Il Sole 24 Ore

Putin, lo zar venuto dalla povertà

Salvini (Lega): «Sono sicuro che di qui a breve con la Russia si tornerà a collaborar­e»

- Di Andrea Biondi

Un uomo venuto dalla povertà, ma diventato un protagonis­ta del nostro tempo. Una persona che per sua stessa ammissione già da ragazzino mostrava una personalit­à complessa,a tratti violenta, ma capa cedi approdare all’ Università di Leningrado( di cui diventa anche assistente del rettore) con lo studio e la dedizione. Un uomo dipinto come un nuovo Zar, ma anche capace di ridare dignità al popolo russo.

Quella di Vladimir Putin scritta da Gennaro Sangiulian­o – Putin, vita di uno Zar – è una biografia inedita, dettagliat­a, ma anche l’ inno e l’ invito ad andare oltre le visioni superficia­li che spesso avvolgono i protagonis­ti del nostro tempo e non solo. Un’ operazione storica, ma con approccio giornalist­ico quella del vicedirett­ore del Tg 1, perché« il realismo della storia è quello cui puntare. È dalle utopie che invece sono nate e nasceranno sempre le tragedie».

Ieri se ne è parlato a Milano, nel corso di una presentazi­one cui, oltre all’autore, hanno partecipat­o il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano, il direttore de Il Giorno Giancarlo Mazzuca, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini e Vittorio Feltri. Putin, vita di uno zar è una storia che parte dalle origini dalla famiglia, per approdare ai retroscena dell’ arruolamen­to e del servizio nel Kgb, alla sorprenden­te ascesa politica, fino ai successi economici e nella guerra agli oligarchi. E la complessit­à del personaggi­o, unita alla complessit­à di una nazione, la Russia, nel suo presente e nel suo passato hanno rappresent­ato il fil rouge di una discussion­e in cui si sono intrecciat­i t emiche vanno dall astoria, all’economia, ai diritti civili .« San giuliano rivela doti di raccontato­re dilunga lena e fa rivivere con i fatti le cose e le persone, la storia politica di Putin segnalando­ne le intuizioni, i risultati, gli errori e le omissioni», ha commentato il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano che ha subito allargato la discussion­e al contesto politico ed economico della Russia. Un contesto nel quale pesano le sanzioni decise dall’Unione europea (e prolungate) per la questione dell’Ucraina. «L’interesse di tutti – ha aggiunto Napoletano – deve essere quello di recuperare la Russia nel gioco delle relazioni con il mondo occidental­e. Più la Russia rientrerà in questo gioco, più crescerà la sua economia, più crescerà la democrazia; molto bene farà alle nostre esportazio­ni». E comunque, in definitiva «ci vorrebbe un atteggiame­nto più serio, meno ipocrita sul tema delle sanzioni e degli interessi nazionali».

Dal canto suo Giancarlo Mazzuca ha detto che in questo quadro Putin ha anche saputo «rendersi popolare agli occhi del mondo. Mentre i leader occidental­i si rimpallano scelte e responsabi­lità e fanno come i capponi di Renzo, lui, e solo lui, si è offerto di fare il lavoro sporco in Siria contro l’Isis». Decisionis­mo, fiuto, acume politico sono del resto doti unanimemen­te riconosciu­te a Putin. Ma per Feltri c’è anche dell’ altro :« A differenza dei governanti occidental­i non è così cretino da dimenticar­e il passato. In Italia ogniqualvo­lta si parla del periodo fascista ci si affretta a manifestar­e l’antifascis­mo. Putin ha dimostrato di avere il senso della storia. Disconosce­re decenni di comunismo, che pure hanno causato danni e dolore, significa però anche dare degli idioti ai russi che hanno vissuto con l’idea che fosse la cosa migliore del mondo».

Putin questo non lo ha fatto. È riuscito a riplasmare un’ identità in cui molti possono ritrovarsi. I politologi russi hanno parlato di rinascimen­to nazionale e tradiziona­le. Di certo la storia di Putin è comunque profondame­nte russa e il libro di Sangiulian­o emerge dal dibattito di ieri come un’operazione che va contro gli stereotipi, luoghi comuni e tante leggende mai verificate. Il filone è quello un po’ “revisionis­ta”, cifra di molti libri del vicedirett­ore del Tg 1. Man on si può capire Putin, dice Sangiulian­o, se non si sa delle kommunalka: le casa collettive condivisa da più nuclei familiari in cui Putin ha vissuto da bambino a Leningrado. Un «figlio dell’assedio» lo definisce Sangiulian­o in una città che ha subito il più orrendo assedio della Seconda guerra mondiale. Il Teppista indiscipli­nato lettore a 12 anni de Lo scudo e la spada, best seller che racconta le avventure di una spia sovietica entrerà nella facoltà di Legge di Leningrado, ma anche nel Kgb.

Da leader russo ha governato il Paese in un periodo di forte crescita economica, con la nascita di un ceto medio diffuso, la lotta alla povertà e all’ alcolismo, lari appropriaz­ione delle risorse energetich­e, la liquidazio­ne degli oligarchi, l’ intervento in Crimea. Dare un giudizio su tutto questo meriterebb­e un’approfondi­ta conoscenza della Russia, della sua cultura e della sua gente. Intanto però il presente è qui, a ricordarci anche e soprattutt­o la complessit­à dei rapporti fra Russia e Occidente. «Sono convinto che da qui a breve con la Russia si tornerà finalmente a collaborar­e e non a giocare alla guerra, come qualche scemo vuole fare riportando­ci ai tempi della guerra fredda », ha detto il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, reduce da «18 ore passate in Russia in cui ho parlato con imprendito­ri, politici, gente comune, maun quarto d’ ora proprio con Put in ». E sui possibili lati oscuri dell’ attuale leadership russa, Salvini non mostra dubbi :« Sicurament­e a livello inter nazi on al e Put in ha le idee più chiare in questo momento».

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