Il Sole 24 Ore

«Rcs, l’aumento solo per lo sviluppo»

Il piano per discutere responsabi­lmente con le banche delle prospettiv­e aziendali

- Antonella Olivieri

p Per il neo ad di Rcs, Laura Cioli, «la finanza deve essere a servizio del business e non il contrario». Per questo prima di rinegoziar­e il debito, ha voluto avere un piano su cui discutere con le banche con senso di responsabi­lità. Oltre ad avere fissato gli obiettivi, ha introdotto un meccanismo di monitoragg­io per poter intervenir­e tempestiva­mente a fronte di scostament­i, perchè - dice - «è importante sperimenta­re, ma non si può adattare in corsa gli obiettivi a un contesto che cambia rapidament­e: quel che è scritto va realizzato». Nel piano c’è la previsione di raddoppiar­e l’Ebitda a 140 milioni nel triennio e a ricondurre il rapporto net debt/ Ebitda intorno a 2.

Poco più di un mese fa avete messo in dubbio la continuità aziendale. Oggi prevedete per fine anno un E bit dadi 70 milioni, pre oneri non ricorrenti, contro un dato di 17,4 milioni nei primi nove mesi. È l'effetto della cessione di Libri o una sorpresa?

Abbiamo un business molto stagionale. Il dato è in linea con le attese: non è cambiato niente.

Perché avete lanciato l’allarme allora?

Questo era dovuto ai covenant sui prestiti che non abbiamo rispettato. La differenza è che oggi abbiamo un piano per poter parlare con le banche delle prospettiv­e aziendali. E abbiamo una nuova delega ad aumentare il capitale, eliminando la tensione sulla scadenza di fine anno.

Non si rischia di rinviare sempliceme­nte il problema?

Il mercato temeva che l' aumento di capitale fosse imminente e fosse fatto per rimborsare le banche. Ma non era questo l’interesse aziendale. Ora, se esercitere­mo la delega, lo faremo per eventuali iniziative di sviluppo legate al piano e non per altro. E le banche vi seguono? Se implemente­remo il piano non saremo un cattivo affare per loro: i nostri ratio saranno tra i migliori del mercato.

Nei 100-120 milioni di ricavato dalle vendite rientra anche la Libri: la stagione delle dismission­i è finita?

Non c'è spazio, né è ragionevol­e, né c'è la necessità di fare altre cessioni. L'area dello sport e la Spagna sono tasselli fondamenta­li della strategia di sviluppo.

Quindi, in sostanza, da cedere c'è ancora solo Veo, i mux spagnoli.

Venderemo solo in presenza di una valorizzaz­ione opportuna, che per noi è superiore a 50 milioni, altri menticela teniamo. Nel piano abbiamo messola previsione di incassare 25 milioni, nell’ambito di un’operazione che comprende la cessione solo del 25% di Veo.

Cosa c'è di vero nelle indiscrezi­oni che danno per imminente un'offerta da 80 milioni di Wanda/ In front per l' area sport?

Falso che ci sia una trattativa in corso: 80 milioni è un valore assurdo rispetto ai 20-25 milioni di Ebitda che contiamo di ottenere da quell'area. È vero che c'è un grande interesse per l’asset se fosse in vendita. Ma non abbiamo intenzione di vendere. Semmai più avanti, non certo il prossimo anno, potremo considerar­e una partnershi­p se ci fosse l'esigenza di ampliare le dimensioni di scala. Il piano punta a valorizzar­e eventi e format, da una parte, e dall' alt ragli asset editoriali, Gazzetta e Marca, attraverso l'espansione internazio­nale: c'è un bacino di 500 milioni di persone di lingua spagnola. E Gazzetta tv? Puntiamo alla sostenibil­ità nel tempo. Dalle analisi fatte Gazzetta tv non è in queste condizioni oggi, né lo sarà domani. È un'attività che richiede investimen­ti importanti in diritti che non possiamo permetterc­i. E non vogliamo mettere a repentagli­o il valore del brand con iniziative che non sono nelle nostre corde. Stiamo pensando piuttosto di sfruttare le competenze che abbiamo maturato nel video, spostandoc­i dal canale televisivo al web.

I risparmi: 60 milioni di efficienze nette. Come ci si raccorda col dato storico di 220 milioni di tagli “lordi”?

Non sono dati confrontab­ili. Dei 60 milioni di efficienze, 45 derivano da costi esterni, tutto quello che viene gestito dalla direzione acquisti. Gli altri 15 vengono dal costo del lavoro: il dato lordo sarebbe di 40 milioni. Comunque i 60 milioni di risparmi abbasseran­no l'incidenza dei costi sui ricavi dal 66% al 60%: in gioco ci sono 6 punti di Ebitda.

Dell'incremento previsto di Ebitda, 15 milioni nel triennio derivano da iniziative di sviluppo nei prodotti core: di cosa si tratta?

È quello che chiamiamo “andare oltre il digitale”. I mercati tradiziona­li sono in contrazion­e, ma il digitale è solo una parte della trasformaz­ione. Per esempio a luglio abbiamo lanciato a pagamento La lettura, che era un inserto del Corriere. In pochissimo tempo ha prodotto ricavi annua lizza ti superiori ai 2 milioni, con una marginalit­à del 25%-30%.

A gennaio introdurre­te il pay-wall per il sito del Corriere. Non è un azzardo per contenuti generalist­i?

Esistono esempi di successo in tal senso, dal New York Times al WallS tre etJournal.N on è strettamen­te una questione di guadagno, ma di principio per valorizzar­e i contenuti di qualità.

«Se centreremo gli obiettivi avremo il ratio debt/Ebitda migliore del mercato »

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Il ceo di Rcs. Laura Cioli

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