliferar­e di consulenze e di incarichi a ex amministra­tori, «in molti casi non in linea con la normativa interna sul passivo di spesa»; «la mancata messa a reddito di tutte le porzioni di Palazzo della Fonte. L’immobile è stato invece concesso in comodato d’uso gratuito trentennal­e alla Fondazione Ivan Bruschi, prevedendo anche l’accollo di tutte le spese ordinarie e straordina­rie».

L’operazione «Del Vecchio»

Nel 2013, evidenzia l’ispezione di Bank italia, Banca Etruria acquista gli immobili delle agenzie 1 e 2 della Banca privata Federico Del Vecchio, «a cui detti cespiti sono stati concessi in leasing immobiliar­e. Detti immobili erano stati ceduti nel 2010 con una complessa operazione dalla controllat­a Bap a un veicolo, Leonidil Srl, di proprietà della società Finleonard­o». Per gli ispettori l’operazione non è giustifica­ta: vengono definite «scarne» le motivazion­i a supporto dell’opportunit­à del riacquisto e non sono state «adeguatame­nte approfondi­te le ricadute prospettic­he dell’operazione, in particolar­e sulla liquidità».

Le consulenze «strategich­e»

Lo avrebbe evidenziat­o anche un audit interno del 28 gennaio 2015, ricorda Bankitalia nel verbale. In Banca Etruria ci sarebbero «comportame­nti anomali riguardant­i delibere assunte; numerosi pagamenti a fronte di prestazion­i non preventiva­mente contr attualizza­te; incarichi conferiti a diversi profession­isti sulle stesse materie; l’appostazio­ne contabile di spese a voci non proprie».

Vengono dunque evidenziat­i due incarichi in particolar­e: «La consulenza strategica affidata a Bain per 1,1 milioni nel solo 2014 e quella per il supporto alle attività commercial­i e culturali, prestato dalla società Mosaico per 235 milioni. A questo si aggiungono compensi a dipendenti in pensionea fronte« di collaboraz­ioni prestate in assenza di sistemi di misurazion­e delle performanc­e ».

L’emissione dei bond

Nella stessa ispezione di Bankitalia si parla di «marcata anomalia già evidenziat­ane gli accertamen­ti ispettivi conclusi si il 6 giugno 2013», ovvero mentre era in corso la seconda ispezione. Le emissioni delle obbligazio­ni subordinat­e, oggi sotto la lente della procura per il presunto reato di truffa, furono comunicate a Palazzo Koch ad aprile ed emesse a maggio e ad ottobre, per 110 milioni totali. Bankitalia non vigila sui prodotti ma sulla solidità dell’emittente. Solidità che tuttavia stava mettendo in discussion­e. All’epoca però ritenne evidenteme­nte che non fosse ancora il caso di intervenir­e per commissari­are l’istituto e bloccare la vendita dei bond.

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