Il Sole 24 Ore

Renzi: il nostro sistema meglio delle «Sparkassen» tedesche

- D. Col. An.Ga. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’Italia ha un sistema bancario «solido». E non c’è alcuna intenzione di copiare il modello delle Sparkassen tedesche (le casse di risparmio; ndr). Parola di Matteo Renzi, che ieri ha rilasciato un’intervista al Financial Times in cui è tornato a criticare l’egemonia tedesca nelle scelte del Consiglio europeo sulla gestione dell’emergenza migranti e la discussion­e sui gasdotti con la Russia.

Sulle vicende bancarie il premier ha osservato che «noi abbiamo qualche piccola situazione da cui dobbiamo venir fuori, ma io non cambierei il sistema bancario italiano con quello della Germania, con il sistema delle Sparkassen». E poi ha subito aggiunto: «Per l’amor di Dio, con quel sistema non voglio avere nulla a che fare. Da loro copierei semmai altre cose». Gli interventi varati nelle scorse settimane con la procedura di risoluzion­e della quattro banche in crisi rispettano le nuove regole U e, ha ribadito poi il presidente del Consiglio :« C’ erano regole europee e noi dovevamo rispettarl­e-è lari costruzion­e di Renzi - abbiamo ricevuto un lettera dai commissari H il le V estager che ci diceva che cosa potevamo fare e che cosa non potevamo fare ». E non è mancata una riflession­e sul modello del ba il in, che scatta a gennaio nell’ambito del percorso verso l’ Unione bancariae che prevede, inca sodi fallimenti bancari, che a pagare siano anche azionisti, obbligazio­nisti e depositant­i oltre la soglia dei 100 mila euro. L’ Europa dovrebbe riflettere su queste nuove regole ha affermato Renzi.

Quanto alla situazione economica italiana, Renzi ha ribadito che a Bruxelles non è stato chiesto alcun trattament­o di favore dopo l’introduzio­ne delle nuove linee guida europee in materia di flessibili­tà. «Non abbiamo chiesto nulla di più di quanto potessimo chiedere, anzi abbiamo chiesto un po’ di meno» ha sostenuto. «Il nostro debito l’ anno prossimo calerà e il nostro deficit è sotto il 2,5%», ha quindi evidenziat­o, rilevando come viceversa« la Germania abbia un surplus commercial­e dell ’8%, mentre le regole diconoche dovrebbe essere al massimo del 6%».

Intanto sarà discussa e votata il 19 gennaio la mozione di sfiducia al governo presentata alla Camera da Forza Italia, Lega e Fdi in relazione al “caso” del decreto salva-banche. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo al termine della quale l’azzurro Renato Brunetta ha sottolinea­to come sia «stata accettatal­a proposta» di F i. Non ancora calendariz­zata invece la stessa mozione presentata da Fi e Carroccio al Senato. Dopo il fallito tentativo delM5sdis fiducia re la ministra Boschi per il presunto conflitto di interessi (il padre è stato vicepresid­ente di Banca Etruria, ndr) la questione banche tornerà dunque l’anno prossimo alla Camera. Stavolta il centrodest­ra sembra compatto, mentre sulla Boschi si era mosso in ordine sparso( Lega eF dia favore delle dimissioni e Fiche non aveva partecipat­o al voto).

Sul crac delle quattro banche (Banca Marche, Banca Etruria, Cari Chieti e Cassa Ferrara) S al vini è tornato ieri, ergendosi a paladino degli investitor­i sul lastrico. «Chi doveva vigilare non ha vigilato - ha attaccato -. Qui c’è il rimpallo delle responsabi­lità: Renzi, Banca d’Italia, l’Europa, la Bce. Qualcuno doveva controllar­e e non ha controllat­o». E ha aggiunto: «Vi pare normale che noi con 60 miliardi abbiamo salvato le banche tedesche e abbiamo gente disperata ad Arezzo, a Ferrara, a Chieti, a Milano, a Napoli, a Bologna? A me interessa restituire i soldi a questi 150 mila risparmiat­ori, i soldi ci sono e sono fermi a Bruxelles».

Nella maggioranz­a, invece, per Francesco Boccia (Pd), presidente della commission­e Bilancio della Camera ,« il problema principale è legato a regole non rispettate e aggirate ». Di qui il« dovere di accertare le responsabi­lità». Mentre Enrico Zanetti, sottosegre­tario all’Economia, ha denunciato «il tentativo in atto tutto intorno al Governo e al Parlamento di costruire un vero e proprio cordone sanitario per scongiurar­e sul nascere la costituzio­ne di una commission­e d’inchiesta sulla vigilanza bancaria».

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